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Giustizia: Orlando, ddl equo compenso svolta contro 'caporalato intellettuale'

08 agosto 2017 | 08.59
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Andrea Orlando
Andrea Orlando

Il disegno di legge sull'equo compenso per le professioni legali, approvato ieri dal Consiglio dei ministri, "rappresenta un punto di svolta nell'ambito della crisi e degli squilibri nel mondo dell'avvocatura, determinati anche a causa di committenti molto forti e dal numero degli avvocati". Così il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ieri durante la conferenza stampa di presentazione del ddl.

Il ministro della Giustizia ha spiegato che il disegno di legge individua una serie di clausole sancite come "vessatorie, contro le quali il contraente può ricorrere perché contrarie a un principio di equità". Tra queste compaiono: la riserva del cliente a modificare in modo unilaterale le condizioni del contratto; il rifiuto di stipulare il forma scritta gli elementi essenziali del contratto; la facoltà di pretendere prestazioni aggiuntive che l'avvocato deve soddisfare a titolo prettamente gratuito; l'anticipazione delle spese a carico dell'avvocato; la previsione di condizioni che impongono all'avvocato la rinuncia al rimborso delle spese; la previsione di termini di pagamento superiori ai 60 giorni.

In caso di approvazione del ddl da parte del Parlamento, spetterà al giudice accertare la non equità del compenso previsto e la vessatorietà della clausola, e quindi dichiarare la nullità e rideterminare il compenso.

"Si tratta di novità attese dalla professione, soprattutto dai giovani che sono fortemente sottoposti a una vera e propria forma di caporalato intellettuale. - ha aggiunto il ministro Orlando - Si chiude l'idea che il mercato di per sé risolva tutti i problemi e che l'offerta professionale possa essere riconducibile a qualunque altro tipo di servizio. C'è dunque una inversione di tendenza rispetto alla precedente stagione, quando quel che si è fatto è stato togliere paletti.

"Il tema della qualità dell'offerta professionale, soprattutto in un ambito in cui si determinano diritti di carattere fondamentale - ha continuato Orlando - è un tema che non può essere risolto soltanto in una logica mercatista e liberista. I principali committenti forti sono le assicurazioni e le banche. C'è stata una discussione relativa all'estensione di questo principio anche alla pubblica amministrazione, ma al momento questa ipotesi è stata messa tra parentesi, poiché potrebbe comportare costi maggiori sulla fiscalità generale. Ma alcuni principi, come il divieto di prestazioni a titolo gratuito, possono e debbono essere estesi anche alla Pa".

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