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Lega, secessione addio: il popolo padano a Pontida per il 'no' a Renzi

12 settembre 2016 | 12.44
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Lega, secessione addio: il popolo padano a Pontida per il 'no' a Renzi

La Lega torna a Pontida, luogo simbolo dell'identità del Carroccio, ma lo slogan dell'indipendenza padana ormai sembra lo ricordino in pochi. Dalla kermesse del 2011, l'ultima con Bossi alla segreteria, quando la parola d'ordine che risuonava sul 'sacro suolo' era 'Verso la libertà', si arriva, cinque anni dopo, alla tre giorni del 16-17-18 settembre, con il claim leghista che è diventato 'Donne e Uomini liberi votano no'. Con un cambio di rotta che appare fin troppo evidente.

Un no, quello chiesto dalla Lega salviniana, alla riforma costituzionale di Renzi e al suo referendum, puntando dunque a un tema - quello delle modifiche della Carta fondativa della Repubblica italiana - che fino a poco tempo fa entusiasmava ben poco i 'nordisti' che preferivano, piuttosto, discutere di secessione e addio a 'Roma ladrona'.

La Lega 2.0, come altre forze di opposizione, con il no al referendum punta a dare la spallata al governo e a prepararsi a nuove elezioni. E l'obiettivo delle camicie verdi ormai sembra la presa di Roma, l'arrivo del Carroccio al governo, più che "la difesa della libertà dei nostri popoli padani dal potere romano", come recitava il giuramento di Pontida, inaugurato nel 2008.

A Pontida il segretario Matteo Salvini dovrebbe portare Marion Le Pen, la nipote del fondatore del Front National, per confermare l'asse europeo tra la Lega e lo schieramento guidato da Marine Le Pen. Un'alleanza che Salvini vuole mantenere ad ogni costo, nonostante i mal di pancia presenti sia nel partito (leggi la vecchia guardia, da Bossi a Maroni), sia fuori, dai berlusconiani che puntano su Parisi alle altre anime del centrodestra pronte ad una alleanza con una Lega 'moderata' e non populista.

Per il leader è l'occasione di rimandare al mittente le accuse di fallimento alle scorse elezioni amministrative dello scorso giugno. "Ma quale sconfitta? Dove non c'eravamo siamo arrivati oltre il 2%. Dove c'eravamo, nelle regioni del nord, guadagniamo 30 comuni", è il ragionamento che si fa a via Bellerio. "Le amministrative le ha perse il Pd e non si è certo dimesso il loro segretario".

Quello che verrà presentato a Pontida è un "progetto politico che guarda verso il futuro, a cose nuove. Non ci interessano i vecchi rottami che qualcuno vuole raccogliere a settembre", aggiungono dal vertice della Lega con riferimento alla kermesse dell'ex candidato a sindaco di Milano Stefano Parisi, che il 16 e 17 settembre, sarà nel capoluogo lombardo per la prima uscita pubblica in vista della sfida per la leadership del centrodestra.

"Quella di Pontida sarà una festa nuova, un po' diversa dalle precedenti", sottolinea Raffaele Volpi, senatore leghista di 'Noi con Salvini'. "Non sarà solo la 'cerimonia simbolica' che facciamo tutti gli anni: ma avremo tre giorni di politica vera, alla presenza dei nostri governatori, con il congresso dei giovani del partito e tante altre iniziative".

Per Volpi "restano validi gli insegnamenti di Bossi e del Miglio delle macroregioni, ma i tempi sono cambiati, bisogna attualizzare il pensiero della Lega", arrivando a una sintesi. "Bossi - aggiunge Volpi - è quello che ci ha insegnato il valore della libertà, delle nostre scelte".

"Oggi però - conclude il suo ragionamento il senatore del Carroccio - l'obiettivo è quello di liberarci dal giogo dell'Europa che non riconosce i popoli e mina la nostra libertà".

"Ci sarò e mi farò sentire a Pontida - dice l'eurodeputato leghista Mario Borghezio -. La lega di Salvini, con cui sono d'accordo quando spende energie per diffondere le nostre idee al sud, al di là della linea gotica, non deve allentare però il radicamento al nord, sostenendo, anzi, le esigenze di autonomia del settentrione".

Secondo Borghezio "dobbiamo rafforzare le nostre proposte al nord, dove anche altri amministratori iniziano a dire no ai diktat di Roma in tema di migranti, fisco, etc.". "Non possiamo fare passi indietro, perdere smalto - sottolinea il leghista - perché anche al sud ci apprezzano come movimento rivoluzionario".

Per Borghezio l'esempio da seguire è quello dei nazionalisti corsi: "Loro, dopo l'attacco dell'Is a Marsiglia, hanno fatto sapere che se ci saranno attentati in Corsica risponderanno militarmente. Parole che ho apprezzato e mi fanno dire che mi sento corso".

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