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Fisco: Cida, dati su evasione confermano necessita' vera riforma

15 gennaio 2018 | 15.18
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Giorgio Ambrogioni
Giorgio Ambrogioni

"Gli ultimi dati sull’evasione ed elusione fiscale dovrebbero costringere i partiti ad indicare gli strumenti per correggere, da subito, un fisco socialmente ingiusto ed economicamente inefficiente: spostare in avanti il problema con le (solite) argomentazioni dei buchi di gettito, mancanza di copertura, vincoli comunitari, ecc. vorrebbe dire avallare l’attuale situazione". E’ quanto afferma Giorgio Ambrogioni, presidente di Cida, la confederazione dei dirigenti e alte professionalità pubbliche e private.

“Cida sostiene da tempo -prosegue Ambrogioni- che il sistema fiscale non funziona e che, non riuscendo a raccogliere equamente il gettito, si accanisce sulle categorie dove questa operazione è facilitata dal sostituto di imposta, ovvero lavoratori dipendenti e pensionati. Basandoci sui dati forniti dal centro studi indipendente ‘Itinerari previdenziali’, avevamo già lanciato l’allarme sullo squilibrio del sistema fiscale, visto che poco più del 12% dei contribuenti versa il 54% dell’Irpef complessiva. Un 12% composto da contribuenti che dichiarano redditi dai 35mila ai 300mila euro annui, anche se questi ultimi sono lo 0,083% e lo 0,20% quelli da 200mila euro".

Ma il grosso, come attestano tutte le analisi, rimarca Ambrogioni, "sta fra i 35mila e i 100mila euro, una ‘fetta’ che rappresenta l’1,08% dei contribuenti, cioè un gruppo 440mila ‘noti’ al fisco che versa all’erario ben il 17,22% del totale dell’Irpef!".

E, ancora, secondo i dati Irpef 2015, prosegue il presidente della Cida, "su un totale versato di 172 mld, i lavoratori dipendenti sono a quota 103 mld (60%), i pensionati a circa 60 mld (35%) e i lavoratori autonomi a 9,4 mld (5,5%) pur rappresentando il 12,5% dei contribuenti".

“Scendendo ancora più in dettaglio -dice- constatiamo che i circa 300mila dirigenti (pubblici e privati) vengono classificati statisticamente nella maggioranza dei contribuenti appartenenti alle classi di reddito più̀ elevate. Eppure, prendendo la briga di consultare i documenti dell’Aci, dell’Agenzia delle Entrate o del Registro navale, è facile constatare che le autovetture di grossa cilindrata, con oltre 2.500 cv, sono quasi 1,5 mln; che almeno 1 mln di italiani soggiorna ogni anno negli alberghi a 5 stelle e di lusso; che le abitazioni di pregio iscritte nei registri catastali superano i 2 milioni; e, infine, che nelle capitanerie di porto risultano iscritte 80mila imbarcazioni di almeno 10 metri di lunghezza".

"L’elenco potrebbe continuare se ci soffermassimo sul divario fra gli indici del tenore di vita e i dati del fisco. O, come hanno fatto gli uffici tecnici del Senato, si andassero a valutare le dichiarazioni dei lavoratori dipendenti o degli imprenditori", sottolinea Ambrogioni.

“I manager sono a tutti gli effetti lavoratori dipendenti, non un centesimo delle loro retribuzioni è occultato o occultabile, neppure i tanto discussi ‘fringe benefit’", sottolinea il presidente della Confederazione sindacale che rappresenta unitariamente a livello istituzionale dirigenti, quadri e alte professionalità del pubblico e del privato.

"Ma non vogliamo scivolare nel discorso corporativo, pur se rivendichiamo il diritto di rendere palese il peso insostenibile raggiunto dal prelievo fiscale sulle buste paga dei dirigenti. Chiediamo e pretendiamo un fisco giusto ed efficiente, che sappia essere leva di agevolazioni per investimenti e assunzioni, e strumento di redistribuzione di reddito per garantire sistemi di welfare moderni e sostenibili", osserva Ambrogioni.

"Per far questo, occorre intervenire in profondità, con riforme coraggiose e incisive. Cida ne ha formulata una, nella quale si indica chiaramente un percorso realistico per arrivare a un’aliquota unica senza mettere a rischio le finanze pubbliche. L’abbiamo messa nero su bianco e inviata a tutti i partiti, auspicando l’avvio di un confronto serio e responsabile. Del resto, l’assunzione di responsabilità è la ‘materia prima’ del manager, come quella del rischio lo è per l’imprenditore. Per il politico dovrebbe essere l’assunzione di impegni e, ancora di più, il rispetto degli stessi nell’operare quotidiano una volta che esplicita il suo mandato. Siamo ancora in tempo per ottenere risposte convincenti”, conclude Ambrogioni.

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