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Lotta al riciclaggio, Vaticano: "Sequestro beni per oltre 11 milioni"

18 febbraio 2017 | 14.46
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L'Ufficio del Promotore di giustizia del Vaticano ha condotto una "significativa attività nel sequestro di ingenti somme". Lo ha rilevato il Promotore di giustizia, Gian Piero Milano, aprendo l'Anno giudiziario al Tribunale vaticano.

In particolare, "dal 2013 al 2016 l’ufficio - ha ragguagliato Milano - ha emesso 10 provvedimenti di sequestro di beni per un ammontare complessivo di 11.297.510,03 euro; 1.012.156,77 dollari; 320.034,77 sterline. Di questi, i sequestri disposti nel solo 2016 ammontano a 1.132.300 euro e a 960.938 dollari".

Al di là dei risultati, il Promotore di Giustizia ha evidenziato che "per quanto riguarda il riciclaggio, si tratta di reato che postula la previa individuazione sia della tipologia del reato 'presupposto' - nelle figure in cui prende solitamente corpo: evasione fiscale, truffa, bancarotta fraudolenta, corruzione - sia del locus commissi delicti, che per lo più è un Paese estero, soprattutto l’Italia, sia della nazionalità dei soggetti agenti, quasi sempre cittadini non vaticani".

Il che, ha osservato Milano, "impone necessariamente il ricorso alle procedure di cooperazione internazionale; procedure complesse, che non necessariamente pervengono, per ragioni di fatto e di diritto, all’auspicata fase esecutiva. Il che può costituire un primo elemento ostativo nell’attività di contrasto".

"Sul piano delle procedure interne occorre poi rilevare - ha proseguito Milano - che nonostante i virtuosi raccordi tra l’autorità di intelligence e l’autorità giudiziaria, e la preziosa opera di collaborazione che, sino ad oggi, si è tra loro sviluppata nel contrasto al riciclaggio, purtroppo nella fase operativa vengono a collidere, con effetti neutralizzanti, le logiche del sistema preventivo - nell’ambito del quale opera l’autorità amministrativa - e quelle tipiche della funzione giudiziaria".

Il Promotore di giustizia vaticano ha poi ricordato "le azioni di contrasto ai crimini informatici (es. oscuramento di siti web contenenti aspetti diffamatori per lo Stato e/o per la Santa Sede; chiusura di account di posta elettronica utilizzati in tentativi di truffa) e al furto o manomissione di dati riservati (cd. hackeraggio).

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