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Lo "sbirro qualunque" che canta in rap il lavoro degli agenti in strada

29 settembre 2021 | 17.12
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Lo

C'è una canzone che fa così: "Tutti i giorni per strada a prendere insulti e tacere ad ogni sassata, non è per la grana. Va bene solo se chi spara non è una guardia. Siamo a difesa di tutti, ma se ci pensi a noi chi cazzo ci difende". E' una canzone rap che si intitola "Chi è lo sbirro?" e che sta incassando condivisioni su condivisioni sui social, apprezzamenti - tanti - e critiche - a sorpresa - poche. La canta un agente della Polizia di Stato, uno 'sbirro qualunque', come si fa chiamare, che racconta la realtà di un lavoro bistrattato, denigrato, insultato e sminuito da uno stipendio spesso non adeguato alle responsabilità che comporta. Un ragazzo di 26 anni che nella difficile realtà campana ha deciso di indossare una divisa piuttosto che cedere alle lusinghe di banditi coi soldi facili. Un po' come già aveva fatto Anonimo Italiano più di 30 anni fa, canta col volto coperto. Non da una maschera argentata, ma da un passamontagna dietro al quale, dice all'Adnkronos, "ci sono io e tutti i miei colleghi".

L'unica concessione ai fans è l'uniforme della Polizia di Stato, per il resto c'é quello che incide: il "flow" dei rapper più blasonati, parolacce e testi da denuncia che seguono ritmicamente quelli dei maestri del genere, da Fabri Fibra a J-Ax. Lontano dallo stereotipo del trapper coi capelli sbiaditi, i tatuaggi, i piercing e la catena d'oro al collo, ha unito la passione per il rap e quella del suo lavoro ripulendo il sound recentemente viziato dal mito della droga e della vita sfrontata e arricchendolo con i fatti, quelli di chi combatte dall'altra parte della barricata, senza gioielli gitani né denti di brillanti.

All'Adnkronos che lo ha rintracciato dice: "dietro al mio volto coperto ci sono tutti i poliziotti, i carabinieri che non hanno voce, quelli che ogni giorno tutelano tutti, pure quelli pronti a puntargli il dito contro alla prima occasione. Amo il rap, sono 13 anni che scrivo musica e oggi denuncio le storture di un mondo al contrario. La cocaina, i soldi facili, l'arroganza e la strafottenza hanno sempre goduto di maggiore appeal rispetto a una vita di regole e rispetto. Ci sta, sono un ragazzo pure io. Però - sottolinea lo 'sbirro qualunque' - era arrivato il momento che qualcuno girasse il lato della cassetta, che si cantasse pure un'altra musica, quella spesso molto più movimentata del bullo che gioca alla malavita e che segue ritmi vorticosi per il gusto di fare del bene e garantire a tutti la sicurezza. E' banale? Noi rischiamo la vita, corriamo, subiamo insulti e sputi. Giudicati se reagiamo, giudicati se non agiamo".

Oltre 1.500 follower sui social, ha già inciso una canzone per Falcone e Borsellino e una per Willy, il 21enne ucciso a Colleferro un anno fa. "Il mio obiettivo è far capire chi siamo realmente noi poliziotti, ma anche le forze dell'ordine in generale - spiega - considerato l'accanimento che c'è nei nostri riguardi nei telegiornali. I giovani devono essere informati su ciò che realmente accade, oltre il video di 10 secondi mandato in onda sulle manganellate date da un agente in una situazione a rischio. Mi arrivano tantissimi messaggi privati di ragazzi che mi incoraggiano ad andare avanti, che apprezzano le mie canzoni. A sopresa pochi, pochissimi i commenti negativi. Sono convinto che, seppur non sarà facile, le cose potranno cambiare. Se mai raggiungerò la fama dei rapper più famosi, in tanti cambieranno idea sui poliziotti aggressivi. Lo dico in musica, ma quello che canto è la realtà del nostro lavoro. Quella intera, senza tagli e senza sconti".

(di Silvia Mancinelli)

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