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Libano: il politologo Nader, 'basta finti governi tecnici, ora elezioni e accordo con Fmi'/Aki

11 agosto 2020 | 12.37
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(dal profilo Twitter)
(dal profilo Twitter)

Per tirare fuori il Libano dalle secche in cui è finito "l'unica soluzione sostenibile è un governo indipendente che supervisioni le elezioni, che si relazioni con la comunità internazionale e che sblocchi gli aiuti economici del Fondo monetario internazionale". E' quanto afferma ad Aki-Adnkronos International il direttore del Levant Institute for Strategic Affairs, Sami Nader, commentando la situazione all'indomani delle dimissioni del governo Diab sulla scia delle proteste scoppiate dopo la devastante esplosione al porto di Beirut.

Nader ritiene, tuttavia, che nell'establishment politico libanese possano prevalere altre due opzioni. La prima porta alla nascita di un governo di unità nazionale, ma ciò - spiega - "non sarà mai accettato dai manifestanti inferociti". Di questo scenario, prosegue, si è discusso durante la recente visita a Beirut del presidente francese" Emmanuel Macron, ma si tratta di un'opzione "fallita in partenza".

La seconda ipotesi, sottolinea, è che "si inventi un qualcosa simile al governo Diab ovvero un esecutivo che sembra indipendente e tecnico, ma che in realtà è ancora controllato dalle forze politiche". E anche questa formula, secondo Nader, non può risolvere i problemi del Paese, che sono "enormi" soprattutto da un punto di vista economico.

Per l'esperto, infatti, le proteste di questi giorni "sono alimentate dalla rabbia per la catastrofe di martedì scorso e dall'impatto della gigantesca crisi economica" che ha portato il Paese dei cedri al collasso: "Le persone hanno perso il lavoro ed i risparmi, non possono ritirare i soldi in banca, il 50% vive sotto la soglia di povertà ed il 40% è disoccupato".

Se si aggiunge la "frustrazione per il lockdown" il quadro è completo, aggiunge l'esperto, che riferendo il contenuto di conversazioni avute in questi giorni con alcuni manifestanti, ha commentato: "Hanno perso tutto, non hanno nulla da perdere e questo è il motivo per cui sono scesi in piazza".

Nader evidenzia quindi come a suo parere non ci siano le condizioni per una guerra civile, mentre alcune forze politiche vorranno sfruttare la situazione a loro vantaggio. "Hezbollah - dichiara - proverà a rimestare le tensioni settarie nel tentativo di fermare le proteste, tentando di trascinarle nel pantano del settarismo".

"Ci hanno già provato. All'inizio Hezbollah ha provato a definirle una cospirazione, dicendo che i manifestanti erano marionette al soldo dell'America e dei nemici. Non ha funzionato. Poi hanno provato a dipingere la rivoluzione come una minaccia per la comunità sciita: questo è stato visibile quando hanno spinto i loro sostenitori e giovani in strada al grido di 'sciiti, sciiti, sciiti' nel tentativo di mobilitare l'appartenenza settaria. Ma la crisi economica è enorme e quello che è accaduto martedì è gigantesco. Non credo che questi trucchi potranno ancora funzionare", conclude Nader.

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