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L'Italia del Family day raccontata dal suo leader

31 agosto 2016 | 13.22
LETTURA: 9 minuti

Massimo Gandolfini e Stefano Lorenzetto a Bisceglie per la manifestazione 'Libri nel Borgo antico'
Massimo Gandolfini e Stefano Lorenzetto a Bisceglie per la manifestazione 'Libri nel Borgo antico'

E' in arrivo nelle librerie italiane 'L’Italia del Family day', ovvero 'Dialogo sulla deriva etica con il leader del comitato 'Difendiamo i nostri figli'' (Marsilio) un libro-intervista dedicato a Massimo Gandolfini, presidente del comitato 'Difendiamo i nostri figli', l’uomo che ha portato oltre 1 milione di persone in piazza a Roma per la manifestazione al Circo Massimo contro la legge Cirinnà sulle unioni civili. Gandolfini, che ora sul fronte della riforma costituzionale si è schierato per il 'no' annunciando che farà campagna contro, si racconta con il giornalista Stefano Lorenzetto, il libro è firmato da entrambi, che in otto capitoli ricostruisce il pensiero del leader del Family day, la sua battaglia e i suoi obiettivi polemici, alza il velo sui suoi rapporti con il Papa e le gerarchie ecclesiastiche, così come con personaggi di spicco del fronte laico, Marco Pannella in primis, al quale fece dono di una corona del rosario che ha accompagnato il politico radicale nell’ultimo viaggio.

Lorenzetto va oltre: racconta il privato del luminare della medicina, primario neurochirurgo e psichiatra alla fondazione ospedaliera Poliambulanza di Brescia, impegnato in una battaglia culturale e politica a difesa della famiglia tradizionale. Padre di sette figli tutti adottati perché non poteva averne di suoi, imparentato con don Enrico Tazzoli, il più noto dei cinque martiri di Belfiore, Gandolfini militava nei Cristiani per il Socialismo e da giovane "ha rischiato di diventare un terrorista arruolato nelle Brigate rosse o in Prima linea", si legge nella scheda del libro. Professava la teologia della liberazione, ha votato a favore del divorzio nel referendum del 1974, una scelta di cui oggi si dice pentito. Aveva, tra i suoi riferimenti spirituali e politici, Giulio Girardi, Ernesto Balducci, Giovanni Franzoni, tre preti che furono sospesi a divinis o comunque emarginati dalla Chiesa. Nel 1977 l’inversione di marcia: Gandolfini partecipa al corteo milanese in cui viene ucciso l’agente di polizia Antonio Custra, 25 anni, e alla vista del sangue sull’asfalto entra in crisi. Non rinuncia alle istanze sociali, ma la sua vita cambia rotta. Si impegna nelle Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli, autotassandosi e donando tutto quello che poteva alle famiglie bisognose. Più tardi, la sua strada incrocia quella del Cammino neocatecumenale, il movimento spirituale fondato in seno alla Chiesa dallo spagnolo Francisco Argüello, detto Kiko, del quale oggi Gandolfini è l’esponente carismatico in Italia. È anche consultore neurochirurgo della Congregazione delle cause dei santi. Per conto del Vaticano ha esaminato scientificamente i miracoli che hanno portato sugli altari Madre Teresa di Calcutta, Giovanni Paolo II, Elisabetta della Trinità e Charles de Foucauld.

Sposato con Silvia Ceriani, medico come lui, con cui ha condiviso il lungo percorso spirituale dai Cristiani per il socialismo fino al Cammino neocatecumenale, figlio di Ugo Foscolo Gandolfini, che fu uno dei padri fondatori della Democrazia cristiana al fianco di Alcide De Gasperi, il leader del Family day scopre nel 1982 di non poter avere figli. Nel 1983, durante un pellegrinaggio a Loreto, lui e Silvia accendono un cero nella cattedrale di San Lorenzo a Perugia, chiedendo alla Madonna il dono di un figlio. Un mese dopo, i padri agostiniani propongono loro di adottare una bambina abbandonata in Perù. La bambina si chiama Maria, "e mia moglie e io avevamo promesso alla Vergine che la prima femmina l’avremmo chiamata così", racconta. Dopo la prima adozione, ce ne saranno altre sei, in molti casi sollecitate dal tribunale dei minorenni di Brescia e dai medici ospedalieri per salvare bambini e bambine in fin di vita o con forti handicap fisici, che non avrebbero avuto altre possibilità e che in almeno tre casi sarebbero morti se ad accudirli non avessero trovato una coppia di laureati in medicina con vasta esperienza clinica.

I compagni di strada di Gandolfini sono Maurizio Sacconi, Eugenia Roccella, Carlo Giovanardi, Rocco Buttiglione, Carlo Casini, i primi politici che Gandolfini sonda per la sua battaglia politico-culturale. Subito dopo, su indicazione di Sacconi, arriva l’incontro con il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, che lo incoraggia ad andare avanti: "Lei si prefigge una strategia di enorme portata. Provi", gli dice il porporato. Gandolfini non nasconde che, in occasione dell’ultimo Family day, "moltissimi vescovi mi hanno battuto metaforicamente una mano sulla spalla, ma da loro non ho avuto alcun appoggio visibile". Quando Papa Francesco evitò di citare il Family day all’Angelus domenicale svoltosi il giorno dopo la manifestazione, il neurochirurgo-psichiatra dice di aver provato "delusione". Però soggiunge: "Io penso sempre bene del Papa. Preferisco credere che sia circondato da consiglieri che gli suggeriscono alcune mosse sbagliate". Il vero obiettivo polemico di Gandolfini è Matteo Renzi che, afferma "ha trattato con spocchia e indifferenza il popolo del Family day, rifiutando più volte anche ogni confronto richiesto sulle unioni civili e procedendo a colpi di fiducia e diktat". Gandolfini svela di aver tentato un approccio con il premier, "attraverso un contatto informale ma di altissimo livello", ma ha trovato le porte sbarrate e commenta: "Che Renzi abbia deluso me, può starci. Ma che abbia inferto un dispiacere a questa persona, così importante nella sua vita, mi ha lasciato di sasso".

Forti critiche anche ad Angelo Alfano ("ci ha molto deluso"), per non aver rotto l’alleanza di governo dopo il via libera al ddl Cirinnà, e a Denis Verdini, "l’ex macellaio divenuto prima banchiere e poi profeta del renzismo". "Non sarà massone, come lui va giurando", osserva Gandolfini, "ma di sicuro incarna alla perfezione, anche per i suoi trascorsi nel Partito repubblicano, l’agnostico laicista radical-chic che vede i valori cattolici come il fumo negli occhi". Tuttavia, non è in vista alcun partito del Family day e, comunque, Gandolfini ci tiene a sottolineare che non potrebbe esserne il leader: "È indispensabile che io continui a fare il padre e il neurochirurgo, perché sono l’asse portante di una famiglia numerosa e complessa". Nel libro Gandolfini svela i particolari, fino a oggi rimasti ignoti, dell’udienza che papa Bergoglio gli ha concesso il 29 aprile 2016, tre mesi dopo il Family day: "Al termine il Santo Padre mi ha donato una medaglia del suo pontificato e un rosario, chiedendomi di pregare ogni giorno per lui. Congedandomi, gli ho detto: 'Santità, questo lavoro sta richiedendo a me e alla mia famiglia sacrifici enormi, per impegno di tempo e di forze, ma se è al servizio del bene e della Chiesa lo faccio con gioia. Mi dica: devo fermarmi? devo dimettermi? devo chiuderla qui?'. Immediata, senza esitazioni, la sua risposta: 'Grazie per quanto state facendo. Andate avanti'. M’è venuto spontaneo inginocchiarmi e papa Francesco mi ha dato la sua benedizione".

Che cosa ha spinto Gandolfini a promuovere il Family day? Unioni civili, utero in affitto, adozioni gay, omosessualismo e teoria gender sono il piano inclinato su cui, secondo Gandolfini, l’Italia sta scivolando verso una deriva etica: "Il diritto di un bambino ad avere un padre e una madre, il valore della famiglia quale cellula fondamentale della società, il rifiuto dell’eutanasia di Stato ci vedono attestati lungo quella che consideriamo la linea del Piave, sfondata la quale prevarrà la barbarie". Dietro le scelte del premier Renzi in campo etico, secondo Gandolfini, si staglia l’ombra del governo americano ("da cui mi sono convinto che il nostro premier prenda ordini") e, dietro a Barack Obama, ci sono 'le grandi lobby economiche", tutte a sostegno dell’ideologia gay e gender perché "una società debole, formata da figli con orientamenti sessuali incerti e mutevoli, è altissimamente condizionabile da qualsiasi input dall’esterno".

Tra le sorprendenti rivelazioni contenute nel libro, due forse più di altre meritano attenzione. Una riguarda i rapporti con i musulmani: "Ho avuto un grande riscontro nel mondo islamico", dice Gandolfini. "Vengo spesso invitato a parlare e a proiettare le slide nei loro centri di cultura, con l’ausilio di un traduttore simultaneo". Quindi non ha paura dei musulmani, lo incalza Lorenzetto. La risposta è netta: "Oddio, farei fatica a dire che provo simpatia per l’islam. Ma non sono neppure fra coloro che temono l’invasione dell’Occidente da parte dell’Isis. Non credo di correre il rischio di finire sottomesso al Califfato. Insomma, non condivido il catastrofismo di Oriana Fallaci. Non penso affatto che i maomettani c’invaderanno, come paventava la scrittrice". Un’altra rivelazione riguarda il rapporto con Marco Pannella: "Ho avuto parecchi incontri con il defunto leader radicale. Gli ho persino donato un rosario. È accaduto a Verona, durante un dibattito su eutanasia e unioni civili. Pannella s’è messo a parlare dell’Annunciazione di Maria, del valore della religione, della necessità di ripensare l’umano, del bisogno di traghettare le persone verso la felicità. Concluso l’incontro, gli ho detto: Marco, ho sentito che sei in piena crisi mistica, voglio farti un regalo. E gli ho messo tra le mani una corona del rosario. Poi ho soggiunto: lascia che ti ricordi due cosette: la prima è che dobbiamo augurarci che ogni nostra attività abbia in Dio il suo inizio e in Dio il suo compimento; la seconda è che vai sul sicuro solo se ti affidi alla preghiera. Mi ha sorriso".

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