(Aki) - ''Il patriarca non accetta che la porta del palazzo presidenziale'' di Beirut ''resti chiusa''. Lo ha affermato il portavoce del patriarcato cattolico maronita, Walid Ghayyad, a due giorni dalla quarta votazione del Parlamento libanese per l'elezione del nuovo capo di Stato. Il mandato del presidente Michel Suleiman scade il 25 maggio e i leader politici rivali del Paese dei Cedri restano divisi sulla scelta del successore.
Nei giorni scorsi il giornale libanese al-Akhbar, vicino a Hezbollah, ha rivelato l'ipotesi avanzata dal patriarca di estendere il mandato di Suleiman. ''Il patriarca ha suggerito che il presidente resti al suo posto fino a quando non sara' eletto un nuovo presidente - ha detto Ghayyad in dichiarazioni al giornale libanese al-Mustaqbal - Il patriarca non accetta che la porta del palazzo presidenziale resti chiusa e rifiuta l'ipotesi di una mancanza di rappresentanza dei cristiani''.
Il presidente del Libano, in base a un 'patto nazionale' di piu' di 70 anni fa, deve essere un cristiano maronita. Ghayyad ha anche criticato e definito ''inaccettabile'' il boicottaggio dei lavori del Parlamento che deve eleggere il nuovo capo di Stato. Dopo il nulla di fatto alla prima votazione del 23 aprile, i lavori dell'aula sono stati bloccati per due volte dal boicottaggio della coalizione dell'8 Marzo capeggiata da Hezbollah.