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Eolico

L'eolico resta centrale tra le tecnologie per le rinnovabili

07 settembre 2021 | 13.18
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Stando agli ultimi dati del Dipartimento dell’Energia statunitense, nel Paese il 42% della nuova capacità di produzione di energia aggiunta lo scorso anno viene da impianti eolici, mentre il fotovoltaico perde terreno con il 38%

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I numeri restano teorici: sono calcolati in base al potenziale massimo di generazione degli impianti in condizioni ideali, mentre la reale produzione di energia può essere alla resa dei conti molto più bassa, data la variabilità dei venti e delle condizioni atmosferiche. Ma anche considerate queste variabili, la produzione di energia eolica con impianti on-shore sta diventando una fonte sempre più importante in molti stati: nel 2020, grazie a 24,6 miliardi di dollari di investimenti in infrastrutture, la capacità aggiuntiva ha raggiunto un valore record di 16.836 megawatt. La crescita degli investimenti è dovuta anche ai notevoli incentivi fiscali, accompagnati da progressi tecnologici che rendono i nuovi impianti più efficienti. Rispetto alle vecchie turbine, gli ultimi modelli hanno torri più alte e pale più lunghe, e possono così produrre più energia riuscendo a raggiungere i venti più alti e più potenti.

Lo scorso anno, secondo i dati del Dipartimento dell’Energia, alcuni Stati sono riusciti a sostenere circa la metà del loro fabbisogno energetico grazie all’eolico. L’Iowa, ad esempio, guida la classifica con ben il 57% di energia generato dal vento, grazie ai numerosi impianti presenti e a una densità di popolazione abbastanza bassa. Altri stati, come il Texas, la usano come fonte di backup nelle serate primaverili e autunnali, quando il vento si alza in modo regolare più o meno alla stessa ora ogni giorno. Il nodo restano sempre le tecnologie per l’accumulo, ancora molto costose e che non garantiscono una fornitura di energia costante, motivo per cui l’affiancamento a fonti non rinnovabili resta necessario. Per quest’anno nel frattempo si stanno moltiplicando le iniziative di sviluppo di piattaforme offshore, di cui sono state gettate le basi nel 2020 ma che ancora non sono operative. Si parla di un potenziale di 35324 megawatt aggiuntivi, il 24% in più. L’obiettivo dell’amministrazione Biden è quello di raggiungere i 30 gigawatt di capacità eolica offshore entro il 2030 per arrivare entro il 2035 all’obiettivo di una produzione energetica totalmente carbon-free.

Obiettivo condiviso da molti altri Paesi, che confidano nell’evoluzione tecnologica del settore per garantire un’efficienza sempre maggiore ai propri impianti. A inizio 2021 la Danimarca ha firmato un accordo da 25 miliardi di sterline per la costruzione di un’isola artificiale a 50 miglia (80km) dalla costa, nel mezzo del Mare del Nord. Grande come 18 campi da calcio, dovrebbe essere in grado già nelle fasi iniziali (ma comunque non prima del 2033) di fornire energia pulita in modo continuativo a 3 milioni di famiglie. Chi è già più avanti è la Germania: nel 2020 l’energia generata e messa in rete grazie alle rinnovabili è stata del 47% (il 5% rispetto al 2019), con l’eolico responsabile di un quarto della produzione totale, superando di gran lunga il carbone. E mentre programma di dismettere tutti gli impianti a carbone entro il 2038, ha deciso anche di non percorrere la strada del nucleare. “Reattori senza rischi e alimentati con scorie nucleari sono una bella favola” ha commentato il ministro dell’Ambiente Svenja Schulze “dobbiamo piuttosto iniziare a vedere pannelli fotovoltaici su ogni tetto”.

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