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Luci e ombre su Libra

19 giugno 2019 | 16.16
LETTURA: 4 minuti

(Afp)
(Afp)

di Laura Valentini

La nuova criptovaluta di Facebook, Libra, mira a raggiungere 1,7 miliardi di persone che sono prive di servizi finanziari, tuttavia non è un attacco al sistema bancario con cui anzi il gigante di Menlo Park dice di voler collaborare. E' in sintesi il commento che giunge dagli esperti del Politecnico di Milano nel 'day after' del lancio da parte di Fb di quella che a tutti gli effetti una 'stablecoin' visto che Libra per evitare problemi di volatilità è vincolata a più valute. Proprio questo aspetto potrebbe però creare un'altra problematicità, come segnala l'esperto della task force del Mise sulla Blockchain e co-founder di Chainside, Federico Tenga, secondo cui uno squilibrio potrebbe risiedere nel rapporto di Libra con i mercati emergenti.

"Libra ha deciso di usare come riserva per la sua valuta un paniere di monete e titoli di stato di paesi del primo mondo. La conseguenza di questa scelta - osserva il manager di Chainside - è che se Libra verrà adottata in paesi in via di sviluppo, dove può essere più utile, ci sarà di fatto un flusso di risorse finanziarie da paesi del terzo mondo verso i paesi sviluppati i cui titoli di stato sono inclusi nel paniere". Questo "potrebbe indispettire i governi dei paesi che si troverebbero svantaggiati e causare possibili 'ban' in alcuni mercati emergenti". Se cosi' non fosse Libra potrebbe essere un successo a livello globale, il che potrebbe essere positivo anche per i bitcoin "in quanto la similitudine delle tecnologie su cui sono basate - sottolinea ancora Tenga - permetterebbe una transizione più semplice per gli utenti tra un sistema semi-centralizzato come Libra e un sistema perfettamente decentralizzato come Bitcoin".

Per Valeria Portale, Direttore degli Osservatori Innovative Payments e Blockchain del Politecnico di Milano "l'’obiettivo del progetto è dare accesso ai servizi finanziari agli oltre 1,7 miliardi di adulti a livello globale che sono attualmente ‘unbanked’". Cio' detto Facebook "non si pone come antagonista ai moderni player del settore finanziario, ha invece manifestato il proprio interesse a collaborare con loro, come testimonia la presenza delle più importanti multinazionali nell’ambito dei pagamenti all’interno dell’elenco dei sostenitori dell’iniziativa, Mastercard, PayPal, Stripe e Visa”. Secondo l'esperta del Politecnico anche se non 'minacciate' le banche "non possono pero' stare a guardare, perché gli equilibri potrebbero mutare velocemente, sia per effetto della normativa, sia per l’evoluzione delle abitudini dei consumatori, che tra i più giovani si affideranno sempre più ad attori non tradizionali per la gestione dei pagamenti” conclude Portale.

A sottolineare le criticità di Libra scende in campo anche il Financial Times secondo cui "l'elenco dei 27 membri dell'associazione non contiene banche - che potrebbero vedere la criptovaluta come una temibile concorrente - ma neppure altri colossi della Silicon Valley come Google ed Apple. Il sospetto, insomma, è di una selezione accurata basata anche sui rapporti già esistenti con Facebook e col suo fondatore" scrive il quotidiano . Il social ha assicurato che i membri dell'Associazione (che potrebbero salire fino a quota 100) avranno tutti pari dignità e diritto di voto ma - ricorda il FT - la documentazione pubblicata da Libra mostra che Facebook "dovrebbe mantenere un ruolo di leadership fino al 2019", e la valuta digitale dovrebbe in effetti restare sotto il controllo del social fino al lancio del network, previsto nel 2020.

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