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Expo: lo studio, difficoltà pagamento per 69mila imprese alimentari

22 aprile 2015 | 16.37
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Secondo Cribis D&b solo il 28,3% rispetta termini prestabiliti.

Expo: lo studio, difficoltà pagamento per 69mila imprese alimentari

In vista dell’Expo, sono ancora difficoltà per i pagamenti circa 69.000 imprese italiane (di cui il 12% si concentra in Sicilia, l’11,4% Campania, il 10,3% Lombardia, il resto sparso sul territorio) che operano nel settore dell’industria alimentare. A dirlo uno 'Studio Pagamenti', aggiornato a fine marzo 2015, realizzato da Cribis D&b, società del gruppo Crif specializzata nelle business information, che ha analizzato i comportamenti di pagamento delle imprese dell’industria alimentare italiana.

Nel primo trimestre del 2015, le imprese in questione sono, infatti, ancora in forti difficoltà nei pagamenti. Solo il 28,3% rispetta i termini prestabiliti, registrando un divario negativo di 8 punti percentuali rispetto al dato medio italiano, che del 36,3%.

Entrando nel dettaglio delle abitudini di pagamento del settore (composto per il 53,6% dalla produzione di pasta, pane e derivati, per il 18,1% da altri prodotti alimentari, per il 7,8% da produzione di latte e derivati, per il 6,9% dalla lavorazione della carne, per il 5,9% dalla produzione di olii vari, per il 5,7% dalla produzione di bevande e per il 2% dalla produzione di farine e derivati), la maggior parte delle imprese, il 56,3%, paga i suoi fornitori entro un mese di ritardo, mentre il 15,4% salda i debiti con gravi ritardi.

Se si paragonano, inoltre, "le performance attuali a quelle del 2010, si può notare un deciso peggioramento nei pagamenti attuali: dati che mettono in luce - si avverte - tutte le difficoltà che il comparto alimentare sta attraversando". "Nel corso degli ultimi 5 anni le imprese prese in esame hanno registrato un calo dei pagamenti alla scadenza del 34,8% - si sottolinea - e un aumento del 9,1% dei ritardi lievi, entro un mese di ritardo. Il dato preoccupante riguarda invece i ritardi gravi, cresciuti addirittura del 208%, dato comunque in linea con la crescita dei ritardi a livello nazionale".

“Le performance delle imprese -commenta Marco Preti, amministratore delegato Cribis D&b- parlano da sole: quello dell’industria alimentare è un settore in difficoltà, soprattutto perché molto frammentato e composto da molte piccole o piccolissime realtà”.

“Sicuramente, la spinta dell’Expo verso l’internazionalizzazione -spiega- potrà aiutare queste aziende ma, come a livello nazionale, anche nel settore alimentare si è assistito a un sostanziale polarizzazione delle aziende: quelle che hanno migliorato i loro processi interni, investito e sono ora in grado di sfruttare le opportunità; dall’altro, quelle che non sono riuscite a superare le difficoltà e ora sono in una situazione grave".

"Al centro di questo processo -sostiene- c’è sicuramente la propria gestione dei pagamenti e del credito commerciale. Da un lato, sicuramente, le aziende operano attualmente in uno scenario economico più complesso e rischioso rispetto al passato: aumenta costantemente il numero dei fallimenti, maggiore volatilità dell’affidabilità delle controparti, forte rischio di ritardi e anche dai clienti storici più fidelizzati e sulla carta sicuri".

Dall’altro, prosegue, "le imprese si sono adeguate a questo cambiamento attraverso una maggiore attenzione nella gestione del credito commerciale, un aspetto che non si può assolutamente sottovalutare". "Come Cribis D&b -osserva- siamo un osservatorio privilegiato e possiamo affermare che le aziende che hanno raggiunto i migliori risultati sono quelle che hanno gestito al meglio il problema dei ritardi e degli insoluti".

"Hanno adottato -ricorda Marco Preti- ad esempio un più attento monitoraggio della clientela e hanno differenziato le strategie in funzione della clientela. La chiave per uscire da questa situazione è di investire in procedure, strumenti e persone, che siano in grado di affrontare e gestire il recupero dei propri crediti, solo così sarà possibile affrontare la ripresa con maggiore fiducia".

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