(Aki) - Sulla carta, le elezioni politiche che si terranno domani in Libia sono una tappa importante del processo di transizione verso una piena democrazia tracciato nel 2011, dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi. Si tratta, in teoria, della penultima tappa, prima delle elezioni presidenziali che lo stesso nuovo parlamento (da questo momento Camera dei Rappresentanti e non piu' Congresso generale nazionale) e il governo che ne sara' espressione dovranno organizzare. Ma di fatto, finora, tra caos politico e violenze sul terreno, la corsa libica verso la democrazia e' per molti un esperimento fallito.
La Commissione elettorale ha annunciato di aver allestito 1.601 seggi in tutto il paese e il suo presidente, Emad al-Sayeh, ha garantito che il voto potra' svolgersi anche a Bengasi, teatro da settimane di scontri tra gli uomini dell'ex generale Khalifa Haftar e le milizie islamiche. Ma lo stesso al-Sayeh ha ammesso che in molte aree dell'est e del sud del paese la situazione e' cosi' caotica che difficilmente le elezioni potranno svolgersi.
Basti pensare che, nelle regioni piu' problematiche, lo Stato non e' riuscito a garantire neanche servizi essenziali come il rilascio di documenti di identita'. E a garanzia della correttezza del voto, la Commissione elettorale ha imposto l'esibizione di un documento di riconoscimento ufficiale come condizione per accedere ai seggi. (segue)