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Genovesi (Fillea): "Servono salari più alti nel rinnovo del contratto edilizia"

25 settembre 2017 | 14.13
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Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil
Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil

No al lavoro nero e salari più alti. Sono alcune delle richieste che la Fillea Cgil ha presentato, con gli altri sindacati, per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dell'edilizia. "Un anno fa -spiega, in un'intervista a Labitalia, il segretario generale della Fillea Cgil, Alessandro Genovesi- è scaduto il contratto collettivo, abbiamo presentato unitariamente una piattaforma che fondamentalmente avanza tre richieste, tre esigenze dei lavoratori. La prima quella di utilizzare il sistema della casse edili per contrastare il fenomeno abnorme della 'fuga' dal contratto e del lavoro nero. Le casse edili possono essere messe al servizio anche di quelle imprese virtuose che prima di tutte le altre dovrebbero essere interessate ad evitare il dumping da parte di imprese scorrette" (Video).

"Il secondo punto che qualifica la nostra piattaforma -continua Genovesi- è quello ovviamente di fare i conti con un'edilizia e un mercato delle costruzioni che è cambiato e si sta evolvendo. Meno costruzioni, meno consumo suolo più rigenerazione, più antisismico, più riqualificazione. E quindi per questo bisogna aggiornare il contratto, il profilo contrattuale, i meccanismi contrattuali".

"E la terza richiesta -continua Genovesi- è quella anche di risposta alla questione salariale. Noi tre anni fa abbiamo rinnovato un contratto in maniera molto responsabile con degli aumenti bassi oggettivamente. Pensiamo che, invece, per far ripartire l'economia, anche i contratti collettivi insieme al fisco devono svolgere una funzione anti-ciclica. Bisogna mettere un po' di soldi freschi nelle tasche di lavoratori e dei pensionati, altrimenti -conclude Genovesi- non si riattivano i consumi e quindi non si riattiva neanche il mercato della casa e dell'edilizia".

E l'attenzione del sindacato si concentra anche sul dossier pensioni: "L'Ape social in edilizia -ha spiegato Genovesi- ha riconosciuto un diritto solo sulla carta. Il fatto che la norma non ha funzionato lo dimostra il fatto che in base ai nostri dati sono meno di 600, in numero assoluto, gli operai edili che hanno potuto far richiesta per l'Ape social".

"Mettendo come paletti per accedere all'Ape social in edilizia -continua Genovesi- i 35 anni di contributi minimi e aver fatto almeno 6 anni, sugli ultimi 7 di lavoro, in cantiere, non si è compreso che il lavoro edile è un lavoro discontinuo. Per modificarla noi abbiamo richiesto, e ci auguriamo che il tavolo con il governo arrivi a questo punto, di ridurre i 35 anni a 30, e di fare un po' come i lavori usuranti e cioè aver fatto almeno 7 anni su 10 questa professione".

Secondo Genovesi, infatti, "dobbiamo tenere conto del fatto che mediamente un edile, dati Inps, ha 15-16 settimane l'anno di non lavoro, quindi ha una carriera discontinua per definizione".

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