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Legge elettorale, salta l'incontro Pd-M5S. Scontro con Renzi, poi c'è il "sì ai 10 punti dem"

07 luglio 2014 | 10.15
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Scambio di accuse tra i due leader dopo l'annullamento del vertice. Il premier: "Siete poco chiari". Grillo replica: "Sbruffoni". Poi in serata una lettera sul blog scritta dai cinque stelle che dicono sì a tutto il decalogo: "Passiamo sopra il teatrino, però basta pretesti". Sul blog esplode la rabbia degli attivisti

Legge elettorale, salta l'incontro Pd-M5S. Scontro con Renzi, poi c'è il

L'incontro è saltato, ma via social network lo scambio tra Matteo Renzi e Beppe Grillo c'è stato, eccome. A più riprese e con messaggi, da parte del leader 5 Stelle, non proprio univoci. Prima il comico genovese sbatte la porta. "Basta, Pd sbruffoni". Poi il ripensamento: la porta viene riaperta. Anzi, per dirla con Grillo, per il M5S le porte "sono sempre aperte, mai chiuse nonostante continue provocazioni". E c'è di più. In serata arriva la risposta scritta, chiesta dal Pd, al decalogo dem: 10 domande, 10 sì dai grillini.

Questa l'ultima battuta di una giornata densa di stop and go, frizioni, polemiche che hanno portato ad un passo dalla definitiva rottura del neonato dialogo Pd-M5S. La mattinata è stata dominata dal giallo sul sì o no all'incontro tra la delegazione dem e 5 Stelle. Luigi Di Maio brucia tutti sul tempo: "Oggi io, Danilo Toninelli, Paola Carinelli e Maurizio Buccarella incontreremo il Pd per l'incontro decisivo sulla legge elettorale" alle 15, scrive su Facebook.

L'annuncio non viene confermato dal Pd. Anzi, arriva la smentita ufficiale di Roberto Speranza: il confronto può svolgersi "solo dopo che saranno pervenute formali risposte alle questioni indicate nei giorni scorsi dal Pd". Segue conferenza stampa di Di Maio: duro con i dem ("inaffidabili"), il vicepresidente della Camera però non chiude al dialogo. Ci pensa Grillo in persona a farlo, però, con una telefonata alla Cosa: confronto impossibile. A quel punto scende in campo, via twitter, Matteo Renzi: "Io sono un ebetino, dice Beppe, ma almeno voi avete capito quali sono gli 8 punti su cui #M5S è pronto a votare con noi? #pochechiacchiere", taglia corto il premier. Passa nemmeno un'ora e arriva la retromarcia di Grillo: il dialogo resta. In serata i 10 sì che riaprono tutta la partita.

A metà mattinata l'incontro Pd-M5S è ufficialmente saltato. I grillini con Di Maio annunciano una conferenza stampa. Nel versante renziano del Pd, invece, si ragiona così: "Sarebbe stato improduttivo e inutile", dice un dirigente dem sul mancato confronto con i grillini. "Senza risposte da parte del M5S sarebbe stata solo una perdita di tempo e non credo che Renzi abbia alcuna voglia di perdere di tempo, anzi..". Nè tantomeno di perdere tempo in diretta streaming.

Del resto, se i 5 Stelle avessero voluto veramente provare ad arrivare a un punto d'intesa, è il ragionamento nel Pd, non si sarebbero sottratti a una risposta chiara, anzi "scritta", al decalogo proposto dal Pd. "Non lo possono fare, sono troppo divisi tra di loro", è la lettura negli ambienti dem. Roberto Giachetti lo evidenzia così: "A nome di chi parlano Di Maio e Toninelli? Avanzano un'ipotesi personale, per quanto autorevole, o cosa?", chiede Giachetti a proposito dell'apertura dei due al doppio turno.

Il giudizio dem sulle divisioni in casa 5 Stelle sembra trovare un'immediata conferma nel rapido avvicendamento tra la conferenza stampa di Di Maio che non chiude al dialogo con il Pd e la durissima telefonata alla Cosa con cui Beppe Grillo stoppa ogni confronto con Renzi.

