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L'Italia sempre più rinnovabile

27 novembre 2018 | 11.47
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(Fotolia) - pixarno - Fotolia
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L’energia rinnovabile unisce l’Italia. In tutti e 7.978 municipi sono stati installati uno o più impianti da fonti rinnovabili (10 anni fa erano solo 356). Nel Paese del Sole sono ben 7.862 i Comuni in cui sono presenti impianti fotovoltaici, 6.822 quelli del solare termico, 1.489 quelli del mini idroelettrico e 1.025 quelli dell’eolico, 4.130 quelli delle bioenergie e 595 quelli della geotermia. Grazie a questo mix di impianti distribuiti su tutto il territorio, ben 3.060 comuni sono diventati autosufficienti per i fabbisogni elettrici e 58 per quelli termici, mentre 37 municipi si confermano rinnovabili al 100% per tutti i fabbisogni delle famiglie. I dati arrivano dal dossier di Legambiente Comuni Rinnovabili 2018 presentati in occasione del Forum QualEnergia organizzato insieme a La Nuova Ecologia e Kyoto Club, con il contributo di Cobat.

In dieci anni la produzione da rinnovabili è cresciuta di oltre 50 TWh, con un contributo delle rinnovabili che è passato dal 15 al 34,4% rispetto ai consumi elettrici e dal 7 al 17,7% in quelli complessivi. Il rapporto annuale di Legambiente quest’anno ha puntato sulle storie dal territorio che raccontano 100 esperienze virtuose e all’avanguardia per la capacità di soddisfare i fabbisogni energetici attraverso risorse energetiche locali, gestite attraverso reti e sistemi di accumulo nei piccoli comuni come nei grandi centri urbani di tutto lo Stivale.

Secondo il rapporto Comuni Rinnovabili 2018, è la Lombardia la regione con il maggior numero di impianti a fonte rinnovabile in Italia, con 7.989 MW installati, grazie soprattutto all’eredità dell’idroelettrico del secolo scorso. La Puglia è invece la regione col maggior numero di installazioni delle “nuove” rinnovabili, ossia solare e eolico (5.056 MW su 5.388 MW totali).

Il problema è che lo sviluppo delle rinnovabili è stato fortemente rallentato negli ultimi anni, perché le politiche hanno guardato in un'altra direzione, e perché non sono stati risolti i problemi legati alle barriere, anche non tecnologiche, che trovano i progetti nei territori. Negli ultimi cinque anni, infatti, la crescita delle installazioni è fortemente rallentata, la media per il solare è stata di 407 MW all’anno e di 301 MW per l’eolico. Il segnale positivo è che nel fotovoltaico gli impianti sono andati avanti malgrado lo stop agli incentivi, con 233mila impianti realizzati di piccola taglia negli ultimi tre anni.

E oggi, grazie all'Europa, diventa possibile abbattere le barriere che in Italia impediscono di scambiare energia prodotta da fonti rinnovabili nei condomini, in un distretto produttivo o in un territorio agricolo. Nel 2017 è calato anche il contributo della produzione da rinnovabili rispetto ai consumi e sono tornate ad aumentare le emissioni di CO2.

Secondo una ricerca realizzata da Elemens per Legambiente diminuendo al 2030 le emissioni del 55%, si avrebbero benefici pari a 5,5 miliardi di euro all’anno (considerando il consumo evitato di combustibili e il minor gettito fiscale) con la creazione di 2,7 milioni di posti di lavoro. Tutto ciò grazie alla riduzione delle importazioni dall’estero di combustibili fossili e dei consumi energetici.

“Il nuovo Piano energia e clima, che l’Italia dovrà presentare in una prima versione entro dicembre 2018, dovrà fissare la traiettoria degli obiettivi e delle politiche al 2030, inquadrate dentro una strategia di lungo termine al 2050 di decarbonizzazione dell’economia, come previsto dalle nuove direttive europee" afferma il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini.

Domenica, sottolinea Zanchini, "si apre la Conferenza sul Clima a Katowice, in Polonia, e ci aspettiamo che il nostro Governo si batta per mettere in campo un’azione climatica ambiziosa, coerente con l’obiettivo di fermare l’aumento delle emissioni entro 1.5°C, in modo da ridurre in maniera significativa i danni climatici non solo per i paesi più poveri e vulnerabili, ma anche per l’Europa".

“L'accelerarsi di fenomeni climatici estremi fa capire che siamo ormai decisamente entrati nella crisi climatica" afferma il direttore scientifico di Kyoto Club Gianni Silvestrini, secondo cui: "questo fatto impone di alzare notevolmente l'attenzione della politica su questa emergenza/quotidianità. Vanno dunque avviate strategie efficaci sia sul fronte della difesa che sull'adozione di politiche di riduzione drastica dei gas climalteranti. Insomma, quella del clima deve diventare una priorità per il Governo”.

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