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L'Italia affronta sfida dell'Industria 4.0. Anitec: "Cambiare modello business"

03 maggio 2016 | 16.48
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(Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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L'Italia apre alla sfida della Quarta Rivoluzione Industriale, quella che sta scandendo la manifattura 4.0 legata agli oggetti connessi, ma alle nostre aziende serve un cambio di passo per approdare ad una produzione basata sulle tecnologie digitali. Puntare su un'Industria 4.0 significa infatti far entrare il sistema produttivo nazionale nell'imponente scia dell'IoT che conta oggi 14 miliardi di oggetti connessi. Ma se "molti settori del Paese sono pronti" alla sfida del digitale, la trasformazione delle imprese nazionali "è ancora lenta" è stato lo scenario delineato da Anitec, l’associazione confindustriale dell’Ict e dell'elettronica di consumo, che, assieme al Consiglio Nazionale delle Ricerche e alla Fondazione Cotec, ha dato vita all'incontro "Internet of Things e Manufacturing 4.0", presso la sede romana del Cnr.

"Siamo nel mezzo di una trasformazione profonda della società che coinvolge tutti gli aspetti dello sviluppo del manifatturiero" ma il cambio di passo della Quarta Rivoluzione Industriale, che aprirà le porte all'Industria 4.0 nazionale, è condizionato "fra chi ha compreso la portata dell'innovazione tecnologica e cambiato modello di business" e chi, invece, "il digitale lo inserisce in azienda solo per abbassare i costi" ha sottolineato all'Adnkronos il presidente di Anitec, Cristiano Radaelli.

Il digitale, ha osservato Radaelli, "è una trasformazione che alza il livello di competitività delle aziende, creando più posti di lavoro" e nel nostro Paese, al momento, la situazione si presenta "a macchia di leopardo", perchè "c'è chi innova per crescere e chi lo fa solo pensando ai conti di cassa, rimanendo irrimediabilmente indietro". I dati emersi dall'incontro offrono uno scenario inequivocabile: il numero di oggetti connessi a internet nel mondo è destinato a salire vertiginosamente visto che, secondo le stime, già nel 2020 sarà fra i 20 e i 100 miliardi, per un valore aggiunto nell’economia globale che fra quattro anni varierà fra i 1.900 ed i 14.400 miliardi di dollari.

In questo quadro, nel nostro Paese, in base alle ricerche del Politecnico di Milano, alla fine del 2015 il mercato degli oggetti connessi con la rete cellulare è stato pari a 1,47 miliardi di euro. E, se a questo scenario si somma anche il mercato di applicazioni basate su altre tecnologie di trasporto (Wireless M-Bus, Wi-Fi, Low Power Mesh networks, Bluetooth Low Energy), che è circa di 530 milioni di euro, si arriva ad un mercato italiano complessivo di 1,55 miliardi di euro, in crescita del 30% rispetto all’anno prima.

Lo scenario, illustrato dal Vicepresidente di Anitec e Ceo di Italtel, Stefano Pileri, mostra inoltre come, negli ultimi 15 anni gli investimenti in tecnologie, incidendo fortemente sulla produttività, hanno contribuito per il 45% alla crescita media del Pil negli Usa, per il 30% in Europa e solo per il 20% in Italia. Gli investimenti digitali nei Paesi europei rappresentano oggi mediamente il 6,4% del Pil, mentre in Italia raggiungono solo il 4,7%. Di fronte alla sfida dell'innovazione, e "malgrado le concrete evidenze dei benefici", le imprese italiane "non hanno ancora avviato in modo sistemico e profondo la trasformazione competitiva digitale" ha stigmatizzato Pileri.

La causa di questo rallentamento, ha osservato, sta in un "gap culturale digitale ancora presente nel Paese e in una politica industriale non ancora pienamente orientata". L'Italia "è prontissima al balzo verso un'Industria 4.0" e alla trasformazione digitale delle imprese, perchè "istituzioni come il Cnr, con tutti i suoi istituti del settore, hanno già svolto un importante lavoro prepratorio" ha affermato all'Adnkronos il presidente del Cnr, Massimo Inguscio.

E' in atto un "rinascimento industriale, al centro c'è internet, l'Ict, l'informatica" che sono "essenziali", ma le "aziende vanno completamente ricostruite" ha evidenziato il presidente della Fondazione Cotec, Luigi Nicolais. "Le nuove tecnologie vanno sostenute perchè aumentano il mercato e quindi la possibilità di accesso al lavoro" ha rimarcato Nicolais. Così, per avere un quadro "vero" e "definito" dell'Italia innovativa, sta procedendo spedita in Commissione Attività Produttive della Camera "un'indagine conoscitiva sullo stato dell'innovazione del Paese e dell'innovazione delle imprese italiane", partita ad inizi 2016, e la "relazione conclusiva su Industria 4.0 sarà indirizzata al più presto al Governo" ha riferito il deputato del Pd Lorenzo Basso, membro della Commissione Attività Produttive della Camera. Nella relazione, ha riferito Basso, "ci sarà un quadro, il più completo possibile" redatto "con un filo rosso contraddistinto dal carattere diverso di questa Quarta Rivoluzione Industriale". In Commissione, ha spiegato, "abbiamo ascoltato grandi industrie, multinazionali, grandi società di consulenza globale e, naturalmente, enti di ricerca nazionali e internazionali" insieme a "interi settori dell'industria italiana come l'edilizia, il manifatturiero o il farmaceutico", fortemente "coinvolti nella trasformazione digitale". Basso ha riferito anche di audizioni di ambasciate, tra cui quella della Germania, con cui la Commissione ha potuto confrontare i diversi gradi di innovazione fra Italia e altri Paesi Ue. "Siamo ad un punto di maturazione tecnologica che sta cambiando l'economia dei Paesi" e, ha aggiunto, "il nostro obiettivo è realizzare un'analisi vera perchè non c'è bisogno di una visione dirigistica ma di una governance che metta insieme tutti gli attori, anche la scuola ed il settore della formazione".

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