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Lo smart working arriva in Kuwait Petroleum Italia

17 dicembre 2018 | 13.26
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Livio Livi, direttore Hr e relazioni esterne Kupit
Livio Livi, direttore Hr e relazioni esterne Kupit

"Un progetto che nasce da una necessità di creare una nuova e diversa partnership tra azienda e dipendente, fondata sulla flessibilità perché smart working vuol dire proprio questo: lavoro flessibile". Così Livio Livi, direttore Human Resources, SSHE e Relazioni Esterne di Kuwait Petroleum Italia (Kupit), parla del progetto di smart working avviato a novembre da Kupit.

Una scelta fatta perché lo smart working, spiega Livi, "è una tendenza del mercato innovativa e perché noi siamo, da sempre, impegnati in prima fila nell'innovazione". "In un mondo e contesto competitivo che cambia -precisa Livi- anche noi vogliamo farlo e lo vogliamo fare attraverso la leva dell'innovazione, che può essere colta sia attraverso nuove opportunità di business, sia attraverso nuovi e più flessibili modi di organizzarci".

Ma perché adottare lo smart working è così importante? "Perché, in una dinamica sociale così complessa -risponde Livi- come abbiamo adesso, avere la possibilità di garantire un nuovo e migliore bilanciamento tra vita professionale e vita personale è molto importante. E questo si riesce a fare attraverso un diverso rapporto tra azienda e dipendente, fondato non più sulla condivisione di uno spazio e di un tempo unico ma attraverso una flessibilità della gestione del luogo di lavoro e del tempo di lavoro".

Importante perché, sottolinea il direttore Hr di Kupit, "alcune fasce di popolazione aziendale sono molto sottoposte a una pressione nella gestione del bilanciamento tra vita aziendale e vita personale". "Penso, ad esempio, a chi -cita Livi- ha la residenza lontano dal luogo di lavoro: il commuting (pendolarismo, ndr) è, infatti, un elemento molto importante del bilanciamento. O anche a chi si trova in quei momenti della vita come quando si hanno i figli piccoli o un genitore anziano che necessita di supporto e assistenza".

Quindi garantire flessibilità al dipendente, ribadisce Livi, "significa dargli maggiore motivazione, maggiore riconoscimento e soddisfazione, in definitiva, maggiore produttività". Ma i vantaggi del lavoro flessibile ci sono anche per l'azienda. A partire da quello di "creare una cultura diversa del modo di lavorare -spiega il direttore Hr di Kupit- non fondata sul tempo che si passa insieme, ma sulla condivisione di obiettivi". "Perché lo smart working -continua Livi- ha come presupposto fondamentale il fatto che il dipendente e il proprio supervisore condividano degli obiettivi che possano essere svolti nel luogo e nel tempo in maniera differenziata".

Un fattore che "allinea il dipendente a obiettivi condivisi con l'azienda -spiega Livi- e che lo rende quindi maggiormente consapevole di quello che è richiesto dal proprio ruolo e aumenta il suo committment nel modo di raggiungerlo". "Il progetto è stato avviato a novembre -ricorda Livi- con un test messo a punto insieme al Politecnico di Milano, un'eccellenza europea in questo campo. Abbiamo individuato un target di dipendenti che erano maggiormente sensibili alle esigenze di flessibilità, quindi abbiamo iniziato supportando questo progetto a dei dipendenti che avessero figli piccoli. Ma intendiamo estenderlo a tutta la popolazione aziendale", conclude.

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