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Leonardo e la 'paralisi alla mano', non fu ictus ma trauma

04 maggio 2019 | 18.43
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Leonardo e la 'paralisi alla mano', non fu ictus ma trauma

di Margherita Lopes

Il danno alla mano che colpì Leonardo da Vinci negli ultimi anni della vita fu dovuto a una paralisi dell'ulnare, e non a un ictus come finora si era ipotizzato. A suggerirlo è un nuovo studio condotto da medici italiani e pubblicato sul 'Journal of the Royal Society of Medicine', proprio nei giorni delle celebrazioni del 500esimo anniversario della morte del genio italiano. La possibilità che Leonardo fosse stato colpito da una forma di paralisi è collegata a un documento risalente al 1517, in cui si descrive dettagliatamente un incontro con l'artista. Ma ora il confronto di questo testo con un ritratto di Leonardo anziano ha portato un esperto in chirurgia della mano e un neurologo a una diversa 'diagnosi'.

I due autori - Davide Lazzeri, specialista in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica presso la Clinica Villa Salaria di Roma, e Carlo Rossi, specialista in neurologia dell'Ospedale di Pontedera - si sono concentrati su un ritratto del da Vinci a ematite o sanguigna, attribuito all'artista lombardo del XVI secolo Giovan Ambrogio Figino. Il disegno offre una rappresentazione rara del braccio destro di Leonardo avvolto nelle pieghe di un abito come una sorta di 'fasciatura': dal panneggio spunta la mano destra, sospesa in una posizione rigida e contratta. Lazzeri si è imbattuto nel ritratto nel corso delle sue ricerche sulle malattie degli artisti. "Il disegno e le testimonianze degli ultimi anni di vita del maestro - dice lo specialista all'AdnKronos Salute - suggeriscono una diversa diagnosi sulla malattia che avrebbe colpito il genio fiorentino negli ultimi anni di vita".

Ma andiamo per ordine. Antonio de' Beatis, segretario del cardinale Luigi D'Aragona, nel 1517 fece visita a Leonardo all'epoca ospite del re di Francia ad Amboise. "….anche se da lui per essergli venuta certa paralisi su la destra non ci si può più aspettare cosa buona. Ha ben formato un creato milanese che lavora assai bene. E benché il predetto messer Leonardo non possa colorare con quella dolcezza solita, pure può fare disegni ed insegnare ad altri", scriveva de' Beatis. Una decina di anni or sono, alcuni studiosi suggerirono che la causa dell'infermità della mano destra di Leonardo fosse correlata ad un ictus. Questa ipotesi trovava, secondo gli stessi autori, conferma dal fatto che Leonardo morì 2 anni dopo, nel 1519, per un 'parossismo', ovvero un episodio di una malattia non ben definita, di natura cardiaca o cerebrale.

Ebbene, secondo Lazzeri e Rossi il problema alla mano descritto nel testo sarebbe dovuto invece a un episodio di svenimento, che avrebbe causato un danno di natura traumatica al nervo della mano destra, e questo potrebbe essere il motivo per cui le abilità pittoriche di Leonardo da Vinci sarebbero state ostacolate nell'ultima fase della sua carriera. Un problema che avrebbe influito sulla capacità di tenere tavolozza e pennelli per dipingere con la mano destra, ma non di continuare a insegnare e disegnare con la sinistra (come raccontano le testimonianze).

Lo studio si basa sull'analisi dettagliata del disegno attribuito a Giovan Ambrogio Figino. Il ritratto è conservato, non esposto, alle Gallerie dell'Accademia di Venezia. La parte posteriore include una frase "complicata da decifrare - testimonia Lazzeri - e riguardante la fonte" dalla quale l'artista avrebbe tratto ispirazione: "Figino da un marmo". Quindi risulta verosimile pensare che Figino abbia copiato appunto un busto di marmo rappresentante il genio fiorentino, andato perso.

"Piuttosto che il ritratto di una tipica mano deformata dalla spasticità muscolare successiva a un ictus ischemico, guardando il ritratto la diagnosi alternativa di paralisi del nervo ulnare, con un atteggiamento tipico della mano (iperestensione delle articolazioni metacarpofalangee e flessione delle articolazioni prossimali e distali delle interfalangee del quarto e del quinto dito, causando debolezza generale e goffaggine), sembra essere più verosimile. Probabilmente - dice Lazzeri - una sincope o uno svenimento potrebbero aver causato un trauma all'arto superiore destro di Leonardo, culminando nella paralisi del nervo ulnare. Nervo che dalla spalla giunge fino alla mano e che gestisce i muscoli intrinseci determinanti in alcuni movimenti della mano".

L'ipotesi sarebbe sostenuta dal fatto che l'infermità alla mano destra non era associata a deterioramento cognitivo o ad altri disturbi motori (Leonardo continuò a insegnare e a disegnare con la mano sinistra), che invece si sarebbero verificati nel 1517 in caso di un ictus ischemico non trattato con terapia antiaggregante, e in assenza di un controllo serrato dei fattori di rischio cardiovascolari. Sintomi o segni che in ogni caso de' Beatis avrebbe annotato sul proprio diario.

Se Leonardo non perse mai l'abilità di disegnare con la mano sinistra e istruì i suoi allievi fino alla sua morte, i due studiosi sottolineano però che proprio la paralisi della mano destra potrebbe aver impedito al da Vinci di tenere in mano il pennello per ritoccare o concludere importanti opere pittoriche che aveva portato con sé in Francia, fra cui Sant'Anna, la Vergine e il Bambino con l'agnellino, un San Giovanni Battista giovane e soprattutto due ritratti, fra cui la Gioconda.

Se dunque un evento cardiovascolare acuto può essere stato la causa della morte di Leonardo, il danno alla mano avrebbe un'origine diversa. "Questo - conclude Lazzeri - potrebbe spiegare perché ha lasciato numerosi dipinti inconclusi, fra cui la Gioconda, negli ultimi 5 anni della sua carriera come pittore, mentre ha continuato a insegnare e disegnare fino alla fine".

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