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Iraq: l'orrore delle yazide sotto l'Is, il mercato delle schiave del sesso

29 aprile 2015 | 09.57
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Rapite, vendute e stuprate. Centinaia di ragazze yazide vittime dell'Is. Alcune di loro sono riuscite a scappare o sono state rilasciate dietro al pagamento di un riscatto.

 - AFP
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Rapite, vendute come schiave del sesso e stuprate per mesi dai jihadisti dello Stato Islamico (Is). E' l'orrore di centinaia di ragazze yazide costrette a subire violenze e abusi da parte dei miliziani di Abu Bakr al-Baghdadi, che hanno conquistato le terre dove vivevano nel nord dell'Iraq. Alcune di loro, fuggite in Kurdistan o rilasciate dopo il pagamento di un riscatto da parte dei parenti, raccontano tra le lacrime di brutalità, stupri e torture. A incontrarle, nei campi profughi di Baadre, Shariya e Kepertu nella città di Duhok nell'Iraq settentrionale, è stato il quotidiano turco Hurriyet.

Una liceale di 19 anni, Dalia, racconta di essere stata rapita dall'Is nel villaggio di Herdan sulle montagne di Sinjar nell'Iraq del nord. Riuscita a scappare il 4 aprile, racconta tra le lacrime di brutalità contro l'umanità. Dice di essere stata abusata, stuprata e torturata durante i nove mesi in ostaggio, durante i quali è stata venduta e acquistata sette volte da vari miliziani. ''Il 3 agosto 2014 ci siamo svegliati vedendo i militanti dell'Is che razziavano il nostro villaggio. Abbiamo tentato la fuga, ma ci hanno presi'', racconta. ''Ci hanno portato nella piazza del villaggio. 'Convertiti all'Islam o morirete', ci hanno detto. Noi ci siamo convertite per paura. Ma comunque hanno portato via gli uomini del villaggio e di loro non abbiamo saputo più nulla'', racconta.

''Hanno diviso le giovani dalle anziane. Hanno portato le giovani e i bambini a Tel Afar. E poi hanno portato via i bambini di età superiore ai cinque anni, compreso mio fratello - prosegue Dalia - Ci hanno tenute prigioniere in una scuola a Tel Afar. Era come un mercato degli schiavi. Gli emiri dell'Is, tra cui turchi, tedeschi e ceceni, venivano tutti i giorni da noi e ne prendevano uno. C'erano ragazze di 12-13 anni''.

''Un militante turkmeno dell'Is di Tel Afar mi ha portato a casa sua, dove vivevano anche la moglie e tre figli. Sono stata con lui cinque mesi. Un giorno un emiro dell'Is di nome Abu Mustafa mi ha prelevato e mi ha dato in regalo a un altro emiro, Aymen, ceceno - prosegue Dalia - Prima di violentarmi, ha messo la mia testa in un secchio di benzina 'per pulirmi'. Quindi mi ha tenuto in prigione nella sua casa e mi ha stuprato per tre giorni''. In tutto, la ragazza è stata venduta sette volte, ''rischiando di essere uccisa quando ho resistito'' a una violenza. L'ultima persona alla quale Dalia è stata venduta, un cittadino arabo di Kirkuk, le ha svelato che il suo intento non era quello di farle violenza, ma di liberarla in Kurdistan. E così ha fatto, consegnata alla polizia curda.

Violentate per ordine di al-Baghdadi

Simili le violenze subite e raccontate da Leyla, 20 anni, rapita dall'Is il 15 agosto e trasportata con altre a Mosul prima e a Raqqa poi, la 'capitale' dello Stato Islamico (Is) in Siria. Qui era stata acquistata da un militante egiziano, che l'ha ''imprigionata e violentata per otto mesi'' dicendole che era ''un ordine del Califfo'' Abu Bakr al-Baghdadi. Pensando ''più volte al suicidio'', la donna è riuscita a fuggire ''contattando con il telefono di casa mio zio, che ha un amico a Raqqa. Lui mi ha aiutato a fuggire''.

Selma, 26 anni, porta invece con sé una bambina di 6 mesi, nata quando era sotto sequestro dell'Is, oltre che un bambino di quattro. ''Quando hanno fatto irruzione nel villaggio di Sinjar, mi hanno portato a Tal Afar con altre donne yazide. Mi hanno tenuta in prigione per un mese poi ci hanno trasportate a Raqqa in Siria. Eravamo 500 donne - racconta - I militanti venivano e ci compravano. Uno di loro mi ha comprato e portato a casa sua, dove ho partorito mia figlia. Poi lui ci ha venduto a un militante dell'Is per 2.600 dollari e poi ci ha venduto a un altro uomo di Aleppo per quattromila dollari. Nella sua casa ho trovato un cellulare e ho chiamato segretamente mio marito, che ha pagato 20mila dollari di riscatto''.

Una ragazza di 15 anni dice di essere stata trattata come una proprietà

Bahar, 15 anni, è stata tenuta schiava con le sue cugine Hadiya, 24 anni, e Nawin, 19, nella casa di un militante saudita dell'Is sposato. "Lui ci avrebbe picchiato ogni giorno e violentato di notte. Sua moglie ci ha detto che avrebbe voluto aiutarci, ma non poteva fare niente'', ha detto. Bahar racconta di essersi convertita all'Islam per paura di morire, ma nulla è cambiato.

''Ci trattava come loro proprietà'', racconta. Quando l'uomo è partito per Kobane per combattere il jihad, le ha vendute a un altro militante dell'Is. Qui c'era un'altra ragazza yazida, che è riuscita a mettersi in contatto con lo zio che ha pagato un riscatto per loro.

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