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L'esperto di geopolitica: "Bryansk? Storia con forte 'fumus' di propaganda"

03 marzo 2023 | 11.04
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Secondo David Rossi, la narrativa del presunto attacco sui civili russi servirebbe a Mosca per distrarre l'opinione pubblica dalle azioni di Kiev con droni sul territorio della Federazione

 - Pattuglie della polizia russa nella regione di Bryansk (Fotogramma)
- Pattuglie della polizia russa nella regione di Bryansk (Fotogramma)

"A metà della settimana sono partiti massicci attacchi di droni dal territorio ucraino in direzione di basi e installazioni militari russe poste su un fronte di quasi duemila chilometri nella Russia europea. Da ieri, invece che di questa operazione, prova generale di una nuova fase della guerra, si discute soprattutto di un presunto attacco su civili russi a Bryansk, che Putin stesso si è affrettato a definire come condotto da infiltrati ucraini. Una storia con un forte 'fumus' di propaganda - la definisce, parlando con l'Adnkronos, l'esperto di geopolitica David Rossi - utile nei confronti dell’opinione pubblica russa, per distrarla dalla notizia degli attacchi di droni delle ore precedenti. Una storia 'strana', questa di Bryansk - commenta - che ha come protagonisti i droni ucraini, i partigiani russi e la propaganda del Cremlino".

Infatti, si domanda Rossi, "che cosa sappiamo di quello che è successo in questa città della Russia europea? I media di Mosca hanno affermato che uno scuolabus è stato colpito da colpi di arma da fuoco. Tuttavia, secondo funzionari locali ciò non è possibile perché le lezioni in questi giorni avvengono in remoto. La stampa russa ha riportato che dei miliziani hanno preso ostaggio e/o hanno avuto uno scontro a fuoco con le truppe russe. Ma non ci sono video. Ieri sera, l’intelligence russa ha sostenuto che detti partigiani ucraini sarebbero stati respinti oltre il confine, che, detto in questo modo, sembrerebbe assomigliare a una gruviera. Ma quanti erano e chi erano? A seconda delle fonti andavano da una mezza dozzina a cinquanta. Ed erano ucraini. Anzi no, erano russi. Ma no: erano neonazisti russi. O forse erano neonazisti russi non inquadrati dagli ucraini. Insomma, questa storia sembrerebbe più che mai permeata dalla propaganda russa e la sua narrativa finalizzata a distrarre l'opinione pubblica dalla notizia degli attacchi di droni sul suo territorio. Rimane il fatto che per la prima volta Mosca ammette la possibile esistenza di gruppi di partigiani russi attivi nel proprio territorio. Cosa che, a dar retta agli storici, non accadeva da almeno settant’anni".

"I supposti episodi di Bryansk - spiega l'esperto - si collocano nel più ampio contesto di una guerra asimmetrica tra le forze armate della federazione russe e una galassia di soggetti, che vanno dai partigiani ucraini infiltrati nel territorio della federazione (non bisogna immaginarli venuti da lontano: tra tatari e ucraini etnici, 5,5 milioni vivono in Russia, senza contare chi ha solo un genitore o un nonno ucraino), ai nazionalisti russi contrari al modo in cui Putin conduce la guerra, a oppositori per così dire 'generici' al regime, a elementi di apparati in lotta tra di loro. È una guerra inizialmente combattuta dalla scorsa primavera con il fuoco: circolano centinaia di video e di immagini di avamposti militari, centri di reclutamento e complessi industriali di difesa in tutta la Russia dove si sono verificati esplosioni o incendi, a volte catastrofici. Gli obiettivi includono raffinerie di petrolio, fabbriche e depositi di munizioni, aziende del settore della difesa e aerospaziale, oltre ovviamente a infrastrutture di comunicazione. Gli attacchi hanno logorato la logistica dell’esercito russo, ma non sono parsi del tutto coordinati: insomma, sembrerebbero condotti da autori diversi che partecipano a un unico sforzo senza parlarsi".

"Una cosa analoga, ma mirata più sulla catena di approvvigionamento russo nel paese - ricorda Rossi - è quanto accaduto in Bielorussia per tutto il corso del 2022 ad opera di partigiani anti-regime locali, con i treni e linee di rifornimento interrotte con atti di sabotaggio o attacchi dinamitardi. Proprio in Bielorussia si è di recente assistito a un’escalation, con basi aeree colpite in modo devastante. Non è da escludere che lo stesso possa accadere in Russia. Lo scorso settembre una fonte americana anonima aveva previsto che "i prossimi sulla lista sarebbero stati obiettivi più difficili, come convogli e le basi militari o persino le strutture di comando e controllo".

(Cristiano Camera)

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