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Libia, "notizia dimissioni Serraj è falsa e infondata"

15 settembre 2020 | 13.39
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La smentita del ministro del Lavoro del governo di accordo nazionale libico (Gna), Al-Mahdi al-Amin

(Fotogramma)
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"Falsa" e "infondata". Così il ministro del Lavoro del governo di accordo nazionale libico (Gna), Al-Mahdi al-Amin, ha definito la notizia, circolata in queste ore, delle possibili dimissioni del capo del consiglio presidenziale, Fayez al-Serraj. "Questa è una notizia falsa e non ha alcun fondamento. Il suo scopo è quello di disinformare", ha dichiarato al-Amin all'agenzia di stampa 'Sputnik'.

La notizia secondo la quale il premier del governo di accordo nazionale libico potrebbe dimettersi nei prossimi giorni è stata interpretata come una mossa per cercare di strappare ai Paesi che sostengono il generale Khalifa Haftar la promessa di avere un qualche ruolo nel futuro della Libia, mentre in Marocco e Svizzera si negozia sugli assetti istituzionali.

"Serraj è sempre più debole - dice all'Adnkronos Ashraf Shah, ex membro dell'Alto consiglio di Stato libico ed ex negoziatore degli accordi di Skhirat - Per questo potrebbe cedere alle promesse che gli stanno facendo francesi, emiratini ed egiziani: le sue dimissioni in cambio del riconoscimento di un ruolo importante in futuro".

Uno scambio che rischia di trasformarsi in una trappola per Serraj, dal momento che i Paesi che hanno scommesso su Haftar e hanno denunciato l'illegittimità dell'intervento del governo turco al fianco di Tripoli con le dimissioni del governo riconosciuto internazionalmente potrebbero anche sostenere che Ankara, con gli accordi sulla difesa e sulla delimitazione dei confini marittimi, ha violato il diritto internazionale, sostiene Shah.

Che vede però anche motivazioni di politica interna nell'eventuale decisione di Serraj: si dimette, perché non può resistere alla "resa dei conti che si è aperta" a Tripoli dopo le proteste dei giorni scorsi contro il Gna, ma resta al governo per cercare di orientare una fase di transizione che spera duri il più lungo possibile, in modo da rinviare ulteriormente le elezioni. Voto che, a est e ovest, nessuno di coloro che sono al potere vuole avvenga in tempi rapidi, nella convinzione che per loro non ci sarebbe più alcuno spazio. "E' iniziata la sfida interna per decidere chi comanderà in futuro - sottolinea l'esponente politico di Tripoli - Serraj ha sbagliato tanto, è anche a causa sua se Haftar è arrivato quasi alle porte di Tripoli".

Chi potrebbe succedergli? Shah fa il nome di Mohamed Ammari Zayed, membro del consiglio presidenziale, "il più credibile di tutti, uno degli architetti degli accordi di Skhirat, uomo di esperienza internazionale, ex docente universitario a Manchester, originario di Warfalla, ma poi cresciuto a Bengasi".

A est, invece, nonostante siano salite le quotazioni del presidente del Parlamento di Tobruk, Aguila Saleh, "non è ancora del tutto fuori gioco il generale Haftar: le potenze che lo hanno sostenuto continuano a mantenerlo a galla, nonostante abbia perso la scommessa di entrare a Tripoli" lanciata un anno e mezzo fa. E che abbia ancora un seguito e influenza lo dimostra "il ricatto" agli italiani - rilanciato forse non a caso dopo l'ultima visita in Libia del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ha visto solo Saleh - con la detenzione degli equipaggi di due pescherecci sequestrati nei giorni scorsi. E con la trattativa sullo scambio di quattro 'calciatori', che sono "scafisti e nient'altro", afferma Shah. "L'Italia di Conte - accusa - ha sbagliato tantissimo a considerarlo un personaggio credibile. Ora il governo ne ha preso le distanze, ma è troppo tardi".

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