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Libia, Varvelli: "Su voto non si torna indietro, ma sbagliato fissare data"

12 novembre 2021 | 18.39
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Il direttore dell'Ecfr: "Il percorso di pacificazione non è stato completato"

Il premier libico Abdul Hamid Dbeibah   - (Afp)
Il premier libico Abdul Hamid Dbeibah - (Afp)

Le elezioni in Libia si terranno, "ormai è troppo tardi non farle", ma è stato "sbagliato fissare la data", anche perché il percorso di pacificazione nel Paese non è completo. E' l'opinione di Arturo Varveli, direttore dell'Europea council on foreign relations, (Ecfr) nel giorno in cui alla conferenza di Parigi è stato ribadito l'impegno per tenere elezioni presidenziali e parlamentari il 24 dicembre.

"Io penso che comunque si terranno, ormai è troppo tardi per tornare indietro - dice all'Adnkronos - Le conseguenze del non farle sarebbero peggiori, perché si innescherebbe una serie di meccanismi che porterebbero ad uno sfaldamento della legittimità" finora raggiunta. Fatta questa premessa, Varvelli chiarisce però di "non essere a favore del fatto che sia stata fissata una data prima che ci fosse un completamento del percorso di pacificazione del Paese e di una serie di eventi che dovevano arrivare prima delle elezioni". Il riferimento del direttore dell'Ecfr è alla mancata partenza delle forze straniere, su cui i risultati sono "pochi o nulli", e alla mancanza di certezze sul "riconoscimento reciproco del voto".

In Libia, sottolinea, "tutto quello che accade è sempre nebuloso e oscuro, non c'è un sistema di check and balance, tenere elezioni in questo contesto potrebbe comportare rischi importanti". Tra l'altro Varvelli osserva come alla maggior parte delle forze libiche "vada bene lo status quo, che garantisce rendite di posizione", mentre con il voto "rischiano di perdere fettine di potere, chi vince rischia di prendersi tutto, compromettendo quel fragile equilibrio che ci ha permesso di non avere più un conflitto aperto". E in questo contesto "Francia e Italia stanno cercando di salvare il salvabile".

Infine l'esperto parla della possibile candidatura del premier Abul Hamid Dbeibah, che sarebbe favorito. "I sondaggi che circolano sono ridicoli perché ognuno se li commissiona da sé - commenta - A me non sembra che possa ottenere il 50% più uno dei voti, ma in generale non vedo nessun attore politico libico che possa conquistare questa percentuale. Per questo dovremmo incentivare meccanismi di collaborazione, ma tutto questo è molto fragile, bisogna cercare di arrivare ad un risultato che non comprometta un cammino fin qui positivo".

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