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Showroom virtuale

Lo showroom in mano: aumentato, immersivo e che impara

24 giugno 2021 | 11.42
LETTURA: 3 minuti

Realtà virtuale e intelligenza artificiale si incontrano per creare nuove esperienze di shopping nello smartphone, in grado di leggere il coinvolgimento personale.

 - Da Velvet Media
- Da Velvet Media

Seguendo la filosofia cara all’economia pandemica, l’italiana Velvet Media porta la montagna da Maometto, facendo entrare nelle nostre case interi showroom, costruiti su misura per ricreare un giro per negozi il più possibile simile al reale. Shopping online, sì, ma in ambienti realistici: lo showroom per un’azienda di scarpe di lusso, ad esempio, viene ricalcato su quello realmente esistente, giocando sui dettagli per rendere l’esperienza più immersiva e dettagliata. Si cammina realmente tra i corridoi, si usano chiavi per aprire le porte ed entrare nelle stanze, ognuna con un mood che richiama la collezione, si guardano le scarpe esposte sotto ogni angolazione e basta un click per acquistarle. Un’azienda produttrice di sedie di design ha invece scelto questa formula per presentazioni b2b. Lo showroom è sempre attivo, ma quando si organizzano eventi gli avatar dello staff si animano, gestiti dai loro stessi alter ego fisici, e interagiscono con i visitatori. Nelle varie sale si trovano le diverse collezioni, con modelli 3D che è l’azienda stessa a caricare in autonomia nello showroom.

Il goal per Velvet Media è dare un’esperienza virtuale completa ma che non resti fine a se stessa. Per questo, a costo di perdere in alcuni punti il “fattore wow” si preferisce privilegiare la fruibilità attraverso qualsiasi device. Tradotto: anche se ci colleghiamo con il visore VR più avanzato non possiamo prendere in mano gli oggetti, ma l’esperienza è godibile e scorrevole anche da uno smartphone senza perdere le sue caratteristiche - che è quello che poi interessa di più per arrivare al grande pubblico. Sono modelli complessi e costosi, che convengono come investimento a chi ha un reale vantaggio a farsi costruire su misura uno spazio virtuale. Per chi invece vuole testare questo metodo di rapporto con i clienti sia business che retail, oppure lo vuole usare per periodi limitati, Velvet Media ha pensato di investire in uno showroom che è possibile affittare, con costi molto inferiori per l’azienda. Il funzionamento è lo stesso, con spazi predefiniti per caricare il rendering del proprio prodotto, scegliendo l’opzione in base all’intensità dell’esperienza (e all’investimento che si vuole sostenere): si va da semplici gallery di immagini a video, fino a modelli 3D o anche, volendo, a esperienze pensate per la VR. Immaginiamo, per dire, di toccare un manichino che indossa l’abito che ci interessa e veder sfilare la modella intorno a noi, assistendo a una sfilata vera e propria.

Oltre all’esperienza immersiva per il cliente, gli showroom virtuali hanno un altro punto di forza: permettono di registrare i dati dell’esperienza: le zone di maggiore attrazione, i prodotti che catturano di più, le impostazioni che attirano lo sguardo e quelle che invece passano inosservate, in modo da aggiustare il tiro in corsa, tracciamento molto complesso da fare in un punto vendita fisico. C’è chi ci prova però, come la startup Lanp (italiana anche lei) con il suo Ulisse. Si tratta di una piattaforma IoT modulare e integrata che grazie a sensori visivi uniti a tecnologia radar raccoglie in tempo reale i dati comportamentali dei visitatori di un negozio, in modo da comprenderne lo stato d’animo, il livello di coinvolgimento e attenzione nelle varie zone, la propensione all’acquisto. Elabora statistiche sulle performance di determinati allestimenti o scaffali, analizza il traffico nelle varie sezioni e il tempo di permanenza dei clienti. Fornisce inoltre feedback in tempo reale al personale, che è in grado così di rapportarsi al meglio ai clienti senza eccessiva invadenza. Resta il nodo della privacy: mentre in un’esperienza virtuale diamo quasi per scontato il fatto di essere tracciabili e tracciati, c’è da chiedersi quanto essere seguiti da sensori che registrano ogni nostro movimento in un negozio fisico abbia bisogno di autorizzazioni o possa essere considerato alla stregua dei sistemi di sicurezza a circuito chiuso.

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