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Libia: liberato Ignazio Scaravilli, rapito a gennaio

09 giugno 2015 | 16.07
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Fonti qualificate riferiscono all'Adnkronos che si confida di riportarlo "a breve, entro un paio di giorni"

Ignazio Scaravilli
Ignazio Scaravilli

E' stato liberato in Libia il medico italiano Ignazio Scaravilli. Era stato rapito nel gennaio scorso. Fonti qualificate riferiscono all'Adnkronos che "sulla vicenda non è in corso alcuna trattativa con il governo di Tripoli" e che si confida di riportare in Italia Scaravilli "a breve, entro un paio di giorni". Da ambienti vicini all'Unità di crisi della Farnesina, in contatto con altri apparati dello Stato, si apprende che Scaravilli è stato liberato con il concorso delle autorità di Tripoli ed è in buone condizioni di salute. Attualmente, il medico catanese rapito in Libia nel gennaio scorso, si trova negli uffici di quelle autorità per gli adempimenti di rito, in attesa di poter tornare in Italia.

Dopo la liberazione del medico catanese manca all'appello solo un italiano, il gesuita padre Paolo Dall'Oglio rapito a Raqqa, in Siria, il 27 luglio 2013. Il rapimento è attribuito agli uomini dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante, cellula di al-Qaeda attiva in Iraq oltre che nella crisi siriana. Durante il suo sequestro sono più volte state diffuse notizie circa una sua possibile esecuzione. La prima risale al 14 agosto dello scorso anno, quando l'Osservatorio siriano per i diritti umani rivelò che il gesuita sarebbe stato ucciso dai jihadisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante. La notizia della morte di Dall'Oglio era poi stata smentita da altri attivisti. Il 16 agosto, poi, l'editore e fondatore dell'emittente di Aleppo 'Orient tv' Ghassan Abboud smenti' la notizia della morte del gesuita, sostenendo che "padre Paolo Dall'Oglio sta bene e non è stato ucciso come dicono alcuni esponenti dell'opposizione siriana''. La più recente citazione della permanenza in vita di padre Dall'Oglio risale a metà dello scorso gennaio quando, in un tweet partito dallo stesso account che aveva annunciato la liberazione delle due cooperanti italiane Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, si sosteneva che il religioso era vivo e si trovava "nelle prigioni dello Stato islamico a Raqqa".

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