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L'infettivologo: "in Toscana caso New Delhi ora sotto controllo"

21 novembre 2019 | 16.22
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L'infettivologo:

"Da novembre 2018 è stato segnalato un focolaio regionale di infezioni causate da K. pneumoniae ed E. coli produttori di Ndm (New Delhi) nella zona nord-occidentale della Toscana. Ad oggi, sono stati segnalati circa 1.000 casi di colonizzazione (pazienti che hanno il microrganismo nell'intestino) con 126 casi di infezioni invasive (batteriemia, infezione del sangue), circa il 10%. In quest'ultimo gruppo la mortalità supera il 30%. Da 4-5 settimane stiamo però assistendo a un declino delle infezioni e della mortalità, grazie a una serie di strategie messe in pratica negli ospedali". A tracciare il quadro è Marco Falcone, infettivologo dell'Azienda ospedaliero universitaria Pisana, oggi in occasione dell'evento 'How can vaccines combat Antimicrobial Resistance' organizzato a Siena nel Gsk Vaccines Research Center, per la Settimana mondiale sulla consapevolezza antibiotica 2019.

"L'emergere e il diffusione di nuovi agenti patogeni come questi - spiega l'esperto all'Adnkronos Salute - sono una minaccia per la salute pubblica. Gli enterobatteri produttori di carbapenemasi sono ben noti per causare molte infezioni gravi, con conseguente aumento del tasso di mortalità, dei costi di trattamento e dei ricoveri prolungati".

"Tra i tipi ampiamente riconosciuti di carbapenemasi, la β-lattamasi di New Delhi (Ndm) e la Klebsiella pneumoniaecarbapenemasi (Kpc) sono gli enzimi più importanti. La presenza del gene Ndm conferisce a questo microrganismo resistenza contro quasi tutte le classi di antibiotici esistenti, inclusi gli ultimi prodotti usciti. Le misure da attuare - prosegue - comprendono la sorveglianza attiva dei pazienti ad alto rischio, la diagnosi precoce e il trattamento delle infezioni, nonché interventi efficaci di controllo volti a prevenire l'ulteriore diffusione di questo batterio in Italia e nell'Unione europea".

"L'Italia - prosegue Falcone - è uno dei Paesi che ha il più grosso problema di antibiotico-resistenza e la Toscana è finita sotto i riflettori per il caso 'New Delhi', che non è un microrganismo particolarmente virulento. Ma ciò che è nuovo è che ha acquisito un gene più resistente. in grado di rendere anche gli ultimi antibiotici inefficaci. Il germe si è diffuso e ha dato luogo a un'epidemia a causa della facile trasmissione da paziente a paziente".

"L'impatto clinico è stato importante, ma la Toscana ha creato un'unità di crisi che ha adottato uno screening sistematico di tutti i casi che giungono negli ospedali, procedendo all'isolamento automatico nel caso di un paziente infetto. Questo, insieme ad altre procedure - sottolinea - sta permettendo nelle ultime settimane una riduzione dei casi di infezioni e colonizzazione. L'epidemia ha messo alla prova il sistema, ma oggi vediamo raggi di luce e riusciamo a contenere meglio il tutto".

"Tutti gli eventi negativi come un'epidemia - conclude - si associano sempre a un miglioramento delle prassi e delle attitudini. Il caso New Delhi in Toscana ha mostrato che contro i batteri resistenti occorre puntare sulla diagnosi precoce e sulla consapevolezza tra i medici. Da infettivologo penso che sia cruciale il ruolo della prevenzione, intesa anche come profilassi, per impedire a monte la diffusione di questi germi. Credo che i vaccini, attraverso lo studio di specifici anticorpi, saranno la chiave che ci permetterà in modo molto più agevole di combattere la sfida dell'antibiotico-resistenza".

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