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Violenza su donne: Giardina (Psicologi), in Italia soglia attenzione troppo bassa

23 novembre 2016 | 16.39
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Fulvio Giardina
Fulvio Giardina

Sul fenomeno della violenza sulle donne l'Italia continua a scontare una mancanza di attenzione sociale, una soglia di allarme posta troppo in alto che non scatta mai, se non spesso, come nel caso dei femminicidi, quando è troppo tardi. Perchè c'è ancora "una visione sociale troppo legata a una cultura maschilista". Fulvio Giardina, presidente del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli psicologi, parla con Labitalia alla vigilia della Giornata contro la violenza sulle donne.

Un triste fenomeno, quello della violenza di genere, che sembra ricorrere in Italia più che in altri Paesi. "Questo perchè -spiega Giardina- noi non abbiamo avuto in passato un'attenzione particolare a questo comportamento. Una decina di anni fa -ricorda il presidente- si è fatta una statistica su quale percentuale di lavoratrici donne fosse molestata in Europa. E' uscito che nei paesi del Nord Europa, Norvegia e Svezia in particolare, il 30% lavoratrici donne segnalava molestie rispetto all'8% d'Italia e Portogallo".

Si tratta di cifre "palesemente non credibili e spiegabili solo con il fatto che nel Nord Europa la soglia l'attenzione della società sulle donne è elevatissima: è sufficiente che ci sia uno sguardo equivoco che questo spinge la lavoratrice a denunziare il fatto. Da noi se non c'è il palpeggiamento, la donna sta zitta".

Insomma, riassume Giardina "c'è una visione sociale troppo legata ancora a una cultura maschilista". Del resto, aggiunge lo psicologo "i valori di riferimento non si trasmettono ai bambini e ai ragazzi con pillole o punture, ovvero non è che noi impariamo a voler bene agli altri perchè c'è 'la pilloletta della mattina'".

"Chiaramente -spiega il presidente degli psicologi- il bambino si modella sui comportamenti sociali dei genitori e della famiglia e attraverso gli stimoli che prende dall'ambiente. Ma ancora oggi l'uomo italiano non è capace di saper articolare in maniera diversa dall'uso della forza fisica ancora, ha una difficoltà dialogica".

"Se noi andiamo nelle scuole e affrontiamo il problema coi ragazzi che accettano la discussione e parliamo -dice Giardina- quando quella discussione si va ad incardinare, si mette 'all'angolo' l'unico modo per uscirne da parte di molti ragazzi è: "E' così perché lo dico io"".

"Compare cioè la dimensione fisica: noi invece dobbiamo educare i ragazzi invece a ragionare ricordando sempre che l'uso della forza è un segno di debolezza". Giardina sostiene che "a livello dinamico, antropologico l'animale forte non ha motivo di essere violento perchè la sua forza è tale che quando vuole ti mangia".

Come il leone "che -osserva lo psicologo- non è sempre violento: aggredisce solo quando ha fame". "E' pericoloso invece l'animale debole che aggredisce sempre". Insomma esercitare la violenza su una donna "è segno di grande sofferenza, e questi ragazzi e questi uomini dovranno giustificarsi agli occhi dei loro familiari". "Ma come faranno mai a giustificarsi di una violenza illogica e irrazionale?", chiede l'esperto.

Ormai la violenza di genere non risparmia più neanche donne anziane. "C'è in effetti un ampliamento dell'età, quasi quasi si perde il confine perchè la donna più è grande più è fragile, mentre la donna giovane ha ancora una capacità reattiva più forte". "E' chiaro che ci sono persone che invece vogliono mostrare una loro pseudo-forza e governano i loro processi di autostima su questa costruzioni nevrotiche". Giardina, infine, da siciliano cita Franca Viola che 60 anni fa, proprio in Sicilia, fu la prima a ribellarsi al 'codice d'onore' della 'fuitina', dicendo no al matrimonio con il suo violentatore. "Questa donna è viva e ha cambiato il mondo -conclude Giardina- e ha dimostrato che le grandi rivoluzioni che cambiano il mono si fanno anche con le piccole cose".

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