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Libri: elogio della fraternità politica, il dialogo tra Grassi e Nancy sulla ‘facoltà di giudicare’

27 aprile 2021 | 11.59
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Libri: elogio della fraternità politica, il dialogo tra Grassi e Nancy sulla ‘facoltà di giudicare’

Fratelli tutti, ma fratelli d’elezione: al di là dell’origine comune degli esseri umani, quella fratellanza che nasce dal condividere tutti lo stesso spazio/tempo e dall’avere origine nel comune ‘ignoto’, è nel riconoscimento di ciascuno da parte di tutti gli altri che emerge il senso della fraternità politica. Sono le conclusioni a cui arriva Carlo Grassi, professore di Sociologia all’Università Iuav di Venezia, nel volume “La facoltà di giudicare. Sociologia dall’agire normativo”, in uscita il 6 maggio per Inschibboleth edizioni, edito con una prefazione e un saggio del filosofo Jean-Luc Nancy, professore emerito dell’Université des Sciences Humaines di Strasburgo.

Nel dialogo tra i due studiosi sul rapporto tra fraternità biologica e fraternità politica, l’invito rivolto da Grassi è a superare ‘l’origine’ per l’inizialità, “che non è altro che alleanza possibile”, alleanza “non sulla base di un’origine comune, ma di obiettivi condivisi”: rimuovere il posto del padre “in nome della fraternità, cioè in nome della petizione di un’uguaglianza fondamentale: del riconoscimento di ciascuno da parte di tutti”. Il che “significa allontanare il più possibile il diritto dalla morale: non voler mai giudicare in modo universale o in nome dell’universale”.

Nancy parte dall’analisi della fraternità biologica: “La famiglia – scrive - è il luogo in cui l’origine è la stessa per tutti e dove operare differenze tra i bambini procura delle torsioni o delle ferite di questo dato primordiale. Il che significa che la fraternità consiste prima di tutto nel fatto di essere tutti scaturiti da una stessa provenienza”. “La concezione tradizionale della famiglia nella società occidentale prevede che un buon padre sia un padre giusto, una buona madre una madre giusta: il che non impedisce affatto che le due forme di giustizia differiscano, e anche di molto. Il più delle volte, a prescindere dalle differenze di nascita e di sesso, questa giustizia obbedisce all’amore paterno o materno”.

“Questo amore non comporta necessariamente una stretta uguaglianza – osserva Nancy - Tuttavia, le preferenze per un figlio o per un altro, che, entro certi limiti, possono essere considerate naturali, possono anche, in talune situazioni, essere vissute come gravemente inique. La giustizia o l’ingiustizia sono così presentite in un rapporto con l’origine tale da presupporre che quest’ultima debba essere compresa in quanto petizione di un’uguaglianza fondamentale”.

“L’autorità di questa provenienza è al di sopra di quella del padre o della madre – sottolinea Nancy - La famiglia è quindi il luogo di un acuto senso di giustizia e di una giustizia che consiste nel conferire ad ogni esistenza il riconoscimento della sua provenienza identica a quella degli altri. Ascendenza a partire dalla quale le rappresentazioni del Padre o della Madre come istanze supreme si scontrano di fatto con un’istanza più profonda e più antica: quella dell’origine, sia pure celata o cancellata proprio dalle figure paterna e materna”.

“I fratelli e le sorelle sono quelli e quelle che sanno che non c’è nulla tra di loro, né essere comune, né legge comune, ma unicamente il fatto di ritrovarsi insieme in un certo spazio-tempo di esistenza – è l’analisi di Nancy - La fraternità/sorellanza consiste nell’aver luogo nello stesso luogo”. Il che vuol dire anche “situarsi di volta in volta in una situazione particolare in cui s’iscrive l’indeterminatezza originaria della loro provenienza in quanto hasard, incontro, perfino sorpresa. Dunque, tutti i fantasmi di sangue, di lignaggio, di razza, nonché quelli di Paternità o di Maternità sacre, cedono il passo davanti a questo sapere inerente alla condizione stessa di ‘fratelli’ e di ‘sorelle’. E, se resistono con forza, è evidentemente perché con questi fantasmi si cerca di ammantare l’indeterminatezza delle origini. Tale indistinzione contiene anche il senso più semplice e più necessario di una giustizia per tutti o del pari diritto di esistere per ogni esistenza, in quanto tutte provengono dal nulla e nel nulla ritornano”.

