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Mostre: a Londra retrospettiva di Fausto Pirandello

30 giugno 2015 | 21.18
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Particolare di 'Gymnasium', Fausto Pirandello (1934), collezione privata
Particolare di 'Gymnasium', Fausto Pirandello (1934), collezione privata

Dall’8 luglio al 6 settembre Londra ospita una retrospettiva dedicata a Fausto Pirandello, uno dei pittori più significativi e influenti dell’arte italiana dagli anni Trenta ai Cinquanta nei saloni dell' Estorick Collection of modern italian art. La mostra, a cura di Fabio Benzi e organizzata dalla Estorick Collection in collaborazione con la Fondazione Fausto Pirandello, presenterà al pubblico inglese la figura del grande artista indicando un sintetico percorso della sua pittura attraverso circa cinquanta opere scelte tra i capolavori dell’artista.

Si tratta della prima mostra monografica dedicata in Inghilterra a Fausto Pirandello, figlio del noto drammaturgo, personaggio centrale ed influente dell’arte italiana di metà Novecento. Tra i motivi di interesse della mostra la singolare assonanza che negli anni '30 e '40 lo avvicina tematicamente e figurativamente, persino stilisticamente, a uno dei maggiori pittori inglesi del Novecento, Lucien Freud.

Questa assonanza, indiscutibilmente fortissima, mostra due aspetti indubbiamente affini della creatività novecentesca che emergono in Europa, indipendentemente e certamente senza contatti diretti e in momenti differenti, da una sensibilità tuttavia comune, volta allo scavo della personalità, nella ricerca di una realtà cruda e carnale, dagli esiti impietosi. Ultimo aspetto, legato alla sede 'Estorick', è che lo stesso collezionista raccolse ed espose opere di Pirandello nelle mostre storiche della sua collezione, realizzate negli anni '50, di cui una sarà presente nella retrospettiva.

Cultura mitteleuropea, i rapporti con gli 'italiens de Paris', gli amici Cavalli e Capogrossi

Fausto Pirandello nasce a Roma nel 1899, e inizia a dedicarsi alla pittura subito dopo la fine della prima guerra mondiale. La sua cultura mitteleuropea, educata in seno alle Secessioni romane, si incrocia presto con la pittura del suo primo maestro Felice Carena. Tuttavia un’inquietudine volta a dettagli conturbanti, a composizioni diagonali, a una realtà senza concessioni, lo differenzia dal clima classicista del ritorno all’ordine romano e in particolare dal classicismo del maestro.

Durante l’apprendistato presso Carena conoscerà Giuseppe Capogrossi ed Emanuele Cavalli, che con lui e Corrado Cagli diverranno, nei primi anni Trenta, i maggiori protagonisti della giovane 'Scuola Romana', movimento tra i maggiori degli anni '30 italiani, che rigettando il classicismo 'novecentista' degli anni '20 si allargò a definire tutta la pittura romana del decennio. Dal 1928 al 1930 Pirandello si stabilì a Parigi, dove la sua pittura maturò definitivamente, a contatto con gli 'Italiens de Paris', sviluppando un carattere surreale pur nella costante definizione di una realtà scabra e di una tecnica molto attenta alle stesure spatolate del cubismo.

Al ritorno a Roma, all'inizio del 1931, comincia un percorso decisamente autonomo, anche se legato alla pittura 'tonale' degli amici Cavalli e Capogrossi, e lo scavo della realtà diviene il carattere dominante della sua espressione lucida e contorta al tempo stesso. Le figure umane, suo tema prediletto, vengono definite attraverso una carnalità concentrata sul corpo anziché sulla psicologia, in composizioni di ambiguità spiazzante e dai significati quasi indecifrabili, dove prevale una ritualità astratta, una monumentalità senza retorica e di drammaticità esistenziale, privata di qualsiasi accento narrativo.

da Afro a Leoncillo, a Morlotti, il 'dialogo' con l'arte del suo tempo

La sua visione concitata, le sue composizioni affollate o altrimenti le sue figure isolate in una carnalità impietosa, furono di esempio fulminante per Renato Guttuso (che su di lui scrisse pagine di bellissima esegesi negli anni '30) e per tutta la pittura italiana degli anni della seconda guerra mondiale (in particolare di 'Corrente') che ricercava un’espressione consona alla drammaticità del periodo. Un espressionismo drammatico e inclemente, che divenne anche bandiera di un antifascismo antiretorico ed esistenziale.

Negli anni del dopoguerra Fausto Pirandello continua nel suo percorso autonomo, mostrandosi distaccato dai principali gruppi di tendenza che si formano in Italia, soprattutto sotto l’egida di Lionello Venturi (Fronte Nuovo delle Arti), con cui tuttavia è in contatto (a lui il critico d’arte già esule antifascista dedica un lungo articolo nel 1954). In consonanza però con gli artisti del 'Fronte Nuovo' egli sperimenta l’inserzione, sulla sua pittura espressionista e materica, di scomposizioni di origine cubista, già ben conosciute durante il suo soggiorno parigino.

Tra la fine degli anni '40 e i primi '50 Fausto Pirandello sviluppa il suo nuovo stile, fatto di piani spezzati e concitati, di geometrie ellittiche ed espressioniste, definendo la sua nuova visione di realtà, in dialogo con molta arte del suo tempo. Da Afro a Leoncillo, da De Kooning all’informel francese, da Birolli a Morlotti.

Presente con i suoi lavori in Italia (Biennali veneziane e Quadriennali romane) e all'estero

Dagli anni '20 alla morte, Pirandello fu presente in tutte le più importanti esposizioni italiane (Biennali veneziane, Quadriennali romane, per esempio) e in moltissime straniere, e fu costantemente attivo nel dibattito culturale italiano con posizioni di grande modernità e internazionalismo.

Saranno presenti, inoltre, in mostra opere di grande importanza storica, come 'Composizione' (1928), 'Donne con salamandra' (1928-30), 'Interno di mattina' (1931), 'La pioggia d’oro' (1933), 'Palestra' (1934), 'La scala' (1934), 'Donne che si pettinano' (1937), 'Bagnanti' (1938), 'Le indossatrici' (1945), 'Befana a piazza Navona' (1951), 'Attraverso gli occhiali' (1953-54), 'Bagnanti sulla spiaggia' (1961).

Per l’occasione sarà pubblicato un catalogo con saggi del curatore Fabio Benzi, di Francesco Leone e di Flavia Matitti.

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