cerca CERCA
Sabato 20 Aprile 2024
Aggiornato: 00:03
10 ultim'ora BREAKING NEWS

L.stabilità: Cavallaro, Cisal presto in piazza contro manovra 2016

23 novembre 2015 | 09.45
LETTURA: 5 minuti

L.stabilità: Cavallaro, Cisal presto in piazza contro manovra 2016

“E’ impossibile considerare la legge di stabilità appena approvata dal Senato, tra quanto vi è scritto e quanto non vi è scritto, anche solo un tentativo di rispondere alle drammatiche esigenze dei cittadini italiani. La critica della Cisal rispetto all’azione del governo, espressa in particolare nella Finanziaria 2016, è totale e riguarda tanto i contenuti della manovra, quanto le gravi omissioni da essa rappresentate”. Lo ha dichiarato Francesco Cavallaro, segretario generale della Cisal, a conclusione dei lavori del Consiglio nazionale dell’organizzazione, ospitato a Salerno nella tre giorni d’assise che ha impegnato, da venerdì a domenica, i dirigenti di tutte le Federazioni aderenti al sindacato e i responsabili territoriali della Confederazione.

“Al più presto, compatibilmente con le attuali esigenze di sicurezza legate all’allarme terrorismo nel Paese, la Cisal organizzerà una manifestazione nazionale di protesta contro la Finanziaria”, ha annunciato Cavallaro. “Manifestazione - ha continuato - destinata a evidenziare tutti i problemi rimasti insoluti e ai quali invece governo e Parlamento dovrebbero dare soluzioni credibili”.

“Nella legge di stabilità - ha precisato - mancano risposte a questioni rilevanti come pubblico impiego, previdenza e Mezzogiorno. Troviamo invece tagli pesantissimi a Caf e patronati, come pure la spada di Damocle delle accise e dell’Iva. Il trasporto pubblico locale, d’altra parte, continuerà a essere segnato dalla carenza di risorse finanziarie, con i lavoratori del settore in attesa da anni del rinnovo contrattuale. Tutti attacchi rivolti, in fin dei conti, ai diritti dei cittadini, oltre che dei lavoratori”.

Da Salerno, il Consiglio nazionale del sindacato autonomo ha rilanciato il tema congressuale del 'lavoro che non c'è', puntando l’indice su "errori, ritardi e promesse non mantenute dal governo Renzi". “Quei seicentomila posti di lavoro - ha spiegato Cavallaro - non sono altro che il frutto della trasformazione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato, beneficiando degli sgravi contributivi per le aziende, con il risultato, devastante, di mandare a casa chi un lavoro stabile ce l’ha, ma oggi non serve perché è molto più comodo dare la caccia a quanti possiedono i requisiti che consentono di non pagare i contributi per tre anni”.

E il lavoro è, infatti, al centro dell’azione sindacale della Cisal “garantita dall’autonomia, dalla libertà, dalla solidarietà e dalla partecipazione”, ha assicurato il segretario generale, che anima il sindacato, che boccia “i numeri impietosi del sistema Renzi” e “l’assurdo atteggiamento del premier che aveva promesso 12 riforme in due anni". "La realtà - ha insistito Cavallaro - evidenzia, invece, un malessere sociale profondo che sta spingendo le famiglie sotto la soglia della povertà. Su temi centrali come le riforme costituzionali, il mondo del lavoro (per cortesia non continuiamo a chiamarlo welfare, chiosa il segretario), giustizia, scuola e pubblica amministrazione, non è stato fatto nulla, quantomeno di rilevante. A partire da una seria riforma del fisco, ovvero dando a tutti i cittadini la possibilità di scaricare alcune spese quotidiane: l’unica chiave di volta per costringerli a pretendere il rilascio di scontrini e ricevute fiscali".

"Insomma, la Cisal ha ricordato che “una politica delle riforme, per essere credibile, non può basarsi esclusivamente su obiettivi di risparmi e di tagli, ma deve ricercare risorse economiche indispensabili per gli investimenti, quindi per il rilancio dell’economia reale, dei consumi, dei redditi e del lavoro”.
"Consapevole che in terzo del Pil sfugge a qualsiasi controllo, sottraendo circa 180 miliardi annui all’erario, il governo avrebbe, quindi, dovuto dare priorità a una riforma fiscale che consentisse, oltre a una vera lotta all’evasione, alla corruzione e al sommerso, di rimodellare il proprio assetto organizzativo per renderlo funzionale al perseguimento delle proprie scelte politiche”, ha avvertito.

"Altro che riforme serie. Non sottovalutiamo, ad esempio, il depotenziamento di alcuni servizi fondamentali: dallo scorporamento del servizio ispettivo dell’Inps alla riforma delle Province che, di fatto, invece che produrre risparmi, ha sottratto ai cittadini il diritto di eleggere direttamente i propri rappresentanti. Le emergenze del nostro Paese sono sotto gli occhi di tutti: sicurezza, disoccupazione, scuola, pubblico impiego", ha incalzato.

Altro capitolo, ha proseguito Cavallaro, il “tentativo del governo di delegittimare il ruolo del sindacato in una Repubblica fondata sul lavoro e sulle garanzie costituzionali della democrazia sindacale e della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, vera garanzia della democrazia economica”.
 Se appare “più che mai necessario valorizzare la contrattazione ripartendo dal Paese reale, anche attraverso la formazione dei giovani, vero motore del cambiamento sociale”, rimane, infatti, ha detto, “preoccupante la mancata soluzione delle grandi questioni, a partire dal critico rapporto con la pubblica amministrazione, mai completamente attuate o addirittura attuabili, nonché la sempre più ridotta disponibilità di risorse economiche per la copertura del welfare, così come per il sostegno di ogni altra seria riforma”.


Rilevante e strategico, per la Cisal, è, inoltre, “un welfare esclusivo che favorisca i processi di coesione nel Paese (sostegno al reddito, sanità, scuola e formazione, servizi alle fragilità e alla non autosufficienza)”.


Battersi, insomma, ha continuato Cavallaro, per “un nuovo assetto normativo per dare serenità a tutti quei lavoratori vittime di una legge profondamente ingiusta, soprattutto alla luce della bocciatura della 'legge Fornero' da parte della Consulta; rendere effettiva la separazione tra assistenza e previdenza per una gestione trasparente dei contributi quale 'salario differito' di esclusiva proprietà dei lavoratori; rivedere il sistema della flessibilità in uscita (con particolare attenzione al problema degli esodati; rendere più efficace il meccanismo di perequazione delle pensioni; eliminare ogni odiosa discriminazione, soprattutto fiscale, tra fondi complementari pubblici e privati, per dare piena attuazione alla delega, a suo tempo, conferita al Parlamento recuperando, così, il danno ingiustamente causato dal colpevole ritardo del governo”.

"A proposito di pensioni, il rapporto stipendio/pensione da circa il 70% passerà (è la stima per i prossimi 15/20 anni) al 43%: un disastro che produrrà un esercito di poveri. In pratica, chi percepisce 1.000 euro di stipendio potrà contare su 430 euro di pensione e, beffa delle beffe, non è prevista alcuna integrazione al minimo. Paradossalmente sarà più conveniente optare per la pensione sociale di 480 euro”, ha sottolineato.

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza