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Lazio: indagato capo gabinetto Zingaretti, Venafro 'mi dimetto'

24 marzo 2015 | 18.20
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Lettera di dimissioni al presidente Zingaretti: "Sono comparso spontaneamente davanti ai pm". Il governatore: "Atto di grande responsabilità"

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Il Capo di Gabinetto della Regione Lazio, Maurizio Venafro, si è dimesso "dopo aver appreso di essere formalmente indagato nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Roma in merito ad una gara d’appalto della Regione". E' quanto comunica lo stesso Venafro in una lettera inviata al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

"Caro Nicola - si legge nella lettera - è con molta sofferenza che ti comunico la mia decisione unilaterale ed irrevocabile di dimettermi dal mio incarico di Capo di Gabinetto della Regione Lazio. Alcuni giorni orsono sono comparso spontaneamente davanti i Pubblici Ministeri che conducono l’indagine; ho fornito tutti i chiarimenti che mi sono stati richiesti ed ho dato ampia e utile collaborazione per una corretta ricostruzione dei fatti". "Devo necessariamente prendere atto - prosegue Venafro -che la normale tempistica d’indagine, al netto di ogni retorico richiamo ad un’ auspicabile rapidità, impone ai magistrati inquirenti di svolgere, con la necessaria attenzione, tutti i dovuti e complessi accertamenti; ciò è però (purtroppo) incompatibile con i tempi della politica, dell’informazione e, infine ma non per ultimo, con quelli della mia personale dignità".

Il governatore del Lazio Nicola Zingaretti ha risposto a Venafro elogiandolo per "un atto di grande responsabilità, non dovuto, di cui ti ringrazio; questo conferma ancora una volta la tua profonda sensibilità e il tuo rispetto nei confronti delle istituzioni che hai sempre servito con rigore, dedizione e intelligenza. Il coinvolgimento in un indagine non può essere considerato in alcun modo come una condanna e non prevede alcun automatismo per chi ha cariche pubbliche e non ho dubbio alcuno che il proseguo delle indagini dimostrerà la tua totale estraneità ad ogni addebito e la correttezza delle tue azioni" afferma Zingaretti.

Nella sua lettera Venafro spiega di non voler "essere sottoposto ad uno stillicidio politico-mediatico e, in questo momento, grazie anche alla discrezione mantenuta dalla Procura di Roma sulla mia iscrizione nel registro degli indagati (fatto di cui non posso che ringraziare i magistrati inquirenti) mi è stato possibile riflettere, con la dovuta tranquillità, su quelle che potranno essere le inevitabili conseguenze allorquando, prima o poi, la notizia diverrà di pubblico dominio. Ciò potrebbe comportare, com’è purtroppo uso di una certa deprecabile politica e come troppo spesso è accaduto in passato, un ingiustificato e strumentale tentativo di associare a detta indagine a mio carico, in ragione del mio incarico, la tua figura di Presidente della Regione Lazio che non ha nulla a vedere con l’indagine che, mio malgrado, mi riguarda. Il solo pensiero che il rapporto amicale e di collaborazione che per tanti anni mi ha visto accanto a te possa essere strumentalizzato a tuo discapito mi preoccupa, se possibile, ancor più del mio personale, immotivato coinvolgimento e mi determina, quindi, ad interrompere il legame che sino ad oggi ci ha uniti per consentirmi di concentrarmi e difendermi solo ed esclusivamente dai fatti d’indagine" sottolinea Venafro nella lettera di dimissioni inviata a Zingaretti.

Venafro afferma di non ritenere corretto "difendermi a 'mezzo stampa', ma solo nel procedimento e nel rispetto delle regole processuali e per questo non intendo, finché la mia posizione non sarà chiarita e chiusa con l’inevitabile archiviazione, conseguente alla mia estraneità ad ogni ipotesi d’accusa, parlare pubblicamente dell’indagine, dei fatti e delle ragioni che depongono per l’assoluta correttezza e trasparenza del mio operato. Il mio gesto è assunto, quindi, per permettere alla politica ed alla magistratura di fare il proprio lavoro senza condizionamenti reciproci, ed anzi in uno spirito di collaborazione che deve unire tutte le energie positive del nostro Paese. Credo - conclude Venafro - non debba venir meno la fiducia in una politica buona e perbene ed in una magistratura indipendente che fa il suo lavoro fino in fondo".

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