(Aki) - La situazione in Libia, dopo le violenze e gli scontri dei giorni scorsi a Bengasi e Tripoli, e' "complessa e variegata, perche' il paese e' molto grande e presenta realta' molto diverse", ma in generale oggi si assiste "a Bengasi a una situazione un po' migliore, mentre a Tripoli sembra quasi una giornata normale". Lo dice l'ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Buccino Grimaldi, precisando in un colloquio con Aki-Adnkronos International che "la febbre sembra passata, ma l'infezione resta, perche' non e' ancora chiaro come si uscira' da questa situazione". "Speriamo - afferma - di uscirne con un processo politico democratico, perche' l'alternativa e' il caos e la violenza".
Presso la sede dell'ambasciata italiana "non c'e' un'allerta particolare, anche perche' siamo ben protetti dai carabinieri del reggimento Tuscania, che sono tra le eccellenze del nostro paese", ha spiegato l'ambasciatore, precisando tuttavia che l'approccio resta quello della "cautela". Sulla chiusura nei giorni scorsi di molte ambasciate a Tripoli, soprattutto di paesi arabi, Buccino Grimaldi precisa che si tratta di "un processo che e' partito da molti mesi" e non e' direttamente legato alle ultime violenze.
La smobilitazione e' cominciata l'11 settembre 2012, quando e' stato ucciso a Bengasi l'ambasciatore americano Chris Stevens, e a gennaio 2013 anche l'Italia ha chiuso la sua sede consolare a Bengasi, trasferendo il console a Tripoli. "Certo - ammette l'ambasciatore - negli ultmi mesi c'e' stata un'accelerazione", legata tuttavia piu' a minacce specifiche rivolte a singole ambasciate, come quelle ricevute dall'ambasciatore algerino, rimpatriato la scorsa settimana.
