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Dl ristori: Banchieri (Fiepet), 'arrivati primi bonifici, ma governo faccia di più'

09 novembre 2020 | 19.26
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L'allarme del presidente dell'associazione di categoria dei pubblici esercizi, agire su crediti o tra y mesi molti ristoranti chiuderanno

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"Io sono convinto che i tempi di erogazione delle risorse del dl Ristori verranno rispettati, in Piemonte ad oggi sono arrivati i primi 14mila euro, anche in anticipo rispetto alle date indicate, e cioè tra l'11 e il 14 novembre. Certo, è una cifra ancora minima. E certo ci potranno essere delle eccezioni, che non dovrebbero accadere, ma può succedere. Il problema è che i ristori sono solo una piccola parte delle risorse che un esercente incassa, per un commerciante non è la stessa cosa di aprire il 'cassetto' del negozio". Così con Adnkronos/Labitalia Giancarlo Banchieri, presidente di Fiepet Confesercenti, l'organizzazione di categoria che rappresenta i pubblici esercizi, sulle risorse previste dal governo per le attività economiche costrette a chiudere per rispettare le restrizioni anti-Covid 19.

Per bar e ristoranti, trattorie e pizzerie, "il momento è molto difficile -ribadisce Banchieri- ma lo è anche per chi è potuto rimanere aperto, come ad esempio qui in Piemonte che è zona rossa le profumerie, ma si ritrova con un calo del fatturato enorme e senza poter accedere al dl ristori appunto perchè è potuto rimanere aperto", sottolinea.

Senza dimenticare, aggiunge ancora Banchieri, quelle categorie "come gli agenti di commercio che, lavorando con ristoranti e bar e visto che questi sono chiusi, è come se lo fossero anche loro".

Una situazione che, secondo Banchieri, deve essere affrontata dal governo con due tupi di intervento. "Da una parte -prosegue il leader della Fiepet- si deve cercare di tenere in piedi le aziende in questo momento con i ristori, intervenendo sugli affitti, che rappresentano spesso il costo maggiore per le aziende, e poi sulla cig, perchè a soffrire non sono solo le aziende ma anche i nostri dipendenti, visto che prendono risorse proprio minime di cassa integrazione", continua ancora Banchieri.

Ma per il presidente di Fiepet insieme alle azioni di oggi per fronteggiare l'emergenza è necessario anche guardare al futuro. "Noi chiediamo che per il 2021 si abbassino i costi strutturali per le aziende, a partire dal lavoro: con la decontribuzione per tutto il 2021 su aziende e lavoratori, anche in via eccezionale solo per quest'anno, si darebbe a noi la possibilità di recuperare i margini persi con i mancati guadagni e ai nostri lavoratori la differenza persa tra stipendio e cassa integrazione", sottolinea Banchieri.

Ma per Banchieri insieme alle risorse del dl Ristori, a contributi sugli affitti e alla cig per sostenere i pubblici esercizi, "è necessario intervenire sul credito. Altrimenti molti esercenti se non chiuderanno ora saranno costretti a farlo tra 6 mesi quando le rate dei prestiti che stanno facendo in questi mesi per campare saranno insostenibile". Bar e ristoranti, pizzerie e trattorie, spiega Banchieri, "che si stanno indebitando non per migliorare le proprie attività o ingrandirle, come si faceva in passato, ma per evitare di doverle chiudere, per sostenere dei costi che non possono essere sostenuti solo con i ristori del governo".

"Il problema -spiega Banchieri- è che i tassi sono ancora alti e gli anni in cui le banche chiedono i rimborsi sono pochi. Quindi si deve intervenire adesso su questi due aspetti, abbassando le rate e dando più anni alle aziende per restituire i soldi altrimenti tra 6 mesi, quando l'emergenza magari sarà finita le aziende dovranno comunque chiudere perchè non avranno come rimborsare le rate dei prestiti", aggiunge ancora.

E secondo Banchieri non va dimenticato che "la ristorazione italiana, con i nostri piatti, è da sempre uno dei nostri fiori all'occhiello agli occhi del mondo. E quindi se crolla la ristorazione crolla anche in parte l'immagine dell'Italia nel mondo". Un mondo "fatto di 300mila aziende e 1,2 milioni di lavoratori", sottolinea Banchieri, che con la sua crisi sta coinvolgendo tanti altri comparti "dall'agroalimentare alle lavanderie industriali, dal vino all'itticoltura fino agli agenti di commercio. Se siamo chiusi noi a catena sono tantissimi ad andare in sofferenza", conclude Banchieri.

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