Le ragioni del perché è giusto ed è possibile farlo nel volume scritto da Luigi Manconi, Stefano Anastasia, Valentina Calderone e Federica Resta
E' giusto abolire il carcere ed è possibile farlo. E' quanto si sostiene nel libro 'Abolire il carcere, una ragionevole proposta per la sicurezza dei cittadini', scritto da Luigi Manconi, Stefano Anastasia, Valentina Calderone e Federica Resta, nella nuova edizione ampliata e aggiornata edita da Chiarelettere. Nella prefazione di Gherardo Colombo si sottolinea ''l'irrazionalità di un sistema che costa nell'anno in corso (2022) quasi 3 miliardi e 200 milioni di euro, per gestire circa 55mila detenuti con una spesa giornaliera di circa 160 euro a detenuto''.
''Ciò di cui si prospetta l'abolizione - si legge nella prefazione - è il carcere così come è praticato, come funziona, come vi si vive oggi'' applicata ''a circa 55mila persone che mediamente vivono in circa tre metri quadrati a testa, nella cosiddetta camera di pernottamento. Una macchina dove la cura dell'igiene dipende spesso dai volontari; dove il lavoro, per quanto si vada a piccoli passi verso un miglioramento, non è garantito alla gran parte di chi vi vive, dove la cura dell'istruzione è molto approssimativa, e via dicendo''.
Gli autori, prosegue Colombo, ''dopo aver esposto con grande chiarezza le ragioni dell'abolizione'' nell'ultimo capitolo del libro, spiegano in dieci punti, ''in che cosa questa debba consistere''. Realizzando quello che gli autori propongono, spiega infine Colombo ''il carcere che ne uscirebbe sarebbe così diverso da quello attuale che il nome che ora usiamo per definirlo non lo identificherebbe più'' e inizierebbe svolgere ''la sua funzione di tutela della collettività, senza però tradire la Costituzione''.