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Lo Stato acquista lettera di Leopardi al cugino Giuseppe

24 gennaio 2023 | 13.17
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"Caro Peppino, le vere amicizie non si dovrebbero mai rompere..."

(Crediti: Biblioteca Nazionale di Napoli)
(Crediti: Biblioteca Nazionale di Napoli)

"Caro Peppino, Veramente le amicizie o non si dovrebbero mai stringere, o strette che fossero non si dovrebbero mai rompere. Sono però ben certo e bene persuaso che la colpa in ciò non sia stata vostra". Così scriveva Giacomo Leopardi, spedita da Recanati il 29 agosto 1823, al cugino, il marchese Giuseppe Melchiorri a Roma. Ora questa lettera autografa a carattere privato è stata acquisita dallo Stato e consegnata alla Biblioteca Nazionale di Napoli.

Il Ministero della Cultura ha esercitato il diritto di prelazione assicurandosi l'autografo ed impedendo che venisse venduto a privati. La lettera va così ad arricchire ancor di più il prezioso fondo Leopardiano della Biblioteca Nazionale di Napoli, che custodisce in originale l'opera di Leopardi ed oltre il 90% delle corrispondenze inviate da parenti ed amici allo stesso poeta.

Nella lettera al cugino Giuseppe Melchiorri si cita la rottura con Pietro Visconti, con cui nel 1824 avrebbe fondato le "Memorie romane di antichità e belle arti", la morte di Papa Pio VII e il successivo conclave. La lettera è stata acquistata ripiegata e imbraghettata nel primo volume dell'Epistolario di Leopardi, edito da Le Monnier a Firenze nel 1883, edizione in cui la lettera non risulta, quasi a riempire la lacuna.

Con il cugino, Giacomo Leopardi intrattenne una corrispondenza pervasa di accenti di affettività simili a quelli riservati al fratello Carlo. I due cugini erano infatti quasi coetanei e grazie alla confidenza acquisita nel corso della frequentazione, durante i soggiorni romani di Giacomo, si confidarono opinioni e giudizi. La voglia di condividere dispiaceri e inquietudini, opinioni e giudizi, speranze e delusioni traspare dalla lettera del 29 agosto 1823 che si apre con un riferimento allo screzio tra Melchiorri e Visconti ed un bel commento sull’importanza dell'amicizia.

Melchiorri era molto vicino a Leopardi in quegli anni e divise con lui l'amore per gli studi filologici. Nella lettera si trova riferimento, infatti, agli "stamponi" che attengono il lavoro di Leopardi "Annotazioni sopra la Cronica d'Eusebio" e si riporta la discussione tra i due cugini sulla collezione dei classici latini edita da Pomba, editore torinese, tra il 1818 e il 1835, dal titolo "Collectio Latinorum scriptorum cum notis".

"La Biblioteca Nazionale di Napoli -dichiara la direttrice Maria Iannotti - orgogliosa di essere custode dell’eredità del poeta più amato dagli italiani, è da tempo impegnata, sostenuta dalla Direzione Generale Biblioteche del Ministero della Cultura, diretta da Paola Passarelli, in un costante e paziente sforzo di ricognizione per integrare ulteriormente anche il nucleo delle lettere scritte, invece, dallo stesso Leopardi ed indirizzate a letterati, familiari ed amici, delle quali spesso si sono perse le tracce, compromesse dall’avvicendamento degli eredi".

"L'epistolario leopardiano si rivela di fondamentale importanza per una maggiore comprensione della personalità e del pensiero di Leopardi - continua Maria Iannotti - svelando aspetti artistici, poetici e personali legati a specifici luoghi e momenti storici. Le testimonianze autografe delle lettere permettono di accertare e confermare fatti, già noti in letteratura e citati nelle copie pubblicate. Si ringrazia la Direzione Generale Biblioteche del Ministero della Cultura , che con il suo intervento ha permesso dal 2018 ad oggi l’acquisizione di ben 6 lettere leopardiane di particolare interesse bibliografico e storico e questa non è da meno".

(di Paolo Martini)

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