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Legge di stabilità, Squinzi: "Va nella direzione giusta"

16 ottobre 2014 | 13.07
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Il presidente di Confindustria: "La manovra contiene tutta una serie di provvedimenti che le imprese si aspettavano". Camusso: "Non ci sono investimenti e non risponde alla vera emergenza del Paese che è quella di creare lavoro"

 Giorgio Squinzi (Infophoto)
Giorgio Squinzi (Infophoto)

Le imprese "ritengono che questa manovra vada nella direzione giusta. Posso confermare che, per come ci è stata presentata ieri sera, va nella direzione della crescita". Così il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, commenta, a margine dell'Asia Europe Business Forum a Milano, la legge di stabilità varata dal governo.

La legge, prosegue Squinzi, contiene "tutta una serie di provvedimenti che le imprese si aspettavano, quindi riteniamo che sia una cosa molto positiva", anche se, conclude augurandosi che non ci siano problemi con la Commissione, "non posso fare previsioni su quello che succederà a Bruxelles".

Confcommercio - Positivo anche il giudizio di Confcommercio. ''La legge di stabilità prevede una riduzione fiscale che deve essere scritta a caratteri cubitali nell'agenda del governo per evitare pericolose ricadute per famiglie e imprese - dice il presidente Carlo Sangalli - Qualsiasi percorso per la riduzione delle tasse e l'Irap va nella giusta direzione''. ''Siamo un Paese stanco e in convalescenza che ha bisogno della medicina della riduzione delle tasse per tornare a crescere'', sottolinea Sangalli.

Cgil - Critiche arrivano invece dalla Cgil. "Ovviamente studieremo bene il testo quando ci sarà - premette il segretario generale Susanna Camusso - L'impostazione che è stata data ci pare un'impostazione che non prevede investimenti e soprattutto che non abbia un'idea di come creare occupazione, quindi mi pare che non risponda alla vera emergenza del Paese che è quella di creare lavoro e dare risposte all'occupazione".

Sulla stessa linea il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini: "Non si capisce soprattutto come questa manovra dovrebbe creare nuovi posti di lavoro e difendere quelli che ci sono". "Si parla di riduzione delle tasse - osserva - e la prima domanda dovrebbe essere: riduzione per chi? Perché, se l'idea è semplicemente che riducendo le tasse alle imprese queste creano più lavoro, dov'è scritto che ciò accada?". Secondo Landini sarebbe preferibile ridurre le tasse "a quelle imprese che non licenziano e a quelle imprese che investono nel nostro Paese e che non delocalizzano. Perché non fanno una cosa di questo genere? E invece fanno una cosa generale i cui esiti sono incerti?".

Cisl - Di manovra con "luci e ombre'' parla il neo segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan. "Il nostro giudizio è sospeso perché vogliamo vedere bene i testi", dice Furlan condividendo il taglio dell'Irap, gli incentivi alle assunzioni stabili e gli ammortizzatori sociali, ma criticando la scelta fatta sul pubblico impiego, la mancata estensione del bonus ai pensionati e gli investimenti 'insufficienti' per il Mezzogiorno.

Uil - Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, si sofferma sulle misure a favore delle imprese. "Il governo ha deciso di mettere a disposizione delle imprese 6,5 mld di euro, come direbbe Totò 'a prescindere' e questa - sottolinea - non è una buona cosa perché bisogna premiare i comportamenti virtuosi di chi fa investimenti e assume". Secondo Angeletti, "è più efficace premiare le attività di crescita e investimento. Non conosco un imprenditore che investe solo perché ha soldi ma lo fa solo quando c'è l'opportunità di produrre un servizio da cui guadagna per questo la misura sarebbe più efficace se lo Stato dicesse a chi investe che non pagherà le tasse".

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