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Libia: Gentiloni, tempo a disposizione non è infinito

18 febbraio 2015 | 09.14
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L'avvertimento del ministro degli Esteri nell'informativa urgente alla Camera: "La situazione si aggrava, serve un cambio di passo della comunità internazionale prima che sia troppo tardi". Ministro Pinotti chiede alle parti un'intesa per governo unità nazionale

Paolo Gentiloni (Infophoto) - INFOPHOTO
Paolo Gentiloni (Infophoto) - INFOPHOTO

In Libia "il tempo a disposizione non è infinito e rischia di finire presto, pregiudicando i fragili risultati raggiunti. L'unica soluzione alla crisi è quella politica". E' l'avvertimento lanciato dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, nell'informativa urgente sulla Libia alla Camera con cui ha sollecitato la comunità internazionale ad un maggiore impegno.

La situazione in Libia, ha reso noto il titolare della Farnesina, "si presenta oggi con un grave deterioramento del quadro di sicurezza", per questo serve "un cambio di passo prima che sia troppo tardi". Gli eventi delle ultime settimane rendono "evidente il rischio di una saldatura tra i gruppi locali e Daesh e la situazione va seguita con la massima attenzione", ha aggiunto.

Quindi, sottolineando come "l'origine della crisi vada ricercata negli errori compiuti anche dalla comunità internazionale nella fase successiva alla fine del regime" di Gheddafi, Gentiloni ha ribadito che "l'unica soluzione è politica" e per questo l'Italia "ha deciso di sostenere senza sosta sin dal primo momento gli sforzi dell'inviato dell'Onu", Bernardino Leon.

Dalla riunione di oggi del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite "ci attendiamo la definitiva presa di coscienza del Palazzo di Vetro sulla necessità di raddoppiare gli sforzi di mediazione per il dialogo politico", ha rivelato Gentiloni, confermando l'impegno dell'Italia "ad assumersi responsabilità di primo piano". "Siamo pronti - ha detto il ministro - a contribuire al monitoraggio del cessate il fuoco, al mantenimento della pace, a lavorare per la riabilitazione delle infrastrutture, per l'addestramento militare in un quadro di integrazione delle milizie in un esercito regolare, a curare e sanare le ferite della guerra e a riprendere il vasto programma di collaborazione sospeso la scorsa estate a causa della guerra".

Ma ha precisato: "Dire che siamo in prima fila contro il terrorismo non è l'annuncio di avventure militari tantomeno di crociate. Di fronte alla minacce del terrorismo, la nostra forza è la nostra unità".

Questione immigrati - Quanto alla questione immigrati, dinanzi alla "crescita dell'ondata migratoria" in arrivo dalla Libia, "non possiamo voltarci dall'altra parte, non sarebbe degno della civiltà che ha fatto grande l'Italia", ha detto il titolare della Farnesina.

E sulla Libia ieri il ministro ha avuto in tarda serata un colloquio telefonico con il Segretario di Stato americano John Kerry.

Intanto intervenendo a Repubblica Tv, il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha annunciato la chiusura delll'ambasciata italiana "perché poteva diventare un potenziale bersaglio", spiegando che comunque nel paese "non c'è un'invasione dell'Isis, solo infiltrazioni. Sopratutto a Derna (città dove il fondamentalismo era già forte) e a Sirte".

Infine sottolineando la necessità che "i due governi trovino un'intesa per un governo di unità internazionale", il ministro ha rilanciato la figura di Romano Prodi, che potrebbe giocare un ruolo nell'incandescente scacchiere libico. "Prodi conosce molto bene la situazione in Libia. E' una persona che per esperienza politica conosce perfettamente l'Africa. Ha rapporti con Russia e Cina. Ha anche creato legami internazionali che potrebbero essere utilissimi. Io penso che Romano Prodi potrebbe essere una persona centrale".

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