Duro ma pronto a continuare il dialogo. "D'ora in poi -dice Di Maio in conferenza stampa alla Camera- noi parliamo solo con Renzi perché gli interlocutori del Pd che sono tra noi e il premier non sono affidabili". Ed ancora: "La cosa più semplice oggi era sparare a zero. Ma noi manteniamo aperto il canale per sapere cosa vuole fare il Pd e cosa vuole fare delle preferenze".

Passano un paio d'ore e Grillo smentisce Di Maio e cambia completamente rotta. Si va verso "una dittatura fatta da questo ebetino, che è un ebetone pericolosissimo", "non si può fare fuori l'opposizione così, fare finta, questa è gente falsa, ipocrita". Ed ancora: il M5S "rappresenta milioni di italiani che non possono essere trattati come dei paria". Quindi l'affondo finale: "Si prende atto che il Pd preferisce gli incontri al chiuso di cui nessun cittadino sa nulla con un pregiudicato. Si prende atto che Renzi, le cui palle sono sul tavolo di Verdini e Berlusconi, rifiuta con il M5S ogni confronto democratico e che l'Italia dovrà pagarne tutte le conseguenze".

La faccenda sembra chiusa qui. Sembra, appunto. A metà pomeriggio nuovo post di Grillo sul blog. 'Precisazione sul mancato incontro M5S- Pd', è il titolo. "Per chi non ha capito, o non ha voluto capire, tra il mio intervento di oggi e la conferenza stampa di Di Maio e Toninelli non vi sono contraddizioni, le porte per una discussione sulla legge elettorale per il M5S sono sempre aperte, né mai le ha chiuse nonostante continue provocazioni. Il M5S ha il dovere come seconda forza politica di migliorare la legge elettorale e ci proverà fino in fondo. Il mio è stato un appello ai parlamentari delle altre forze politiche che hanno a cuore la democrazia perché ci aiutino a evitare una deriva anticostituzionale legata alle riforme".

Dopo la retromarcia di Grillo, in serata arriva la tanto richiesta (dal Pd) risposta scritta dei 5 Stelle: e sono 10 sì al decalogo dem. Scritti nero su bianco, anzi in neretto. Il testo, pubblicato sul blog di Beppe Grillo, affronta punto per punto i dieci quesiti del Pd. Le risposte dei grillini sono tutte positive ma ci sono anche argomentazioni nel merito, qualche riserva e pure domande rivolte ai dem.

Ecco i 10 sì. Prima domanda Pd: "Siete disponibili a prevedere un ballottaggio, così da avere sempre la certezza di un vincitore?", risposta: "Sì". Seconda domanda: "Siete disponibili a assicurare un premio di maggioranza per chi vince, al primo o al secondo turno, non superiore al 15% per assicurare a chi ha vinto di avere un minimo margine di governabilità?", risposta: "Sì". Terza domanda: "Siete disponibili a ridurre l'estensione dei collegi?", un altro "sì". Ed è sempre positiva la risposta a "Siete disponibili a far verificare preventivamente la legge elettorale alla Corte costituzionale, così da evitare lo stucchevole dibattito ''è incostituzionale, è costituzionale?". Quinta domanda: "Siete disponibili" a una modifica del Titolo V?, risposta: "Sì". Sesta domanda: "Siete disponibili ad abbassare l'indennità del consigliere regionale a quella del sindaco del comune capoluogo e eliminare ogni forma di rimborso ai gruppi consiliari delle Regioni?", ed è un altro "sì".

Quindi c'è l'ok all'abolizione del Cnel per poi arrivare al capitolo riforme: sì dei grillini al superamento del bicameralismo perfetto e al fatto che "il ruolo del Senatore non sia più un incarico a tempo pieno e retribuito ma il Senato sia semplicemente espressione delle autonomie territoriali?". Decima domanda: "Siete disponibili a trovare insieme una soluzione sul punto delle guarentigie costituzionali per i membri di Camera e Senato, individuando una soluzione al tema immunità che non diventi occasione di impunità?" e arriva ancora un altro sì.

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