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Bce: tassi al minimo e QE fino al 2018

07 settembre 2017 | 14.07
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(AFP)
(AFP)

I tassi di riferimento della Bce si mantengono al minimo storico. Nella riunione odierna, infatti, il Consiglio direttivo ha deciso di mantenere invariati i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,40%.

Il Consiglio - si legge nella nota dell'Eurotower - "si attende che i tassi di interesse di riferimento della Bce si mantengano su livelli pari a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo e ben oltre l'orizzonte degli acquisti netti di attività".

QUANTITATIVE EASING - Inoltre nessuna modifica del Quantitative Easing della Bce, almeno per il momento. Il Consiglio direttivo ha confermato l'intenzione di "condurre gli acquisti netti di attività, all’attuale ritmo mensile di 60 miliardi di euro, sino alla fine di dicembre 2017 o anche oltre se necessario, e in ogni caso finché non riscontrerà un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi, coerente con il proprio obiettivo di inflazione".

DRAGHI - Nel Consiglio direttivo "non sono stati discussi cambi ai limiti di emissione" nel Quantitative Easing ma ci sono state "discussioni preliminari" sugli "scenari e sui sistemi di trasmissione" delle eventuali scelte. Così il presidente della Bce Mario Draghi in conferenza stampa in risposta a una domanda sul possibile inizio di un tapering.

"Sono fiducioso sul fatto che quando verrà tempo il decisioni sfrutteremo tutta la flessibilità" degli strumenti a disposizione della Bce", ha sottolineato il presidente della Bce in risposta a una domanda sulla decisione sulla fine del QE.

Le scelte del Consiglio Direttivo, aggiunge, "non sono fatte su interessi nazionali" ma guardando "all'Eurozona nel suo complesso: se a volte sono stati comprati più bond di un tipo è stato per situazioni temporanee, corrette nelle fasi successive. Certo ci sono state deviazioni temporanee nel capital key, anche perche' alcuni paesi non partecipano al QE come la Grecia, ma siamo stati più 'market neutral' possibile".

Draghi ha annunciato quindi le nuove stime di crescita della Bce. In una quadro in cui la crescita nella prima metà dell'anno è stata "superiore alle attese", per quest'anno si stima un incremento del pil del 2,2%, per il 2018 +1,8% e +1,7 per il 2019.

L'economia dell'Eurozona ha registrato una "accelerazione superiore al previsto nel primo semestre, è solida e diffusa fra paesi e settori. Ma la recente volatilità dei cambi è fonte di incertezza che richiede controllo" continuo, afferma ancora il presidente..

Nel quadro macroeconomico attuale, in cui persistino "rischi al ribasso per la crescita" e con l'inflazione ancora lontana dall'obiettivo, "è ancora necessaria una politica monetaria accomodante", indica poi Draghi.

La Bce "deciderà in autunno come calibrare" le sue mosse dopo la fine del 2017, spiega ancora. Durante la riunione è stata fatta "una discussione molto preliminare" rispetto alle mosse che la Bce metterà in campo dopo la fine del 2017. Draghi aggiunge che "il grosso delle decisioni sarà preso in ottobre", puntualizzando che si tratta di affrontare un insieme complesso di variabili.

"Nel consiglio direttivo c'è una diffusa insoddisfazione" sull'andamento dell'inflazione e questo sostiene la necessità di un "sostanziale livello di accomodamento monetario", ha affermato poi il presidente in conferenza stampa, ribadendo come sull'inflazione "bisogna essere pazienti".

Nonostante la liquidità immessa nel sistema con il QE "non vediamo pericoli sistemici da bolle, neanche nell'immobiliare residenziale", ha poi sottolineato il presidente della Bce. "Vediamo quotazioni in crescita solo nell'immobiliare commerciale" ha ammesso, precisando che però si tratta di trend "locali" e non diffusi all'Eurozona.

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