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Cori razzisti a Lukaku, tanti i precedenti

02 settembre 2019 | 08.45
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Da Omolade a Koulibaly, la serie A e quegli insulti della vergogna

(AFP)
(AFP)

Lukaku va sul dischetto e dagli spalti piovono ‘Buuuu’. La sfida Cagliari-Inter, vinta 2-1 dai nerazzurri, va in archivio con l’amarezza per gli ululati che hanno accompagnato l’attaccante belga dell’Inter. L’episodio non è sfuggito ai tifosi che erano allo stadio, come dimostrano anche video amatoriali pubblicati sui social, e a chi ha assistito al match davanti alla tv.

L'episodio di Cagliari, seppur da parte di una frangia minoritaria dei tifosi rossoblu, è solo l'ultimo di un malcostume che ha colpito spesso negli ultimi anni la Serie A . Proprio in Sardegna era già successo due anni fa a Matuidi, e poi a Kean, entrambi giocatori della Juventus e questa volta a Lukaku. Ma l'elenco è lungo e tocca tutti i punti dello stivale.

Nella stagione 2000-2001 Akeem Omolade, attaccante del Treviso, entra in campo dalla panchina, in casa, contro il Pescara. La curva del Treviso lo ricopre di fischi. Un episodio che colpisce i compagni di squadra, che nella seguente gara interna, contro il Genoa, scendono in campo col volto dipinto di nero: i titolari, i giocatori della panchina e l’allenatore.

Nel novembre 2005 arriva il caso del difensore del Messina Andrè Kpolo Zoro, impegnato a San Siro per Inter-Messina, al 21' del secondo tempo, all'ennesimo insulto a sfondo razzista ricevuto dagli spalti, prende in mano il pallone e minaccia di lasciare il campo. Poi compagni e avversari, Adriano in testa, lo convincono a concludere la gara.

Cosa che invece fece Kevin Prince Boateng durante un'amichevole. Durante l'amichevole contro la Pro Sesto nello stadio di Busto Arsizio, stanco dei continui cori razzisti rivolti ai calciatori neri del Milan e provenienti dal settore dei tifosi della squadra avversaria, il milanista prima scagliò il pallone contro la rete di recinzione, poi lasciò il campo rifiutandosi di continuare a giocare, seguito dal resto della squadra.

Perse la pazienza anche Samuel Eto'o, a Cagliari. Il 17 ottobre 2010, al terzo minuto della sfida tra i rossoblù e i nerazzurri, quando una parte dei tifosi cagliaritani cominciò a bersagliare il calciatore con "buu" razzisti. L'arbitro Tagliavento fermò il gioco e invitò gli speaker del Sant'Elia a diffondere un messaggio con il quale si ricordava al pubblico che in caso di nuovi episodi la partita sarebbe stata sospesa. Al 39', Eto'o segnò e mimò le movenze di una scimmia, in polemica con chi lo aveva preso di mira.

Tra i più recenti quello dell'aprile 2017, quando l'allora centrocampista del Pescara Muntari lasciò il campo per gli insulti ricevuti, e quello legato a Kalidou Koulibaly a San Siro, durante il posticipo del boxing day, la giornata di Serie A di Santo Stefano, tra Inter-Napoli. I “buu”, gli ululati della Curva Nord nerazzurra hanno colpito Kalidou Koulibaly, il centrale della squadra di Carlo Ancelotti.

“Questa gente non deve più entrare allo stadio”, è uno dei commenti più diffusi su Twitter. “In che paese è venuto a giocare Lukaku?”, si chiede qualcun altro. L’episodio ricorda per certi versi quello accaduto nella scorsa stagione durante Cagliari-Juventus. In quel caso, non passarono inosservate le attenzioni rivolte da alcuni spettatori a Moise Kean, attaccante della Vecchia Signora.

La vicenda è in homepage del sito della Bbc. Lukaku è stato per anni protagonista della Premier League: è arrivato all'Inter dal Manchester United.

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