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Ilva: sindacati, azienda ritiri piano con 4.000 esuberi

09 ottobre 2017 | 13.53
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Intervista di Labitalia al presidente di Confindustria Taranto

La protesta dei lavoratori dell'Ilva di Cornigliano (Ge)
La protesta dei lavoratori dell'Ilva di Cornigliano (Ge)

“Non abbiamo mai cercato una rottura. Abbiamo atteso tanto: cinque anni di tempo per ottenere un risultato che è provocatorio e grida vendetta. E come atto di coraggio da parte del governo chiedo che ritirino questa procedura che non ha nessuna possibilità di essere accolta da parte nostra”. È il leader Uilm, Rocco Palombella, a ribadire la posizione del sindacato poco prima dell’avvio del confronto tra Ilva, sindacati e azienda al Mise dopo la presentazione della comunicazione ex art.47 per la cessione del ramo d’azienda che ha ufficializzato di fatto il numero di 4mila esuberi tra i lavoratori. “Non lasceremo il tavolo ma la trattativa non potrà andare avanti senza un piano industriale serio, servono i dovuti investimenti. Gli stabilimenti non possono funzionare con 4000 persone in meno. Non si può, non è sostenibile”, dice ancora. E al governo ribadisce: “se è vero che vogliono difendere i lavoratori facciano la loro parte. Invece fino ad ora hanno solo dato loro mano libera”, conclude.

“È un piano sconvolgente e su questa base non è possibile una trattativa. Vogliono tagliare drasticamente salari e diritti, estendere il ricaricato oltre ogni limite e dal punto di vista ambientale il piano è insufficiente”. È il leader Fiom Francesca Re David, a ribadire la posizione delle tute blu della Cgil sull’Ilva prima di entrare all’incontro al Mise tra sindacati, governo, e Am Investco, la cordata acquirente del gruppo siderurgico. “Il governo deve farsi garante nel rispetto di ciò che è stato detto come il governo francese nel caso Fincantieri. Garante dell’occupazione, del piano ambientale dei diritti e dei lavoratori“, aggiunge profilando la possibilità che il governo utilizzi la Cassa depositi e prestiti per un intervento su Ilva. “Con Cdp lo strumento ce l’ha ma ci vuole la garanzia del governo“, ripete ancora Re David che aggiunge: “serve un segnale chiaro che non si stia svendendo l’Ilva. E un intervento di controllo pubblico anche diretto a questo punto si impone perché 4000 esuberi non sono assolutamente inevitabili. Servono investimenti seri, un piano industriale vero che renda l’Italia competitiva con la Germania e con gli altri paesi e investimenti ambientali efficaci“.

''La giornata è iniziata in tutti gli stabilimenti Ilva, con la mobilitazione dei lavoratori proclamata dalle organizzazioni sindacali a sostegno della trattativa. Dai primi dati l’adesione a Taranto, Genova, Novi Ligure, è totale. I lavoratori hanno ben compreso che le basi su cui si articola il piano industriale vanno radicalmente modificate, continuiamo a ribadire, come in tutti questi anni, che è possibile modificare il Piano affinché si rilanci la produzione dell’acciaio, si salvaguardi l’ambiente e si escludano licenziamenti''. Lo afferma in una nota il segretario generale Fim Cisl Marco Bentivogli. ''In questi anni troppo tempo perso e tante incertezze hanno pregiudicato le condizioni di partenza di questa trattativa -continua Bentivogli-. AMInvestCo deve sapere che queste sono le nostre condizioni per andare verso un’intesa su cui anche il governo deve fare la sua parte in maniera attiva''.

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