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L'Ieo di Veronesi ricorda il suo prof: "Porteremo avanti i suoi ideali"

15 novembre 2016 | 19.41
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L'Ieo di Milano ricorda Umberto Veronesi (foto Istituto europeo di oncologia)
L'Ieo di Milano ricorda Umberto Veronesi (foto Istituto europeo di oncologia)

Tutti in piedi per Umberto Veronesi all'Istituto europeo di oncologia di Milano. L'Irccs di via Ripamonti, del quale lo scienziato italiano era l'anima, non dimentica. E torna a dire "grazie professore" in un'Aula magna super affollata dove oggi si sono ritrovati manager, medici, infermieri, operatori e collaboratori dell'Ieo. A ricordare gli anni passati sotto la sua direzione scientifica, e gli anni in corsia, quelli di Veronesi in tuta verde da chirurgo. La stessa che indossa nella foto proiettata sul maxi schermo alle spalle del palco. E' il momento delle dediche affidate al libro delle firme, delle testimonianze di chi ha lavorato fianco a fianco con l'oncologo e di chi lo salutava al mattino dalla reception, o semplicemente lo incrociava nei corridoi.

In un "abbraccio collettivo" alla famiglia: anche oggi all'Ieo erano presenti la moglie di Veronesi, Susy, e i figli Pietro, economista a Chicago, e Alberto, direttore d'orchestra. Insieme a Paolo, che ha seguito le orme del padre in Istituto e oggi ha pensato proprio al futuro dell'Irccs: "Se vogliamo che questo resti l'Istituto di Veronesi dobbiamo portare avanti i suoi ideali anche se lui non è più con noi, almeno fisicamente", è stato il suo messaggio. Condiviso anche dal direttore scientifico Roberto Orecchia, che lo aveva già detto il giorno dopo la morte dell'oncologo: "Ci si sente tutti più soli, adesso. Però il modo per contrastare questo senso di abbandono è che ognuno nel suo ruolo, qualsiasi esso sia, cerchi di continuare nel suo insegnamento". Nella sala anche l'amministratore delegato dell'Ieo, Mauro Melis.

"Non era facile stargli accanto - ha ricordato Paolo - Magari ti sforzavi di arrivare alle 7.30 in Ieo e lui, 80enne, era già qui dalle 7. Credo sia stato soprattutto un grande esempio per tutti noi". Il suo primo insegnamento "è stato l'etica del lavoro", conferma chi lo ha affiancato per anni.

"Tra le mille testimonianze ricevute in questi giorni - ha continuato Paolo - una mi ha colpito in modo particolare: 'Oggi ci ha lasciati non una parte della nostra storia, ma una parte del nostro futuro'. Ecco, questo era lui, sempre proiettato in avanti, uno sperimentatore nato. Ha creato un nuovo modo di porsi nei confronti dei pazienti. E questo è il valore aggiunto dell'Ieo". A ricordarlo un braccialetto - un nastro azzurro - che da oggi si potrà vedere al polso di tante persone in Istituto: "Grazie professore - c'è scritto - da tutte le donne e gli uomini dell'Ieo".

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