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Biagi: Calderone, convinto che posti lavoro non si creino per decreto

20 marzo 2017 | 09.48
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Biagi: Calderone, convinto che posti lavoro non si creino per decreto

“Marco Biagi era profondamente convinto che maggiori e migliori posti di lavoro non si creino per decreto. Le leggi da sole non creano lavoro, ma possono contribuire a rendere il contesto più favorevole alla competitività delle imprese e a sostenere la propensione di queste ultime ad assumere e investire in modo stabile sulle persone. Dopo la legge Biagi, però, non ci sono più state riforme del lavoro strutturali. Anche il Jobs Act, a distanza di due anni, manifesta le condizioni di criticità con cui si fanno le leggi oggi, dove devi contemperare il pensiero riformatore con le esigenze del Parlamento". Così la presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, Marina Calderone, ha ricordato la figura di Marco Biagi, nel 15° anniversario della sua scomparsa, sottolineando "l'attualità e la modernità del suo pensiero, la sua diffidenza verso il formalismo giuridico e la sua intuizione sui continui cambiamenti che interessano il mondo del lavoro".

Nel nostro ordinamento, secondo la presidente, "si introducono troppo spesso adempimenti burocratici inutili che allontanano il Paese dalle vere possibilità di crescita". "In questo contesto si muovono, infatti, i consulenti del lavoro - ha detto - che hanno appunto il compito di suggerire provvedimenti che possano essere utili alle imprese e alla società nel momento in cui devono produrre risultati".

“Gli stessi voucher, che nella legge Biagi erano confinati all'assistenza all'interno delle famiglie e altre particolarissime tipologie di attività, sono stati trasformati nel tempo, diventando quel fenomeno noto a tutti oggi. Il lavoro accessorio pensato da Biagi nasceva, invece, come una risposta residuale a bisogni residuali e il contratto intermittente come una risposta alle esigenze di flessibilità estrema del mondo dell'impresa. Oggi una soluzione al problema dei buoni lavoro è certamente quella di ridisegnare il lavoro a chiamata, adeguandolo alle esigenze attuali del mercato del lavoro", ha avvertito.

Il particolare legame tra i consulenti del lavoro e il giuslavorista, nato nel 2001 con l’ultimo intervento pubblico proprio al Congresso della categoria, è proseguito anche dopo la sua morte con lo studio e le proposte formulate dai consulenti del lavoro in favore delle numerose riforme che sono state apportate al mercato del lavoro, dai soli ritocchi alle vere innovazioni. Tutti gli interventi sono andati nel solco da lui tracciato, nella direzione da lui voluta: sciogliere i vincoli e aprire alla flessibilità.

“Biagi sosteneva che qualsiasi processo di modernizzazione avviene con travaglio. Per questo nelle repentine trasformazioni che interessano il mercato del lavoro i consulenti del lavoro saranno sempre pronti a valorizzare il capitale d'umano d'impresa e a rendere più competitive le piccole e medie imprese italiane”, ha concluso la presidente.

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