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Cgil: Carta diritti universali, da lavoro dignitoso all'art.18 arriva pdl

18 gennaio 2016 | 16.48
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I commenti di Fillea, Associazione 20 maggio, del giuslavorista Rotondi e del sociologo Di Nicola

Susanna Camusso
Susanna Camusso

Principi universali; norme di legge con cui dare efficacia generale alla contrattazione e codificare la democrazia e la rappresentanza per tutti i lavoratori; riscrittura dei contratti di lavoro. Sono questi i tre capitoli portanti del nuovo Statuto dei lavoratori, messo a punto dalla Cgil da oggi al centro, per la prima volta, della consultazione straordinaria degli iscritti al sindacato. Una 'Carta dei diritti universali del lavoro" composta da 97 articoli voluta per rispondere ai cambiamenti intervenuti sul mercato del lavoro, restituire al lavoro stesso il proprio ruolo e mettere un punto alle politiche di destrutturazione in corso, insomma, un testo da portare ad un confronto il più ampio possibile, da Cisl e Uil alle imprese e associazioni.

Al termine del percorso il nuovo Statuto sarà trasformato in una proposta di legge di iniziativa popolare cui affiancare, a rinforzo, anche referendum abrogativi di tutte quelle norme in deciso contrasto con la Carta ed i diritti sanciti. E' questa la road map disegnata dal leader Cgil, Susanna Camusso, nel corso della conferenza stampa a Roma, di presentazione del nuovo statuto. "Veniamo da un numero infinito di anni che hanno cambiato il diritto del lavoro con una consistente svalorizzazione del lavoro e dei lavoratori. Bisogna invece riportare al centro le persone e le condizioni concrete di lavoro di fronte all'ennesima legislazione che taglia i diritti", ha spiegato ancora Camusso.

Ed è per questo che i referendum abrogativi sulla cui opportunità dovranno esprimersi gli iscritti stessi non chiederanno la soppressione del Jobs Act del governo Renzi quanto l'eliminazione di una serie di norme vecchie e nuove che hanno minato i diritti sul lavoro. "Non ci sarà nessun referendum abrogativo del Jobs Act', piuttosto lo proporremo su singoli punti perchè la destrutturazione del lavoro è figlia di un corpo di leggi, non solo del Jobs Act e noi ci proponiamo un intervento decisamente più radicale per ricostruirne i diritti", spiega Camusso cercando di sottrarsi ad una polemica politica che "schiaccerebbe" il disegno sindacale nel complesso.

"Gli interventi del Jobs Act - aggiunge - sono solo una parte di quel processo di inclusione che noi invece vogliamo ripristinare nel complesso''. Il sindacato dunque guarda non solo al ripristino dell'art.18 e della giusta causa per i licenziamenti illegittimi ma anche a quelle norme di legge che consentono le deroghe contrattuali fino a quelle che rendono impossibile un pensionamento equo.

Riaffermare, dunque, chiede la Cgil, i diritti di ogni lavoratore, pubblico , privato, autonomo, precario: dal diritto al lavoro a quello di un lavoro "decente e dignitoso" con condizioni "chiare e trasparenti" e un "compenso equo e proporzionato" che preveda "libertà d'espressione". Ma anche "condizioni ambientali sicure", un "diritto al riposo "oltre che la conciliazione con la propria vita familiare e "pari opportunità tra uomini e donne" ed il "divieto di controlli a distanza".

Diritti che dovranno poi essere declinati in ogni contratto dal valore erga omnes secondo quanto prevede l'art.39 della Costituzione che il sindacato chiede di applicare per legge così come per legge dovrebbe essere data applicazione all'art.46 della Costituzione sulla partecipazione dei lavoratori. E, ancora, regole sulla democrazia, la rappresentanza e sopratutto la partecipazione dei lavoratori al benessere delle imprese ed una riforma delle tipologie contrattuali con cui effettivamente "cancellare le tante forme di precarietà" ancora in vita. "Il nostro orizzonte non è volto al passato ma al futuro e la nostra è una sfida per ricostruire il lavoro. Il problema - conclude il numero uno della Cgil - non è tornare a quello che c'era prima ma cambiare la considerazione sul lavoro, che deve tornare ad essere il tema centrale".

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