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Mostre: l’Oriente di Matisse alle Scuderie del Quirinale

04 marzo 2015 | 18.31
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Fino al 21 giugno 'Matisse Arabesque' oltre cento opere del pittore con alcuni capolavori per la prima volta in Italia provenienti dai maggiori musei del mondo. A inaugurare l'esposizione il presidente della Repubblica Mattarella

'Edera in fiore' di Henri Matisse
'Edera in fiore' di Henri Matisse

Una mostra che vuole restituire un’idea delle suggestioni che l’Oriente ebbe nella pittura di Matisse: un Oriente che, con i suoi artifici, i suoi arabeschi e i suoi colori offre un nuovo respiro alle sue composizioni, liberandolo dalle costrizioni formali, dalla necessità della prospettiva e della "somiglianza" per aprire a uno spazio fatto di colori vibranti, a una nuova idea di arte decorativa fondata sull’idea di superficie pura. ‘Matisse Arabesque’ è la mostra proposta dalle Scuderie del Quirinale dal 5 marzo fino al 21 giugno e curata da Ester Coen.

"Volevo mostrare come un pittore come Matisse abbia intensificato l'idea stessa della superficie della tela. La tela è una superficie e come tale rimane un elemento della rappresentazione e quindi non è una rappresentazione illusiva come poteva esserlo fino a pochi anni prima dell'emergere delle Avanguardie o addirittura fino a prima dell'Impressionismo - dice la Coen all'Adnkronos - La pittura è pittura in quanto non rappresentazione ma casomai rappresentazione di un'emozione e non di una realtà esteriore".

"Quindi quello che mi interessava era proprio far vedere come queste superfici, che tra l'altro ricevono, colgono l'ispirazione di culture così diverse non solo orientali come i colori del Mediterraneo, delle ceramiche ottomane, delle produzioni e delle maschere africane. E come tutti questi elementi, questi segni vengono trasformati per entrare in un diverso contesto e in una diversa forma come nella pittura di Matisse", sottolinea la curatrice.

"Ciò che contraddistingue questa mostra - continua Ester Coen - è l'aver messo in rapporto i mondi delle suggestioni dalle quali Matisse ha tratto ispirazione. E quindi cercare di ritrovare, attraverso dei manufatti, delle stampe, dei tessuti, quelle che sono state le fonti di ispirazione, i suoi motivi di suggestione".

Sono oltre cento le opere di Henri Matisse ospitati alle Scuderie del Quirinale, con alcuni capolavori assoluti provenienti dai maggiori musei del mondo come Tate, MET, MoMa, Puškin, Ermitage, Pompidou, Orangerie, Philadelphia, Washington solo per citarne alcuni. "Ci sono pochissime opere da collezioni private -sottolinea la curatrice - i prestatori sono soprattutto i grandi musei internazionali, le grandi istituzioni. E la gran parte di queste opere non sono mai state viste in Italia, certamente non di recente".

Matisse non era destinato alla pittura (“Sono figlio di un commerciante di sementi, al quale avrei dovuto succedere nella gestione del negozio”), cerca di intraprendere la carriera di avvocato prima di diventare un artista. Sarà la sua salute a cambiare il corso della storia. Lavorava come assistente in uno studio legale di Saint-Quentin, quando nel 1890 una grave appendicite lo costringe a letto per quasi un anno. Comincia a dedicarsi alla pittura e dal 1893 frequenta l’atelier del pittore simbolista Gustave Moreau insieme con l’amico Albert Marquet. Si iscrive ufficialmente all'École des Beaux Arts nel 1895, dove insegnano molti Orientalisti. In quegli anni vedrà molto Oriente: visita la vasta collezione islamica del Louvre in esposizione permanente e le diverse mostre che, nel 1893-1894 e soprattutto nel 1903, vennero dedicate all’arte islamica al Musée des Arts Decoratifs di Parigi. E poi, all’Esposizione mondiale del 1900, scopre i Paesi musulmani nei padiglioni dedicati a Turchia, Persia, Marocco, Tunisia, Algeria ed Egitto.

Matisse frequenta anche le gallerie dell’avanguardia, come quella di Ambroise Vollard, dal quale acquista nel 1899 un disegno di Van Gogh, un busto in gesso di Rodin, un quadro di Gauguin e uno di Cézanne, che influenzerà moltissimo l’opera di Matisse. Viaggia in Algeria (1906), ne riporta ceramiche e tappeti da preghiera che nel disegno e nei colori riempiranno le sue tele da li in poi, in Italia (1907) visita Firenze, Arezzo, Siena e Padova (“Quando vedo gli affreschi di Giotto non mi preoccupo di sapere quale scena di Cristo ho sotto gli occhi ma percepisco il sentimento contenuto nelle linee, nella composizione, nei colori”).

La visita alla grande 'Esposizione di arte maomettana' a Monaco di Baviera nel 1910 – la prima mostra di arte mussulmana che influenzerà una generazione di artisti, da Kandinsky a Le Corbusier – sarà il vero spunto per un tipo di decorazione di impianto compositivo assai lontano dalle sue tradizioni occidentali. E' a Mosca nell'autunno 1911 per curare l’installazione in casa Schukin di La danza e La musica. Nel 1912 torna in Africa, stavolta la meta è il Marocco, Tangeri la bianca. Ecco che il tailleur de lumiere, come lo battezza non a caso il genero Georges Duthuit, è sorpreso da una luce dolce e da una natura lussureggiante che andranno ad accentuare la sua cadenza armonica, musicale: “Un tono non è che un colore, due toni sono un accordo”.

E' dai motivi intrecciati delle civiltà antiche che Matisse coglie i principi di rappresentazione di uno spazio diverso che gli consente di “uscire dalla pittura intimistica” di tradizione ottocentesca. Il Marocco, l’Oriente, l’Africa e la Russia, nella loro essenza più spirituale e più lontana dalla dimensione semplicemente decorativa, indicheranno a Matisse nuovi schemi compositivi. Arabeschi, disegni geometrici e orditi, presenti nel mondo Ottomano, nell’arte bizantina, nel mondo ortodosso e nei Primitivi studiati al Louvre; tutti elementi interpretati da Matisse con straordinaria modernità in un linguaggio che, incurante dell’esattezza delle forme naturali, sfiora il sublime.

Laboratori per famiglie con il Gioco del Lotto alla mostra 'Matisse Arabesque'

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