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Italia-Libano: Morabito, con diaspora Beirut ponte verso molti mercati

18 marzo 2015 | 15.22
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Dal Libano una delegazione di imprenditori in visita alla Camera di Commercio di Milano in vista di Expo. Per l'ambasciatore italiano a Beirut, Giuseppe Morabito, il Paese dei Cedri è importante non solo in sé, ma anche per via della diaspora libanese, che costituisce un vettore per raggiungere aree come i Paesi del Golfo, il Kurdistan e l'Europa Centrale, dove le imprese italiane faticano a sfondare. Per il magnate libanese Sarraf, presidente di BusinessMed, "la turbolenza della regione è un problema, ma abbiamo la flessibilità necessaria per gestirla".

Libano-Italia, un momento dell'incontro di oggi a Milano.
Libano-Italia, un momento dell'incontro di oggi a Milano.

Il Libano per le imprese italiane è una destinazione molto interessante, soprattutto grazie alla diaspora dei libanesi, che costituisce un canale privilegiato per raggiungere mercati in cui l'Italia ha a tutt'oggi una presenza abbastanza debole. A sottolinearlo, a margine della visita di una delegazione di imprenditori e banchieri libanesi alla Camera di Commercio di Milano, è l'ambasciatore italiano a Beirut, Giuseppe Morabito, che sottolinea l'importanza della diaspora: mentre in Libano vivono 4 mln di libanesi, quelli sparsi per il mondo sono stimati tra gli 8 e i 14 mln.

Emigrati che sono spesso ben introdotti nel mondo degli affari: hanno origini libanesi, per esempio, il magnate messicano delle tlc Carlos Slim Helù e il presidente di Renault e Nissan Carlos Ghosn. "Noi - ricorda l'ambasciatore - siamo il secondo esportatore verso il Libano dopo la Francia. E' un Paese piccolo, ma esportiamo 1,6 mld di euro. Il Libano non è importante solo in sé, perché alla fine è un piccolo mercato, ma perché gli imprenditori libanesi sono attivi, con la loro diaspora, nei Paesi del Golfo, nel Kurdistan, dove sono i secondi investitori dopo la Turchia, e in Europa Centrale. Gli imprenditori libanesi possono essere la chiave per portare le imprese italiane a esportare in quei Paesi, dove noi siamo deboli".

"Ovunque tu vada - aggiunge Jacques Sarraf, presidente di BusinessMed, associazione che riunisce le confederazioni degli imprenditori di vari Paesi del Mediterraneo (Algeria, Cipro, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Malta, Marocco, Palestina, Siria, Tunisia e Turchia) - troverai un libanese".

Molto interesse per Expo, commissario molto attivo

La sicurezza, con i miliziani dell'Is insediati sulle alture a est della valle della Bekaa, secondo l'ambasciatore non deve intimorire gli investitori: "Perché deve spaventare l'Is? E' al confine del Libano, ma i libanesi hanno lavorato e fatto soldi durante la guerra civile, quando a Beirut c'erano le bombe. E nessuno dice ad un italiano di andare dove c'è l'Isis. L'importante è creare i contatti tra italiani e libanesi per lavorare insieme e secondo me c'è la convenienza reciproca, perché i libanesi hanno i contatti giusti per entrare in certi mercati e noi abbiamo una tecnologia, un design e dei prodotti che ai libanesi piacciono molto".

"In Libano - prosegue il diplomatico - la situazione è instabile, ma detto questo è un Paese stabile in una zona in completa ebollizione, dove c'è la guerra civile, dove c'è l'Isis come in Iraq e in Siria. Il Libano ancora regge e un modo per mantenerne la stabilità è sviluppare i rapporti economici, che creano benessere per i libanesi e quindi rendono meno appetibile nelle fasce libanesi povere il messaggio farneticante del Daesh". Per Sarraf "la turbolenza della regione è un problema , ma abbiamo la flessibilità necessaria per gestirla . Rischi bassi, profitti bassi".

Uno dei catalizzatori dei rapporti tra Italia e Libano potrebbe essere l'Expo, dove Beirut avrà un proprio padiglione , all'interno del cluster bio-mediterraneo. In Libano, spiega l'ambasciatore, "c'è sicuramente interesse per Expo, hanno un commissario molto attivo. Penso che con lo sforzo di tutti riusciremo ad avere una buona presenza libanese e un successo per l'Expo, per Milano e per tutta l'economia italiana".

Ermolli (Promos), apriremo ufficio a Beirut

Sarraf, presidente della Malia Holding, attiva in vari settori, dal farmaceutico all'immobiliare fino all'It, ha spiegato che il Libano " non ha bisogno di soldi, abbiamo le nostre banche che sono ricchissime e i nostri banchier sono dovunque. Abbiamo bisogno di imprenditori e di know-how". Inoltre, ha aggiunto, i libanesi apprezzano molto i prodotti made in Italy.

La delegazione libanese è composta da una trentina di persone, tra cui il presidente della Camera di Commercio di Beirut-Monte Libano, Mohamed Choucair, il presidente della Camera di Commercio Franco Libanese Gaby Tamer e Raphael Debbane, presidente del Business Council Italo-Libanese. Choucair ha offerto a Bruno Ermolli, presidente di Promos, l'azienda speciale della Camera di Commercio di Milano per l'internazionalizzazione, di aprire un ufficio a Beirut, un'"antenna" per le imprese italiane che vogliano esportare in quei mercati.

"Operiamo sempre un ufficio - ha risposto Ermolli - quando il traffico è molto importante. Ne abbiamo 8-9 sparsi. Credo che questo sia il momento per il Libano, perché è un Paese che può introdurre l'operatore industriale in una serie di altri mercati. Siamo all'inizio di un processo che promette bene: se si facesse così con molti Paesi, l'Italia forse avrebbe la possibilità di esprimersi molto meglio su tutti questi mercati che venivano considerati con ingenuità, mentre invece sono Paesi che hanno fatto il salto", come il Libano.

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