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25 aprile: Scurati, 'Chi si dissocia offende la democrazia'

24 aprile 2019 | 14.52
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Antonio Scurati (Fotogramma)
Antonio Scurati (Fotogramma)

(di Giannandrea Carreri) - Il 25 aprile è una ricorrenza 'viva'? "Assolutamente sì. Oggi questa ricorrenza festosa, commemorativa e celebrativa è più viva che mai perché deve rinascere a nuova vita. Il significato partitico e 'partigiano' - nell'accezione peggiore del termine - che spesso le è stato erroneamente attribuito in passato è storicamente inattuale. Oggi può e deve essere chiaro che i Partigiani - nell'accezione migliore del termine - le donne e gli uomini che combatterono gloriosamente a rischio della vita il nazifascismo, lo fecero per tutti noi, donne e uomini liberi grazie a loro, cittadini di una democrazia, qualunque sia il nostro orientamento politico. Per questo motivo, qualunque rappresentante delle istituzioni o leader di partito avanzi riserve o, addirittura, si dissoci da questa celebrazione, rimanendo intrappolato in una controversia novecentesca, per calcolo o per fraintendimento, offende la democrazia a venire". Lo scrittore Antonio Scurati, autore di 'M. Il figlio del secolo', romanzo su Mussolini e il fascismo dove tutto è documentato, definisce così, intervistato dall'Adnkronos, attualità e significato del 25 aprile, bacchettando strumentalizzazioni e dissociazioni politiche dalla Festa della Liberazione dal nazifascismo.

"Le polemiche sono strumentali, retrograde, deprecabili, da qualunque parte vengano, sia che provengano dall'interno dei cortei popolari sia che provengano dall'esterno, da chi non vi prende parte. Il significato altissimo che oggi, a più di 70 anni dalla Liberazione, riveste la festa nazionale del 25 aprile è proprio l'antitesi del prendere partito per una fazione ideologica o politica", sottolinea Scurati che quanto alla lettura che possono dare i più giovani del 25 aprile ritiene che questo non prendere partito "le nuove generazioni, libere da retaggi del passato possono, coglierlo a pieno: è vero che molti dei combattenti antifascisti furono comunisti ma è altrettanto vero che la conquista storica della Resistenza fu la democrazia, la Repubblica, il suffragio universale, la solidarietà popolare e la dignità della persona umana a prescindere da razza, sesso, età, confessione religiosa".

Scurati ha sempre sostenuto che l'antifascismo sia da rifondare e che questo processo 'M' vuole stimolare, come raggiungere questo obiettivo? "La rifondazione dell'antifascismo novecentesco per il nuovo millennio consiste nel liberarlo da bandiere di partito, da odi di fazione, da una militanza antistorica e malintesa. Tutti i sinceri democratici, avversi alla restrizione delle libertà individuali, alle politiche di discriminazione, alla svalutazione delle istituzioni parlamentari, alla violenza politica fisica e verbale, tutti loro sono legittimi eredi e custodi di ciò che in passato chiamammo 'anti-fascismo'. Una nuova narrazione equanime, franca, libera da pregiudiziali ideologiche ma niente affatto equidistante - anzi, proprio per questo schierata a favore della democrazia, di ciò che furono il fascismo e l'antifascismo storici - può contribuire a questo rinnovamento".

Scurati intanto prepara il 'raddoppio' del suo personale contribuito, scrivendo il seguito di 'M'. A che punto è il lavoro? Ci sono correzioni di rotta rispetto al primo libro? "Posso dire che ci sto lavorando da prima che venisse pubblicato 'M'. E' al punto in cui si racconta di come un movimento di violento rigetto della 'vecchia politica', che conquista il potere con metodi violenti in nome di una rivoluzione che fa leva sul risentimento, sulla delusione, sul senso di tradimento e di declassamento della piccola borghesia, sul sentimento di essere minacciati nei propri pochi averi e nelle proprie poche certezze, divenuto regime, tradisca tutte le promesse iniziali e scivoli verso una dittatura totalitaria. Nessuna correzione di rotta. Io racconto la nostra storia, non inseguo la cronaca", conclude lo scrittore.

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