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Crisi: l'esperto, temporary management diventi 'bancabile'

10 febbraio 2016 | 13.38
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Andrea Pietrini
Andrea Pietrini

"Via libera alla bancabilità del temporary management, cioè la possibilità da parte delle banche di finanziare interventi di temporary management in aziende loro clienti (specie pmi), senza dover incorrere nei rischi legati a un loro coinvolgimento diretto nella gestione, in caso la situazione degeneri in situazioni di crisi vera e propria". E' questa la proposta avanzata da Andrea Pietrini, managing partner yourCFO Consulting Grou, la prima società italiana focalizzata sui Cfo Service e sulle tematiche di finanza operativa d’impresa e portata avanti con Maurizio Quarta, Managing Partner di Temporary Management & Capital Advisors e presidente del gruppo internazionale Smw.

"La proposta -spiega a Labitalia- potrebbe avere molti vantaggi: non avrebbe ricadute di costi sul sistema pubblico in quanto si tratterebbe solamente di rimuovere gli ostacoli normativi affinché possa realizzarsi un accordo contrattuale tra parti private".

"Immetterebbe nel sistema economico -sostiene- parte di quella liquidità di cui le imprese sentono tanto la mancanza; consentirebbe alle banche di sfruttare l’argomento anche come leva di marketing e permetterebbe un intervento della banche molto più tempestivo e diretto, in situazioni in cui il fattore tempo è critico. Chiaramente il tutto dovrebbe avvenire con chiare regole e procedure trasparenti, per tutelare tutti gli attori coinvolti ed evitare comportamenti impropri".

"La crisi bancaria che stiamo vivendo -chiarisce Andrea Pietrini- ha tante origini, interne ed esterne, macro e micoroeconomiche, ma il tessuto imprenditoriale scarsamente managerializzato delle pmi italiane e l’impossibilità per le banche di intervenire anche direttamente nelle società in crisi l’ha certamente acuita".

"Se si analizzano -fa notare- i dati delle sofferenze bancarie, è evidente come il dato sia concentrato sui grandi prestiti non rimborsati, che sono appunto quelli delle imprese. L’eccesso di capitali, gettato a pioggia sulle imprese negli anni della crisi pre-Lemhan, ha addirittura acuito questo problema, perché l’imprenditore, 'drogato' di liquidità ha spesso rimandato interventi strutturali anche sulla organizzazione aziendale: la figura del direttore finanziario o Cfo in particolare è stata spesso trascurata a causa di questa situazione di falsa prosperità".

"La crisi bancaria mondiale -osserva Pietrini- ha di colpo messo a nudo questa debolezza e l’imprenditore si è trovato improvvisamente di fronte a uno scenario profondamente mutato, non solo di mercato, ma anche finanziario, privo all’interno dell’organizzazione di quelle figure che avrebbero potuto preparare a prevenire la crisi aziendale oppure a relazionarsi in un modo nuovo con un mondo finanziario improvvisamente mutato".

"Il sistema industriale -continua- si è trovato di colpo fragile e d’impulso si è spesso risposto con l’ottimismo dell’imprenditore che la crisi sarebbe stata passeggera, magari proprio nascondendo qualcosa alle banche per mantenerne il sostegno. Con il protrarsi della congiuntura negativa, i problemi sono venuti presto allo scoperto e le banche hanno dovuto rincorrere una serie di crisi d’impresa, molte purtroppo gravi, non trovando in azienda interlocutori adatti e preparati ad uno scenario talmente critico".

"Le banche, tuttavia, a causa del timore -precisa Pietrini- di essere coinvolte anche formalmente in procedure concorsuali, non si sono mai impegnate in maniera esplicita nella ricerca o nell’indicazione di manager che potessero aiutare l’azienda e loro stesse a gestire al meglio la situazione, perdendo tempo prezioso che in alcuni casi avrebbe potuto fare la differenza tra un recupero o un fallimento".

"Il superamento di questo problema -rimarca- potrebbe, quindi, arrivare dalla bancabilità del temporary management".

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