“Quello che m’interessa è di mettere in risalto questo – scrive Nancy -: la ‘fraternità’ parla di coesistenza senza necessità di ‘natura’ né di ‘destino’ né di ‘fondazione’ né di ‘origine’. […] È per questo che la verità del comune […] non pertiene che a un’anarchia essenziale. Da un capo all’altro, dall’infanzia fino al termine dell’esistenza, fratelli e sorelle testimoniano questa anarchia: gli uni e le altre, i fratellisorelle non smettono, cioè, di rimuovere, di destituire o di smentire ogni provenienza, ogni appartenenza e ogni destinazione”.

“Bisogna ben distinguere tra una fraternità biologica e una fraternità politica – la replica di Grassi - La prima stabilisce dei legami sulla base di un’origine comune: come accade per i frutti di uno stesso albero. La seconda associa e mette in relazione in ragione di obiettivi fissati insieme in vista di un futuro più o meno prossimo: come una freccia con il bersaglio. Quest’ultima indica, dunque, che tutti gli attori sociali, senza eccezione, siano sempre connessi tra di loro da un rapporto concreto che è al contempo virtuale e potenziale: da una scelta che è simultaneamente eventuale e incombente”.

“Invocare i poteri dell’origine – osserva Grassi - finisce inevitabilmente per far esplodere un conflitto: per imbastire un sistema di relazioni irreversibili e non reciprocabili tra l’origine stessa e chi all’origine intende riferirsi per trarne potere e autorità […] Significa ricercare l’uguaglianza attraverso la disuguaglianza […] accettare e persino reclamare una frattura radicale tra le generazioni, tra genitori e figli: tra un nuovo che per affermarsi deve eliminare ciò che lo precede. Riconoscersi in un mondo ossessionato dall’origine: un’origine tanto generativa quanto divoratrice, generatrice in quanto divoratrice. Dal precedente verso il successivo ad infinitum: senza interruzione e senza fine”.

“Fare appello a una fraternità politica vuol dire, invece, attivare un momento dipolare tra prosa e poesia: non smettere di guardare avanti rivolti verso l’adveniens e, al contempo, immaginare il ‘discendere’ come il movimento ripetuto incessantemente di un vincolo di alleanza da costruire e rinnovare, giorno dopo giorno, con cura, tenacia, assiduità – scrive Grassi - Un modo di affermare se stessi che, rifiutando l’unilateralità distruttiva e autodistruttiva della húbris, non vuole sopprimere gli altri né renderli schiavi: in cui l’affermazione del sé non significa né la morte né la sottomissione degli altri, ma l’instaurazione di un rapporto di dialogo e di scambio. Dare consistenza alla propria persona grazie alla presenza di un altro corpo che ci limita, ma che lo fa come gli argini all’interno dei quali un fiume scorre: senza sopraffarci né distruggerci, dandoci tempo e spazio per partecipare alla progressiva edificazione dei nostri stessi limiti. Senza che il limite si alteri diventando illimitato, senza farci sprofondare nella vertigine del non-essere e del non-collegamento”.

“Non si tratta in nessun modo – spiega Grassi - di riprodurre mimeticamente le fattezze reali o simboliche del padre, né di prendere il suo posto. La questione è, invece, di rimuoverne il posto stesso. In nome della fraternità, cioè in nome della petizione di un’uguaglianza fondamentale: del riconoscimento di ciascuno da parte di tutti. Questo significa allontanare il più possibile il diritto dalla morale: non voler mai giudicare in modo universale o in nome dell’universale. Accettare il giudizio e le sue conseguenze giuridiche, ma considerarlo sempre provvisorio: come il parere di concittadini su altri concittadini, tutti uguali tra di loro. Si tratta di un’enunciazione collettiva che, al di là di ogni differenza individuale, sociale e culturale, invita a creare alleanze non sulla base di un’origine comune, ma di obiettivi condivisi. […] Non più origine, ma solo ‘inizialità’: che non è altro che alleanza possibile”.

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