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Internet: Cerruti (Fonografici), su copyright hanno vinto lobbies multinazionali

09 luglio 2018 | 13.09
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Sergio Cerruti, presidente dell'Associazione fonografici italiani
Sergio Cerruti, presidente dell'Associazione fonografici italiani

"Purtroppo, nell'Europarlamento hanno vinto le lobbies delle grandi multinazionali della Rete. Ora ci auguriamo che a settembre, quando sarà ridiscussa, la direttiva sulla riforma del copyright possa passare, perché il settore artistico-creativo è un settore economico, dove però permane un problema enorme di value gap. Ossia con la diffusione del digitale è aumentata tantissimo la creazione di prodotti dell'ingegno, come testi e musica, ed è aumentato tanto lo sfruttamento di questi contenuti. Ma, a fronte di più lavoro e più produzione, il settore si è impoverito perché gli autori non vengono pagati". Così Sergio Cerruti, presidente da 3 mesi dell'Associazione fonografici italiani, che da oltre 70 anni tutela e promuove gli interessi collettivi dell’industria del settore musicale, parla con Labitalia della battuta d'arresto imposta dal Parlamento Ue alla direttiva sul diritto d'autore.

Cerruti, imprenditore del settore ("e non tecnico o avvocato", come ci tiene a sottolineare), romano di 43 anni, è a capo dell’etichetta indipendente Just Entertainment che vanta collaborazioni con pesi massimi del calibro di Dimitri Vegas & Like Mike, Coolio e Snoop Dogg. Guida l'Afi da poco più di tre mesi.

"Appena eletto -dice- ho auspicato che il nuovo governo non cominciasse il mandato smontando tutto quello che era stato fatto prima. Anche per questioni anagrafiche mi aspettavo una sensibilità vicina alla mia, ossia un cambiamento anche in questo che è un vecchio vizio italiano". Le sue aspettative sono state deluse. "Dalle più alte istituzioni -aggiunge Cerruti- sono venute, in materia di diritto d'autore solo dichiarazioni strumentali e populiste come 'no al bavaglio'".

"Ma che c'entra il bavaglio -chiede il presidente dell'Afi- con la tutela del diritto d'autore? Qui si parla di lavoro che deve essere pagato", commenta. Insomma, i fonografici e il mondo degli autori, rimarca Cerruti, "si aspettavano un atteggiamento davvero diverso da parte del Parlamento europeo e un senso di responsabilità maggiore dalle autorità italiane".

Oltretutto, ricorda Cerruti, "negli ultimi 40 anni in Italia non c'è stata nessuna nuova legge che regolamentava i diritti d'autore, mentre negli ultimi 5 anni ci sono stati due interventi normativi che hanno rivisto e stravolto le consuetudini che regolavano un settore come quello della musica". Cerruti sottolinea che, oltretutto, "l'ultima legge in materia, la 35 del 2017, non è ancora pienamente operativa perchè mancano i decreti".

"Chi fa musica o arte -conclude Cerruti- perché non deve essere pagato? Bisogna avviare una nuova cultura che riconosca il valore del lavoro. Anche per questo, in collaborazione con l'Imaie, abbiamo avviato un progetto nelle scuole. Abbiamo già distribuito 70.000 kit per istruire i ragazzi alla cultura del diritto e del copyright. Perché a un giovane che vuol fare il creativo dobbiamo poter dire che c'è un futuro", conclude.

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