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Lirica: 'Tosca' chiude a Ravenna la Trilogia d'Autunno

18 novembre 2017 | 16.06
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Un momento di 'Tosca' l'opera che chiude al Teatro Alighieri di Ravenna trittico della Trilogia d'Autunno, rassegna ideata da Cristina Mazzavillani Muti - (foto Zani-Casadio)
Un momento di 'Tosca' l'opera che chiude al Teatro Alighieri di Ravenna trittico della Trilogia d'Autunno, rassegna ideata da Cristina Mazzavillani Muti - (foto Zani-Casadio)

Con la rappresentazione di 'Tosca' si chiude domani, al Teatro Alighieri di Ravenna (ore 15.30), il primo trittico d’opera della Trilogia d’Autunno 2017 (repliche 23 e 26, rispettivamente alle 20.30 e 15.30), al termine di un weekend dedicato all’opera italiana sotto il segno del Verismo in musica aspettando che altri due capolavori ritornino in scena, 'Cavalleria' (21 e 24 novembre) e 'Pagliacci' ( 22 e 25).

'''Tosca era una scelta inevitabile per questa Trilogia - ha dichiarato Cristina Mazzavillani Muti, ideatrice e regista dell’intero progetto-  Debutta nei primi giorni del 1900 ed è simbolo del nuovo secolo, dove Puccini proietta l’immediatezza e il gesto fulmineo già illuminati da Mascagni e Leoncavallo. Tutte le vicende delle tre opere si svolgono nell’arco di una giornata, e in tutte e tre l’onda emozionale non si interrompe mai, lungo una tensione che conduce inevitabilmente al grido e alla lacerazione''.

''Ed è questo, credo, il segreto della straordinaria efficacia espressiva del Verismo'', ha concluso Mazzavillani Muti. Se a popolare 'Cavalleria' e 'Pagliacci' è un’umanità povera, persino deforme, sono borghesi e aristocratiche le vicende di 'Tosca', tratta dal dramma di Victorien Sardou. Sul palcoscenico dell’Alighieri luci e proiezioni scolpiscono una Roma chiusa e soffocante, in chiaroscuri da cui emerge la passione politica ancor più che quella amorosa. E' infatti dalla rivolta, dall’amor di patria che tutto muove.

Dopo il Te Deum per il quale il popolo romano si raccoglie a testimoniare gli eventi, l’assoluta solitudine della camera di tortura (luogo di sofferenza solo evocato dalle grida straziate di Cavaradossi) si duplica nell’altrettanto assoluta solitudine di Tosca sugli spalti di Castel Sant’Angelo. Solitudine che si apre sull’abisso e sul mattino, finendo per rappresentare l’unica via di fuga per la donna.

Il team creativo che affianca la regista è composto da Vincent Longuemare light design, David Loom visual design, Davide Broccoli video e Alessandro Lai per i costumi. Sul podio dell’Orchestra Giovanile Cherubini Vladimir Ovodok, mentre il Coro del Teatro Municipale di Piacenza è preparato da Corrado Casati e le voci bianche del coro Ludus Vocalis sono dirette da Elisabetta Agostini.

Tosca è Virginia Tola (proprio con questo ruolo la soprano argentina si è imposta all’attenzione internazionale come vincitrice del concorso 'Queen Sonja', mentre veste i panni di Cavaradossi Diego Cavazzin, che nonostante l’infortunio al braccio durante le prove copre tanto questo ruolo quanto quello di Canio in Pagliacci.

Debutta invece nel ruolo di Scarpia Andrea Zaupa, Paolo Gatti e Giorgio Trucco sono rispettivamente Angelotti e il sagrestano, mentre Spoletta e Sciarrone sono interpretati da Filippo Pollini e Ion Stancu. Menzione speciale per il pastore, interpretato dalla quindicenne Julie Cassanelli, studentessa del Liceo Musicale di Forlì che porta in 'Tosca' il contributo di quelle giovani energie creative impegnate in 'Cavalleria' e 'Pagliacci' già protagoniste del censimento in forma di audizioni promosso a maggio da Cristina Muti.

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