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Leonardo ritrova la criniera, lieto fine per il leone operato a Lodi

11 gennaio 2016 | 18.16
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Il leone Leonardo e la chioma ritrovata
Il leone Leonardo e la chioma ritrovata

Anno nuovo, criniera nuova. Il 2016 è l'anno della rinascita per Leonardo, il leone salvato dal cancro a 8 anni grazie a un intervento di frontiera messo a segno ad aprile 2015 a Lodi , all'ospedale veterinario dell'università degli Studi di Milano. Un lieto fine su cui sventola la bandiera tricolore, a dispetto delle origini esotiche del paziente: italiani sono infatti sia i medici che lo hanno curato, sia il robot con cui è stata eseguita l'operazione.

La chioma di Leonardo, nato in cattività e di stanza al Parco safari delle Langhe di Murazzano (Cuneo), non è ancora della consueta lunghezza, ma manca poco. Ed è il segno che la malattia è ormai alle spalle. Ad attentare al suo aspetto da 're degli animali' era stato un raro tumore surrenale che l'aveva privato completamente della criniera, il carattere sessuale secondario che distingue il leone dalla leonessa.

Giuliano Ravasio, 37 anni, a capo della task force attivata sul suo caso, lo aveva previsto: "Fra almeno 6-8 mesi, forse un anno considerando che sta per arrivare l'estate quando il pelo cresce meno, riavrà anche la sua bella criniera", aveva detto quasi un mese dopo l'intervento, sciolta la prognosi del suo paziente 'non convenzionale'. E così è stato. "Aspettavamo questo momento da un po' - spiega all'AdnKronos Salute - E' stato un processo graduale: dopo i primi ciuffi, una chioma a spazzola. E ora, complice il ritorno del freddo, finalmente Leonardo ha messo su una folta criniera. Perché ritorni al suo massimo splendore ci vorranno altri 6-8 mesi", aggiunge il ricercatore dell'ateneo Statale milanese, responsabile del 'progetto Leonardo' e dell'Unità operativa di anestesia dell'ospedale veterinario lodigiano.

L'allarme sulle condizioni di salute di Leonardo, ricorda Ravasio, lo ha lanciato la veterinaria del Parco safari, Alice Andolfatto, che si era allarmata perché il leone, oltre a essere vittima di una strana alopecia cronica - perdeva pelo in maniera diffusa su tutto il corpo - continuava a dimagrire. La conferma della diagnosi si è avuta dopo la Tac. Il surrene è una ghiandola che produce ormoni, fra cui quelli sessuali. A causa del cancro l'organismo del felino produceva più estrogeni che testosterone.

Al momento dell'operazione Leonardo era arrivato a pesare 130 chili. Oggi che è tornato in forma ha superato i 200 kg. "E' un altro leone", assicura l'esperto. Vive con il fratello e, per via della malattia e del cambiamento ormonale, era diventato "molto irascibile, ma adesso è tornato il capo del clan. Il segnale è che, fra i due, è quello che mangia per primo", racconta Ravasio. Dopo l'intervento i camici bianchi della struttura lodigiana lo hanno tenuto sotto stretto controllo sanitario e comportamentale. "Leonardo è diventato bellissimo - confida - Si è riempito di pelo, ha ricominciato a mangiare con vigore. Lo abbiamo messo in anestesia altre due volte per fare delle ecografie di controllo, necessarie per escludere eventuali recidive del tumore, e gli esami di sangue e urine per capire se si stavano normalizzando i parametri".

Il monitoraggio è andato bene, riferisce lo specialista. "L'unico valore ancora un po' fuori norma sono gli estrogeni: a ottobre erano a quota 14-15, normalmente dovrebbero essere intorno a 2-3. Ma ce lo aspettavamo perché la metabolizzazione di questi ormoni è molto lenta. E va considerato che prima dell'operazione gli estrogeni erano schizzati a 400-500, incredibilmente in alto. Visti i risultati, per noi si può dire che Leonardo è libero da malattia, anche se stiamo aspettando che passi almeno un anno per festeggiare".

Fra un paio di mesi verrà ripetuto l'esame per valutare nuovamente i livelli degli estrogeni. "Se l'esito sarà buono, si potrà allentare la vigilanza e procedere, da allora in poi, con uno screening annuale". Tre piccoli buchi (nessun taglio) sono l'unica 'eredità' dell'intervento di laparoscopia, durato circa 4 ore. Poiché le ghiandole surrenali si trovano in prossimità di strutture vascolari chiave si è deciso di ricorrere all'aiuto di un 'robot chirurgo'. L'azienda Sofar Spa di Trezzano Rosa, alle porte di Milano, ha concesso in uso un macchinario hi-tech già impiegato sull'uomo, 'Telelap ALF-X', per l'operazione di robotica mininvasiva teleassistita.

Dopo l'intervento pionieristico che ha salvato la vita a Leonardo, il team è di nuovo al lavoro, inseguendo il traguardo di una nuova era di chirurgia robotica per animali, a cui ricorrere per interventi particolari o casi in cui il decorso post-operatorio deve essere il più possibile privo di stress. Il grande progetto è di "poter avere il robot in forze nella struttura di Lodi, per intervenire quando necessario in una casistica più ampia, anche su cani e gatti". Leonardo è stato un caso clinico 'speciale', ma fra i pazienti dell'ospedale lodigiano ci sono spesso animali non convenzionali. Dopo il leone dalla criniera perduta, per esempio, ci sono stati una tigre con un tumore alla lingua, un pinguino con una frattura al femore, un leone bianco adulto che aveva seri problemi con un canino e una tigre affetta da un grave tumore, un osteosarcoma alla testa del femore che ha richiesto l'avvio di una terapia palliativa, fino alla morte.

L'anestesia è cruciale per trattare gli animali non convenzionali, spesso ingombranti e difficili da gestire. "Si pensi all'ippopotamo che non si riesce a ricoverare, anche per via dell'indole aggressiva, e richiede l'allestimento di una sala operatoria direttamente nel luogo in cui vive". Una sfida da un punto di vista anestesiologico è "la giraffa. Per lei il risveglio è il momento più delicato e deve essere il più lento possibile per far sì che riprenda piena coscienza del mondo circostante". Per reazioni scomposte, infatti, potrebbe fratturarsi le vertebre cervicali e il rischio in questi casi è la morte. Un anestesista deve studiare i diversi tipi di fisiologie. "A seconda della specie - conclude Ravasio - i parametri sono completamente diversi e così anche la sensibilità ai farmaci".

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