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Lombardia: a Stresa convegno su nuove terapie contro epatite C

15 maggio 2014 | 17.31
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Varese, 15 mag. (Adnkronos Salute) - Ogni anno in Italia vengono effettuati circa 10.00 trapianti di fegato, la metà dei quali su pazienti affetti da virus dell'epatite C con cirrosi o tumore epatico. Uno dei limiti principali della riuscita del trapianto è che nel 100% dei casi si verifica una recidiva dell'epatite C, che nel 30% di casi porta in 5 anni nuovamente allo sviluppo della cirrosi. Analizzare le strategie di utilizzo e la sostenibilità economica a seguito dell'introduzione in Italia dei nuovi farmaci per i soggetti trapiantati è il focus principale del congresso che riunirà esperti provenienti da 23 centri italiani di trapianto fegato il 19 e 20 maggio a Stresa, per l'International Congress on Viral Hepatitis and Organ Transplantation.

La seconda edizione del congresso - sotto l'egida del Centro nazionale trapianti, dell'Istituto superiore di sanità, dell'università dell'Insubria e dell'ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese, e delle principali società scientifiche nazionali nel settore dell'epatologia e dei trapianti d'organo - mira a fornire un'esperienza unica di confronto e aggiornamento a tutti gli attori coinvolti nella gestione dei pazienti candidati o sottoposti a trapianto di organo solido e affetti dai virus dell'epatite B o C o da Hiv, e in particolare a comprendere se ai trapiantati di fegato potrà essere garantita la cura con i nuovi farmaci. Le nuove terapie garantiscono la guarigione dall'epatite C nei soggetti non trapiantati nel 95% e oltre dei casi. "Questi nuovi farmaci segnano una svolta epocale nella terapia dell'epatite C - afferma Paolo Grossi, professore di Malattie infettive all'università degli Studi dell'Insubria - Il problema sarà la sostenibilità economica: la cura è estremamente costosa, quasi 100 mila euro solo per uno dei farmaci".

I nuovi farmaci sono stati approvati dalla Agenzia europea del farmaco (Ema), adesso gli Stati dell'Unione devono procedere all'approvazione. "Nelle more dello svolgimento di questi passaggi burocratici (in Italia si attende l'autorizzazione dell'Aifa) in attesa della commercializzazione, abbiamo richiesto alle ditte farmaceutiche produttrici - sottolinea Grossi - di distribuire gratuitamente i farmaci in casi selezionati di imminente esito infausto: ossia per quei soggetti che senza l'assunzione del farmaco sarebbero già morti". A Varese il farmaco viene somministrato a un paziente trapiantato di fegato e "la risposta è straordinaria - continua Grossi - Le cure che venivano somministrate in precedenza, a base di interferone, avevano effetti collaterali pesanti e non assicuravano la guarigione dalla epatite C: con le vecchie terapie la guarigione nei pazienti trapiantati si aveva in non oltre il 30% dei casi, con le nuove ci si attende una percentuale di successo superiore al 90%".

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